La Società Operaia Triestina (prima parte)

Fratelli! Uniamoci tutti con un vincolo di fraterno affetto, assistiamoci ricambievolmente nell’infortunio e nel lavoro. Tutti per uno, uno per tutti, contribuiamo a mantenere intatta la fama e l’onore dell’operaio, e a distruggere l’ozio e il vagabondaggio”.
Fu questo il testo del manifesto che apparve il 25 maggio del 1869 annunciando la nascita della Società Operaia Triestina il cui Statuto, redatto da Arrigo Hortis, si proponeva di aiutare gli operai nell’affermazione dei loro diritti e nella tutela dei loro interessi.
statuto sotLa Società, animata da sentimenti irredentistici e antiaustriaci, prevedeva per gli iscritti un contributo d’ingresso e una modesta tassazione settimanale assicurando lo sviluppo e la protezione per le vertenze di lavoro, dei sussidi in caso di malattia con la fornitura di medici e medicinali.
La sede fu stabilita in un edificio di via Lazzaretto Vecchio che disponeva di stanze per gli uffici redazionali e di collocamento, di aule per le scuole serali e di sale di lettura con annessa una biblioteca.

Il consorzio ebbe uno straordinario successo e in breve tempo raccolse più di 1.400 soci in costante crescita.
L’11 giugno 1870 con una festa al teatro Mauroner (nota 1) furono presentate ufficialmente la bandiera della Società con l’alabarda sul fondo rosso.
alabardaLo stemma di Trieste fu anche coniato sulla medaglia, qui nella foto CMSA:S.O.T.

Nel 1874 la S.O.T. trasferì la sede in un edificio di via Canal Grande (attuale via Cassa di Risparmio) dotata di spazi più ampi e di una nuova sezione femminile che in poco tempo superò l’iscrizione di 200 socie.

Dopo soli tre anni, nell’agosto del 1877, la Società si trasferì nella Casa Duma, in Piazza Nuova (oggi piazza Repubblica) (nota 2) nella foto F. Benque:
casa Duma - Copia

Qui si affermò la vita sociale dei soci che si ritrovavano nell’atrio dell’edificio per dilettarsi in conversazioni, leggere i giornali o scambiarsi dei libri e ancora qui eleggevano i loro rappresentanti e pagavano i canoni stabiliti.
Anche il direttore della Società Edgardo Rascovich era solito circolare tra la folla cercando di mantenere un amichevole contatto con tutti gli iscritti.

Nel suo 10° anno di vita la Società Operaia contava 2.200 iscritti con un crescente aumento del fondo sociale che permise di creare un’organizzazione di mutua con diversi medici.
Vennero pure aggiunte una sala di lettura, una scuola di disegno, una sezione di ginnastica e due per analfabeti di entrambi i sessi.

Per celebrare i 10 anni dall’elezione del Direttore Rascovich, il I° maggio 1881 venne coniata una medaglia con il simbolo dell’incudine (nella foto dei Civici Musei):Medaglia

Con l’ espansione di tutte le sezioni, la S.O.T. meditava di istituire una Cassa di Risparmio, una nuova sede sociale con un’esposizione permanente di arte industriale, una fondazione di cooperative di lavoro e un progetto di costruire case in economia.

Quando nel 1906 il palazzo Duma fu ceduto alla Banca di Credito di Vienna, la S.O.T. , costretta a trasferirsi in via San Nicolò 32, decise di costruire una sede propria.
Rinunciando a uno spazio in via Barriera Vecchia, verso la fine di maggio del 1908 la Luogotenenza approvò l’acquisto di un’area in via del Tintore (ora via Emo Tarabocchia) la cui prima pietra fu deposta il 5 novembre.
Nella foto (Archivio della Società Ginnastica Triestina) la sede imbandierata della S.O.TAutocertificazione 2376

L’espansione della Società comportò una crescente presa di coscienza dei diritti della classe operaia che iniziò a perorare la causa dell’idealità nazionale dell’Italia, aspirazione che irritò le autorità austriache e che fu di fatto il primo segnale dei gravi tafferugli che sarebbero in seguito sorti in città, con la guerra ormai alle porte.

(Continua nella seconda parte)

Note:

1. Il teatro Mauroner, prima dell’incendio che lo distrusse, si trovava in corsia Stadion (oggi via Battisti) dove poi sorse il teatro Fenice (divenuto poi cinema);

2. La casa Duma venne poi abbattuta per costruire l’imponente sede della Banca Commerciale.

Fonti:
Giulio Cesari, Sessant’anni di vita italiana 1869-1929: Memorie della Società Operaia Triestina, 1929;
Atlante dei Beni Culturali – Comune di Trieste

Un pensiero su “La Società Operaia Triestina (prima parte)

  1. Alessandra

    Sarebbe da ricordare che il primo presidente (e fondatore) della Società Operaia di Trieste fu l’architetto e costruttore Tito Bullo

    Replica

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