I Fatti (prima parte)
Esaminiamo dunque quando accadde dopo la partenza di Carlotta da Veracruz il 13 luglio 1866 perché proprio da allora giunsero le notizie sulle sue stranezze comportamentali.
Riportiamo qui di seguito il resoconto del viaggio dell’Imperatrice riportato in sintesi dal console Garcìa Miranda nella relazione n.49 al Ministro degli Esteri a Madrid datata 13 ottobre 1866:
“Eccellentissimo mio Signore
Nella mia comunicazione del 10 corrente portavo a conoscenza di Vostra Eccellenza, dopo averlo fatto per telegrafo, l’arrivo in questa città e alla sua residenza di Miramare di S.M. l’Imperatrice Carlotta del Messico. Nella mia citata comunicazione menzionavo le voci che circolavano sullo stato di salute dell’Augusta donna, senza darle per sicure poiché speravo, ritenendole esagerate, che non si confermassero. Disgraziatamente sino al suo arrivo qui e secondo il parere dei medici, non resta il minimo dubbio sul triste stato dell’alienazione mentale. Sembra che durante il suo viaggio a Roma principiò a dare a Bolzano alcuni indizi di qualche grave preoccupazione che obbligarono il medico che l’accompagnava a consigliarle di differire per qualche tempo il suo viaggio a Roma; questo consiglio non ottenne però l’accoglienza che si sperava.
Non intratterrò l’attenzione di Vostra Eccellenza con quanto successo a Roma dato che suppongo che l’Ambasciata di Sua Maestà avrà già dato parte di ogni cosa.
Dal suo arrivo in questa città non si ha avuto nessun miglioramento nello stato dell’inferma; Sua Maestà si è posta nell’idea fissa che si vuole avvelenarla. Oltre al medico di camera (medico personale di corte) si trova qui il dottor Rield venuto espressamente da Vienna.
Ieri ordinò Sua Maestà di chiamare il dott. Goracuchi, (1) persona verso la quale Sua Maestà aveva dimostrato, prima del suo viaggio al Messico, la maggior fiducia.
Si dice che l’idea d’avvelenamento che tanto la preoccupa è così radicata che a Roma Sua Maestà congedò tutto il seguito che l’aveva accompagnata dal Messico e ieri fece altrettanto con le altre persone della sua Corte, compreso il Gran Ciambellano.
Non posso fare a meno di esporre a Vostra Eccellenza che in questa città in cui si conoscevano le altre virtù che adornavano l’illustre principessa, è stata unanime la manifestazione di dolore per una simile sventura e che ha destato oltremisura l’attenzione pubblica l’assenza di qualsiasi membro della famiglia Imperiale d’Austria e specialmente quella dell’Imperatore, la cui presenza in questi momenti si crede solleverebbe in buona parte lo stato dell’illustre inferma, tenendo conto della freddezza che per molto tempo perdura da parte della famiglia del suo Augusto consorte, come pure avendosi notato come durante il suo soggiorno qui, prima del suo viaggio a Roma, nessuna persona della famiglia d’Austria s’era degnata di visitarla a Miramar.”
Dunque avvenne a Roma l’esordio della malattia di Carlotta, che, convinta di essere stata avvelenata, congedò tutto il suo seguito. Anche se nei fatti ciò non avvenne, tutta la sua Corte si tenne alquanto distante da lei e una parte di essa dopo il ritorno a Miramare anziché al castello alloggiò all’Hotel de la Ville. L’unica persona che non fu sospettata fu la camerista Doblinger che in effetti rimase affettuosamente accanto all’Imperatrice fintanto che, affranta dalla fatica e dalle stressanti emozioni, si ammalò e morì in breve tempo.
Si riporta qui parte della lettera dell’8 novembre 1866 in cui il console Garcìa Miranda racconta i fatti che accaddero durante il soggiorno di Carlotta in Vaticano:
“[…] Conosciuta la critica situazione dell’Impero Messicano, soprattutto dopo che l’Imperatore Napoleone aveva partecipato la sua determinazione a ritirare le sue truppe che costituivano a quanto sembra la base fondamentale dell’Impero, S. M. Carlotta risolvette di venire in Europa allo scopo di sollecitare il suo aiuto e la sua cooperazione. Il viaggio fu sino a un certo punto improvvisato e la prova evidente è che alla vigilia della partenza dal Messico ancora non si aveva deciso quali persone dovevano accompagnare Sua maestà.”
E non solo questa asserzione risulta estremamente sconcertante ma nei successivi passaggi Garcìa Miranda riferisce che alcune persone dell’entourage di Massimiliano ritenevano che il ritiro delle truppe francesi avesse addirittura favorito la costituzione dell’Impero Messicano, opinione in parte condivisa dal console spagnolo che riteneva avessero perpetuato ignobili abusi e vessazioni ma che comunque sconcerta per la mancanza di considerazione sullo stato di isolamento di Massimiliano stesso.
Risolta poi la questione del seguito” continua Garcìa Miranda “Sua Maestà si mise dunque in viaggio per la Francia. Non sembra fondato ciò che scrivono sia le gazzette spagnole che straniere e che cioè che durante la traversata Sua Maestà avesse già dato segni di alienazione mentale. Dimostrava di essere molto preoccupata, però ciò derivava dall’importanza della missione che l’obbligava a intraprendere un così lungo e penoso viaggio”.
Le notizie riportate sulle pubbliche stampe ci sembrano di inaudita gravità e autorizzano ad avanzare sospetti e ad approfondire gli sviluppi degli avvenimenti.
Per Carlotta fu certo estremamente penoso il lungo viaggio oceanico durante il quale rimase chiusa nella sua cabina in preda al caldo opprimente e a un’ insistente emicrania. Né ottenne il minimo aiuto dopo il deludente colloquio con Napoleone III che si dichiarò del tutto impossibilitato a continuare a difendere Massimiliano per la minaccia degli Stati Uniti di scatenare una guerra se non avesse ritirato il suo corpo di spedizione come imponeva l’intero Parlamento.
Delusa e stanchissima il 28 agosto Carlotta decise quindi di rientrare al castello di Miramare dove si fermò fino al 18 settembre, giorno della partenza per Roma.
Ma riportiamo ancora quanto scrive Garcìa Miranda nella sua relazione al Ministero degli Esteri di Madrid:
“Giunta a Parigi, Sua Maestà si abboccò con l’Imperatore dei Francesi e Vostra Eccellenza conoscerà perfettamente il risultato. Vista poi la sfavorevole accoglienza che da parte dell’Imperatore ottenevano le sue sollecitazioni, Sua Maestà anelava di partire quanto prima dalla Francia. E’ vero che la posizione non poteva essere più critica e soprattutto considerando la parentela dell’Imperatrice Carlotta con la famiglia d’Orléans.” (2)
Viene quindi confermato – mancando qualsiasi notizia diversa – che né nei colloqui con Napoleone III come nel viaggio di ritorno e durante la breve permanenza a Miramare Carlotta non avesse manifestato il minimo segno di squilibrio.
“Di quanto successo a Roma mi permetto di richiamare solo l’attenzione di Vostra Eccellenza sul fatto seguente:
La presentazione di Sua Maestà al Santo Padre ebbe luogo il 27 settembre e Sua Santità restituì la visita il giorno 29. Il giorno 30 S.M. invitò varie persone alla sua tavola e sino al I° ottobre non diede nessun segno che rivelasse al suo seguito il triste stato in cui si asseriva che già si trovasse l’Augusta Principessa.
Arrivato a Roma il Conte di Fiandra, questi decise d’accordo con il Conte de Bombell di trasportare immediatamente Sua Maestà a Miramare. Devo far osservare a Vostra Eccellenza che il Conte de Bombell è il figlio di quegli che per molti anni disimpegnò la carica di Gran Ciambellano della Casa d’Austria; egli è sempre rimasto in intima relazione con la famiglia imperiale e specialmente con l’Imperatore Massimiliano, che accompagnò al Messico e della cui corte fa parte.
Come ho già indicato, la residenza di Miramare ripugna all’Imperatrice Carlotta poiché già prima del suo viaggio in Messico vi viveva nel più completo avvilimento e non in buona vista da parte della famiglia del suo augusto sposo. Sembrava dunque più prudente e soprattutto naturale un trasferimento in Belgio, dove i passati ricordi e in mezzo alla sua famiglia e alle sue antiche relazioni la Principessa avrebbe incontrato qualche sollievo, anche se solo morale, nella disgraziata malattia di cui si dice essere affetta.”
I gravi disturbi nervosi di Carlotta sarebbero dunque basati dai “si dice” oppure il Garcìa Miranda fu male informato? Ma seguitiamo così a riportare quanto viene scritto nella sua lettera al Ministro degli Esteri a Madrid contrassegnata con il numero 53 dell’8 novembre 1866:
“Il generale messicano Don José Lopez Uraga (3) giunse a Trieste 2 giorni dopo il ritorno di Sua Maestà a Miramare. Veniva come delegato dall’Imperatore Massimiliano per scortare l’Imperatrice nel suo viaggio di ritorno al Messico. Non ha potuto, com’è naturale, compiere la sua missione, e ciò malgrado le sue reiterate istanze di voler presentare la missiva dell’Imperatore. In vista del perentorio diniego dei medici, il Generale decise di andare a Parigi ad attendere gli ordini ed effettuò la sua partenza da questa città il I° novembre unitamente al sig. Barrio e consorte, rispettivamente Ciambellano e Dama d’Onore dell’Imperatrice ai quali era stato impedito il soggiorno a Miramare. Del seguito messicano rimane solo qui il conte del Valle e un seguito austriaco e belga ai quali è di fatto impedito di vedere S.M. che può comunicare solamente con i medici e una Camerista straniera.”
A questo punto a Massimiliano non rimase altro che accettare l’isolamento della povera Imperatrice, convincendosi fosse stato deciso per il suo bene.(4)
Da allora la triste storia di Carlotta divenne leggenda.
Note:
(1) Il dott. Alessandro de Goracuchi era i medico personale del barone Pasquale Revoltella; (2) La madre di Carlotta era figlia di Luigi Filippo Borbone-d’Orléans Re di Francia dal1830 30 al 1848;
(3) Don José Lopez, che tradì Massimiliano aprendo ai suoi nemici le porte di Querétaro, fu poi disprezzato da Juarez stesso e ripudiato dalla moglie. Abbandonato da tutti morì in seguito al morso di un cane; (O. de Incontrera)
(4) conte E. Corti, La tragedia di un Imperatore, Mondadori, Milano 1936;
Nella foto: serape, speroni, bastone e sombreri di Massimiliano.
To whom it may concern:
I would appreciate any information about where is Massimiliano’s sarape, hat and cane, shown in the photo. I’m from Cuernavaca, Mexico, the same town of Francisco Napoles who made that cane.
Thank you so much.
Sarape, hat and cane are surely in Triest, but currently not exposed to the public. Probably are preserved in a museum of historical artifacts. The photo was taken was taken during an exibition in Miramare castle in the ‘year 1986.
Best regards
Gabriella Amstici
Gabriella Amstici, thank you so much for the information. From my family I know the story of how that cane was made, because I am related to Francisco Napoles. Months ago I found the photo in an old mexican magazine (Saber Ver 1994), and since then I have been interested in knowing where it is, hoping some day I will be able to travel to Italy to have a closer look at it.
Thank you again.
Graciela Leon