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San Giuseppe della Chiusa

Per raggiungere San Giuseppe della Chiusa, o Ricmanje, ci sono tre strade: dalla deviazione della provinciale di Basovizza in discesa verso i paesi di San Lorenzo e Sant’Antonio in Bosco; dalla strada della Rosandra verso Domio e Log; girando a destra dopo la biforcazione della chiusa di Cattinara con la salita verso Basovizza.
Quest’ultima strada fu aperta all’inizio dell’Ottocento e per segnare il limite del Comune di Trieste con le borgate periferiche fu eretta una colonna con un capitello votivo raffigurante la fuga in Egitto di Giuseppe e Maria. Dopo il 2005 la stele è stata affidata all’Orto Lapidario di San Giusto.

San Giuseppe fu un importante feudo vescovile sia per il numero che per l’agiatezza degli abitanti e visse varie vicende storiche legate alle contese per i transiti dal soprastante pasum Longere lungo l’antica strada dei Carsi.

Un tempo aveva una piccola chiesa, dedicata a S. Giorgio Martire, conosciuta almeno dal 1645, data della sua consacrazione. Ma nel 1749 davanti l’altare del Santo si verificò un fatto prodigioso che provocò grande scalpore.
Sbirciando dalla finestra della chiesa un abitante del posto sostenne di aver veduto ardere la lampada votiva, solitamente spenta in quanto sempre priva di olio. Sparsa la voce iniziarono ad accorrere valligiani, pellegrini finché i cancellieri vescovili decisero di controllare sigillando porte e finestre. Ma la lampada continuò ad ardere. (nota 1)
Riportata la notizia alla Santa Sede, il papa Innocenzo XII si affrettò ad attestare il prodigioso evento vergando il “libro d’onore” con l’istituzione ufficiale della congregazione il cui primo iscritto fu il primogenito di Maria Teresa d’Austria, il futuro Giuseppe II.
La stessa Imperatrice donò alla Chiesa, rinominata nel 1750 Santuario di San Giuseppe, una serie di magnifici paramenti oggi conservati nel vicino Museo Etnografico.
In conseguenza del grande flusso di pellegrini la chiesa fu ingrandita e ricostruita nelle forme attuali con l’aggiunta del doppio campanile. Consacrata nel 1771 dal vescovo Antonio Herberstein, eretta a cappellania nel 1778 divenne parrocchia nel 1905.

L’interno della chiesa settecentesca ha uno stile di tardo barocco settecentesco, piuttosto raro da queste parti e non privo di una certa suggestione. L’altare ha mantenuto le sculture originali, opera di artigiani locali e il grande affresco del soffitto risalente al 1770 e sorprendente dipinto dal napoletano certo Pasquale Perriello raffigurante la morte e l’ascesa al cielo del santo patrono. (2)

Molto bello l’organo a 200 canne risalente al 1750 e una particolarissima croce all’ingresso che ricorda un “ora et labora“.Sulla parete sinistra della navata svetta un sorprendente altare in puro stile Impero: in candido marmo di Carrara con decorazioni dorate, due statue neoclassiche ai lati, una teca in vetro con il Cristo morto e un Cristo risorto sopra.

Negli anni Novanta questo singolare altare è stato restaurato da Boris Zulian, un conosciuto artista di Ricmanije, recentemente scomparso.

Nei primi anni del Novecento la chiesa di San Giuseppe ebbe uno scisma voluto da una parte della comunità slovena e che con alterne vicende tra Vaticano e Impero Austro-ungarico durò dieci anni per poi risolversi grazie a un combattivo vescovo viennese.
Con il recente arrivo di un nuovo parroco, attualmente la Chiesa è aperta per le funzioni giornaliere.

Nel piccolo Museo Etnografico di fronte alla chiesa, si trovano diversi utensili della vita contadina come una vecchia culla in legno per la lievitazione del pane, torchi per il vino e la ricostruzione di una cucina tradizionale. Per la visita è però necessario rivolgersi al Parroco.

Note:
(1) Non è dato sapere se il fenomeno si sia poi ripetuto

(2) Il recente restauro dell’affresco è stato effettuato dalla professoressa Anna Maria Scatola

Fonti:
Carlo Chersi, Itinerari del Carso Triestino, Stab. Tipografico Naz.le, Trieste, 1963;
Borghi e Paesi del FVG, Carsa Edizioni, Pescara, 2009