Miti e leggende di Duino

Come tutti i veri castelli anche quello di Duino ha ispirato delle leggende soprattutto nel corso del Medioevo, quando i nobili cortigiani si svagavano con giocolieri, giullari e saltimbanchi o con le storie di briganti e cavalieri narrate da trovatori e menestrelli.
Seppure non difettassero d’ immaginazione si potrebbe supporre che i cantastorie s’ispiravano a fatti reali ma che presentandoli come leggende esorcizzavano le paure del volgo sulle truci vicende accadute tra le torri e i sotterranei delle fortezze dove i signorotti e i loro fedeli vassalli spadroneggiavano su mari e terre in perenne lotta con gli aspiranti usurpatori.
E’ stato proprio Rodolfo Pichler nel suo libro di Memorie sul Castello di Duino a riferirci che l’antica torre diocleziana all’interno delle mura fosse divisa in più piani e usata come carceri per corsari e masnadieri. Attestava che dai minuscoli pertugi delle porte ferrate filtrasse una tenebrosa oscurità e che si percepisse un senso di orrore che aumentava risalendo ai piani più alti dove esistevano trabocchetti e botole collegate a lugubri pozzi dove i carcerati trascorrevano gli ultimi istanti della loro vita. 150394_f70dd96d-f39b-4feb-8395-c838720d2bde_-1[1]

Come tutti i castelli eretti sulle scogliere non potrebbero mancare le leggende di acrobatiche risalite sulle mura o di scenografiche cadute nel mare, ovviamente in tempesta, infatti la più celebre leggenda di Duino racconta che una giovane dama di nome Esterina da Portole (di cui invano abbiamo cercato notizie) fosse stata gettata da una finestra della torre dal suo geloso e perfido consorte e che cercando di risalire aggrappandosi sugli scogli rimase pietrificata per l’eternità.
Sulla infelice castellana rimasta nell’immaginario storico come Dama Bianca per il candore della roccia con le sue sembianze, nel 1869 la romantica principessa Teresa Thurn-Hohenlohe scrisse dei versi di cui riportiamo l’incipit:

Dell’azzurra marina alla sponda,
All’estremo dell’Adria sospiro,
Onde l’onda s’incontra con l’onda…
Del Timavo fuggente nel mar,
Sorge torvo ed altereo uno scoglio,
Coronato da antica ruina. […]
Autocertificazione 2950
Più romantica è invece la leggenda di Lotario, nome di un misterioso Signore sotto cui si celava Giovanni Sbogar, un bellissimo quanto crudele filibustiere terrore dell’Istria e del Carso che alternando il suo duplice ruolo di rispettabile benefattore con quello di spietato omicida, trovò il tempo di innamorarsi della dolce Antonia inseguendola ora tra i boschi del Farneto e le calli di Venezia, ora respingendola tra patemi e rimorsi. La ritroverà poi imprigionata nei sotterranei del castello di Duino dopo essere stata assalita e derubata dai suoi segugi e quando ormai consapevole degli inganni e delle malefatte del suo affascinante masnadiero, sprofonderà nella follia e a un triste destino di monaca. (nota 1)
Autocertificazione 2943Nel suo libro Pichler ha riservato pure alcuni paragrafi relativi al supposto soggiorno a Castelvecchio di Duino di Dante Alighieri nel corso del suo lungo esilio; qui, suggestionato dalle scogliere sferzate ora dai paurosi venti boreali ora dalle inquietanti raffiche di scirocco sospinte dal mare, si ritenne avesse scritto alcuni versi della Divina Commedia. (nota 2)
Andrebbe però considerato che la romantica principessa Teresa Thurn-Hohenlohe contribuì a diffondere questa leggenda componendone un poemetto che l’affezionato abate Pichler riportò nel suo testo senza insinuare, forse per rispetto, alcun dubbio in proposito:

Ma qual fu quell’ora armonica che all’Altissimo Poeta echeggiò per l’ onda cheta
Allorché peregrinando Dalla cieca patria in bando, su quel scoglio si fermò
E di là con mente fervida, guardò a Pola ed al Quarnaro
Forse fu quel tocco flebile, ch’ esortando alla preghiera pei fratelli in altra sfera,
Il suo spirito credente avviò pel regno ardente, pel purgante insino al ciel […]

Certo che il quadro “Dante in esilio” dipinto nel 1860 dal veneto Domenico Peterlin sembrerebbe proprio riprendere il poeta su uno scoglio della costa duinese dove sullo sfondo si nota un promontorio quantomeno rassomigliante a quello reale.
781px-Ita_Dante_Alighieri_in_ballingschap_Domenico_Petarlini[1]Ma poiché si è pure un po’ curiosi, si sono fatte alcune ricerche da cui sono emerse alcune interessanti notizie.
Un abate di nome Giuseppe Bianchi (Codroipo 1789 – Udine 1868) bibliotecario per professione e ricercatore per passione, scrisse sull’argomento un libro dal un lungo titolo: Del preteso soggiorno di Dante in Udine od in Tolmino durante il patriarcato di Pagano della Torre e documenti per la storia del Friuli dal 1317 al 1332, Nuova tipografia di Onofrio Turchetto, Udine, 1844, dove si legge il seguente passaggio:

E nel percorrere i profondi valloni, egli andava talora dalla magione patriarcale al torreggiante castello di Duino e benigno lo accoglieva Ugone signore di Duino e dei paesi ove minaccioso il breve Timavo mette per nove bocche nel’Adriatico”.

Un altro abate di nome Giovanni Battista Fanelli nel testo: Vita Di Dante Alighieri Raccolta Dai Migliori Eruditi Ed Illustrata scrisse:

“Il Patriarca Cassano della Torre (1316/1318), nella sua precedente carica di Vescovo di Milano, incoronò Arrigo Re d’Italia nel 1311. La cerimonia si svolse nella Basilica di Aquileia e vi partecipò, oltre al successore del Patriarca Cassano della Torre, Pagano della Torre, anche Dante Alighieri come ambasciatore di Cangrande della Scala. Sembra che in quella occasione proprio Dante sia stato ospitato nel feudo di Duino da Pagano della Torre, non ancora nominato Patriarca (1319/1332)”.

In un recente articolo riportato sul Messaggero Veneto il 22/5/2015, la dottoressa Marisa de Pauli Filipuzzi comunicò che sarebbe stata stampata una delle copie più antiche al mondo dell’Inferno di Dante con un inedito codice risalente tra il 1324 e il 1334 custodito nella Biblioteca Guarneriana di San Daniele del Friuli. (nota 3)
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In merito alle tracce del passaggio di Dante in Friuli, la ricercatrice ha ripreso le notizie riportate da Domenico (Quirico) Viviani (1784-1835) il quale, studiando un codice trecentesco della Divina Commedia, sostenne che nel Poema si trovassero alcune desinenze nella lingua friulana dell’epoca e che quindi il poeta potrebbe realmente aver soggiornato nelle terre del Patriarcato di Aquileia anche considerando i suoi vasti territori nel corso del 1300.
Nella foto i confini dopo la Pace di Treviso del 1291.
Autocertificazione 2941

Forse ci siamo un po’ smarriti tra Storie e Leggende, ma ci è piaciuto dedicarci un po’ alle memorie del tempo riportando quanto scrive l’Alighiero:

Perché appressando sé al suo disire
nostro intelletto si profonda tanto,
che dietro la memoria non può ire.

Note:

  1. Il libro Giovanni Sbogar, pubblicato nel 1818 dallo scrittore francese Charles Nodier (178 – 1844) fu uno dei primi romanzi storici del Romanticismo che nel corso dell’Ottocento si diffuse in tutta l’Europa.
  2. I celebri versi: “ Io venni in loco d’ogni luce muto, / che mugghia come fa mar per tempesta / se da contrari venti è combattuto” appaiono nel V Canto dell’Inferno dove è narrata la storia di Paolo e Francesca.
  3. La Biblioteca Guarneriana, fondata nel 1466 da Guarnerio d’Artegna a San Daniele del Friuli, è una delle prime biblioteche pubbliche d’Europa e comprende 12000 preziosissimi volumi antichi.

FONTI:

Rodolfo Pichler, Il castello di Duino, Memorie, E. Seiser, Trento, 1882;                        http://messaggeroveneto.gelocal.it/tempo-libero/2015/05/22/news/de-pauli-dante-passo-per-gorizia-e-duino-1.11476601

Carlo Nodier, Giovanni Sbogar, Stamp.Carabba, Lanciano, 1926

 

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