Archivio mensile:giugno 2016

INCONTRI Casanova e le dame triestine

Giacomo CasanovaDopo lunghe peregrinazioni per le contrade d’Europa, il quarantasettenne Giacomo Casanova (Venezia 1725 – Dux, Boemia 1798) giunse a Trieste nel novembre del 1772 (nota 1) in attesa che gli amici veneziani gli procurassero la grazia dopo la sua rocambolesca fuga dai Piombi. (nota 2)

arlecchina[1]Pernottando una stanza nella centralissima Locanda Grande e contattato il bel mondo cittadino, s’innamorò seduta stante della giovanissima figlia dei nobili Leo incontrata vestita da Arlecchino a una festa di Carnevale. (nota 3).
Consapevole della differenza di età di ben trent’anni, si limitò a malincuore a manifestarle solo attenzioni per così dire “paterne” interessandosi nel contempo all’altrettanto avvenente a figlia del governatore di Trieste conte di Wagensberg ma pure rinunciando a concupirla per non rovinare i rapporti utili alla sua causa.

Una sera ritornando alla Locanda trovò una giovanissima carniolina nonché “amichetta” del conte Strasoldo che, pieno di debiti e povero in canna, aveva deciso di accettare un lavoro di “capitano circolare” in Polonia. 3861d63ca621bb4c64de6e51aa216359_orig[1]Per niente intenzionata a seguirlo ma volendo recuperare gli stipendi dovuti la bella Lenzica raggiunse la Locanda Grande e implorando un aiuto si offrì spudoratamente al Casanova che ovviamente ne fu felice. Fu una notte meravigliosa così commentata nelle sue Memorie:
Se fossi stato ricco, avrei messo su casa per tenerla al mio servizio”.
Essendo uomo di mondo ma anche di parola, il bel Giacomo riuscì a convincere il conte non solo a lasciare libera la carniolina ma pure a saldarle il debito e a consegnarle il bagaglio.
Appena fu certo della partenza del povero conte, si offrì a malincuore di accompagnare Lenzica fino alla strada verso Lubiana dove si sarebbe diretta con l’intenzione di sistemarsi dalla zia.
Lo Strasoldo raggiunse Leopoli ottenendo il lavoro ma disgraziatamente se ne approfittò a dismisura e dopo aver chiesto prestiti e accumulato altri debiti, mise mano sui pubblici denari. Accusato di peculato fu costretto a fuggire in Turchia dove camuffatosi da pascià, finì malamente strangolato.

Quanto al Casanova, il 10 settembre 1774 gli fu comunicata la tanto sospirata grazia ottenuta dal Consiglio dei Dieci di Venezia (nota 4) per aver ottenuto buone relazioni con il governo austriaco. (nota 5)
Così, dopo diciott’anni di lontananza ritornò a Venezia dove per sopravvivere si offrì prima come spia per gli stessi Inquisitori che l’avevano condannato, poi dedicandosi indefessamente ai suoi scritti.
Ma che Casanova sarebbe stato se non avesse ripreso la sua condotta libertina e spregiudicata? Infatti ricadde sotto il giudizio degli Inquisitori e nel 1783 fu costretto a un definitivo esilio.
Dopo essersi stabilito a Vienna, dal 1785 si rifugiò in Boemia dove lavorò come bibliotecario del conte von Waldenstein trascorrendo in solitudine gli ultimi anni della sua vita.
Il suo ultimo scritto fu pieno di amarezza:
Sono abbandonato dalle donne e dai denti, crivellato dalle malattie e dai malanni, assediato dai ricordi e dai rimorsi, umilato da un triste presente”.
Morì 73enne nel castello di Dux il 4 giugno 1798.
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Note:

1. Casanova giunse per la prima volta a Trieste nel 1753; nel 1772 soggiornò per 2 anni e ritornò nel 1776;
2. Fu condannato per “libertinaggio” e rinchiuso nelle carceri di Palazzo Ducale di Venezia nel 1755 (nella foto la cella dei Piombi);Cella_Giacomo_Casanova[1]3. Presso il ridotto del teatro San Pietro;
4. Nelle sue Memorie Giacomo ci informa che in realtà fossero in 17: i Dieci + altri 6 consiglieri + eventualmente il Doge in persona;
5. Qui si interrompono le Memorie; Sull’ultimo trentennio della sua vita ci si deve avvalere di altre fonti e testimonianze varie, in particolare del ricco epistolario, dei suoi numerosi scritti e delle molte carte ritrovate nell’archivio di Dux (in Boemia)memoires-casanova-illustres-jacques-touchet-899e7f74-da35-4865-a082-8c9b9a72083a[1]

Notizie tratte da:
Sergio degli Ivanissevich, Casanova a Trieste, Luglio Editore, Trieste, 2015;
Enciclopedia Treccani e Wikipedia

Miti e leggende di Duino

Come tutti i veri castelli anche quello di Duino ha ispirato delle leggende soprattutto nel corso del Medioevo, quando i nobili cortigiani si svagavano con giocolieri, giullari e saltimbanchi o con le storie di briganti e cavalieri narrate da trovatori e menestrelli.
Seppure non difettassero d’ immaginazione si potrebbe supporre che i cantastorie s’ispiravano a fatti reali ma che presentandoli come leggende esorcizzavano le paure del volgo sulle truci vicende accadute tra le torri e i sotterranei delle fortezze dove i signorotti e i loro fedeli vassalli spadroneggiavano su mari e terre in perenne lotta con gli aspiranti usurpatori.
E’ stato proprio Rodolfo Pichler nel suo libro di Memorie sul Castello di Duino a riferirci che l’antica torre diocleziana all’interno delle mura fosse divisa in più piani e usata come carceri per corsari e masnadieri. Attestava che dai minuscoli pertugi delle porte ferrate filtrasse una tenebrosa oscurità e che si percepisse un senso di orrore che aumentava risalendo ai piani più alti dove esistevano trabocchetti e botole collegate a lugubri pozzi dove i carcerati trascorrevano gli ultimi istanti della loro vita. 150394_f70dd96d-f39b-4feb-8395-c838720d2bde_-1[1]

Come tutti i castelli eretti sulle scogliere non potrebbero mancare le leggende di acrobatiche risalite sulle mura o di scenografiche cadute nel mare, ovviamente in tempesta, infatti la più celebre leggenda di Duino racconta che una giovane dama di nome Esterina da Portole (di cui invano abbiamo cercato notizie) fosse stata gettata da una finestra della torre dal suo geloso e perfido consorte e che cercando di risalire aggrappandosi sugli scogli rimase pietrificata per l’eternità.
Sulla infelice castellana rimasta nell’immaginario storico come Dama Bianca per il candore della roccia con le sue sembianze, nel 1869 la romantica principessa Teresa Thurn-Hohenlohe scrisse dei versi di cui riportiamo l’incipit:

Dell’azzurra marina alla sponda,
All’estremo dell’Adria sospiro,
Onde l’onda s’incontra con l’onda…
Del Timavo fuggente nel mar,
Sorge torvo ed altereo uno scoglio,
Coronato da antica ruina. […]
Autocertificazione 2950
Più romantica è invece la leggenda di Lotario, nome di un misterioso Signore sotto cui si celava Giovanni Sbogar, un bellissimo quanto crudele filibustiere terrore dell’Istria e del Carso che alternando il suo duplice ruolo di rispettabile benefattore con quello di spietato omicida, trovò il tempo di innamorarsi della dolce Antonia inseguendola ora tra i boschi del Farneto e le calli di Venezia, ora respingendola tra patemi e rimorsi. La ritroverà poi imprigionata nei sotterranei del castello di Duino dopo essere stata assalita e derubata dai suoi segugi e quando ormai consapevole degli inganni e delle malefatte del suo affascinante masnadiero, sprofonderà nella follia e a un triste destino di monaca. (nota 1)
Autocertificazione 2943Nel suo libro Pichler ha riservato pure alcuni paragrafi relativi al supposto soggiorno a Castelvecchio di Duino di Dante Alighieri nel corso del suo lungo esilio; qui, suggestionato dalle scogliere sferzate ora dai paurosi venti boreali ora dalle inquietanti raffiche di scirocco sospinte dal mare, si ritenne avesse scritto alcuni versi della Divina Commedia. (nota 2)
Andrebbe però considerato che la romantica principessa Teresa Thurn-Hohenlohe contribuì a diffondere questa leggenda componendone un poemetto che l’affezionato abate Pichler riportò nel suo testo senza insinuare, forse per rispetto, alcun dubbio in proposito:

Ma qual fu quell’ora armonica che all’Altissimo Poeta echeggiò per l’ onda cheta
Allorché peregrinando Dalla cieca patria in bando, su quel scoglio si fermò
E di là con mente fervida, guardò a Pola ed al Quarnaro
Forse fu quel tocco flebile, ch’ esortando alla preghiera pei fratelli in altra sfera,
Il suo spirito credente avviò pel regno ardente, pel purgante insino al ciel […]

Certo che il quadro “Dante in esilio” dipinto nel 1860 dal veneto Domenico Peterlin sembrerebbe proprio riprendere il poeta su uno scoglio della costa duinese dove sullo sfondo si nota un promontorio quantomeno rassomigliante a quello reale.
781px-Ita_Dante_Alighieri_in_ballingschap_Domenico_Petarlini[1]Ma poiché si è pure un po’ curiosi, si sono fatte alcune ricerche da cui sono emerse alcune interessanti notizie.
Un abate di nome Giuseppe Bianchi (Codroipo 1789 – Udine 1868) bibliotecario per professione e ricercatore per passione, scrisse sull’argomento un libro dal un lungo titolo: Del preteso soggiorno di Dante in Udine od in Tolmino durante il patriarcato di Pagano della Torre e documenti per la storia del Friuli dal 1317 al 1332, Nuova tipografia di Onofrio Turchetto, Udine, 1844, dove si legge il seguente passaggio:

E nel percorrere i profondi valloni, egli andava talora dalla magione patriarcale al torreggiante castello di Duino e benigno lo accoglieva Ugone signore di Duino e dei paesi ove minaccioso il breve Timavo mette per nove bocche nel’Adriatico”.

Un altro abate di nome Giovanni Battista Fanelli nel testo: Vita Di Dante Alighieri Raccolta Dai Migliori Eruditi Ed Illustrata scrisse:

“Il Patriarca Cassano della Torre (1316/1318), nella sua precedente carica di Vescovo di Milano, incoronò Arrigo Re d’Italia nel 1311. La cerimonia si svolse nella Basilica di Aquileia e vi partecipò, oltre al successore del Patriarca Cassano della Torre, Pagano della Torre, anche Dante Alighieri come ambasciatore di Cangrande della Scala. Sembra che in quella occasione proprio Dante sia stato ospitato nel feudo di Duino da Pagano della Torre, non ancora nominato Patriarca (1319/1332)”.

In un recente articolo riportato sul Messaggero Veneto il 22/5/2015, la dottoressa Marisa de Pauli Filipuzzi comunicò che sarebbe stata stampata una delle copie più antiche al mondo dell’Inferno di Dante con un inedito codice risalente tra il 1324 e il 1334 custodito nella Biblioteca Guarneriana di San Daniele del Friuli. (nota 3)
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In merito alle tracce del passaggio di Dante in Friuli, la ricercatrice ha ripreso le notizie riportate da Domenico (Quirico) Viviani (1784-1835) il quale, studiando un codice trecentesco della Divina Commedia, sostenne che nel Poema si trovassero alcune desinenze nella lingua friulana dell’epoca e che quindi il poeta potrebbe realmente aver soggiornato nelle terre del Patriarcato di Aquileia anche considerando i suoi vasti territori nel corso del 1300.
Nella foto i confini dopo la Pace di Treviso del 1291.
Autocertificazione 2941

Forse ci siamo un po’ smarriti tra Storie e Leggende, ma ci è piaciuto dedicarci un po’ alle memorie del tempo riportando quanto scrive l’Alighiero:

Perché appressando sé al suo disire
nostro intelletto si profonda tanto,
che dietro la memoria non può ire.

Note:

  1. Il libro Giovanni Sbogar, pubblicato nel 1818 dallo scrittore francese Charles Nodier (178 – 1844) fu uno dei primi romanzi storici del Romanticismo che nel corso dell’Ottocento si diffuse in tutta l’Europa.
  2. I celebri versi: “ Io venni in loco d’ogni luce muto, / che mugghia come fa mar per tempesta / se da contrari venti è combattuto” appaiono nel V Canto dell’Inferno dove è narrata la storia di Paolo e Francesca.
  3. La Biblioteca Guarneriana, fondata nel 1466 da Guarnerio d’Artegna a San Daniele del Friuli, è una delle prime biblioteche pubbliche d’Europa e comprende 12000 preziosissimi volumi antichi.

FONTI:

Rodolfo Pichler, Il castello di Duino, Memorie, E. Seiser, Trento, 1882;                        http://messaggeroveneto.gelocal.it/tempo-libero/2015/05/22/news/de-pauli-dante-passo-per-gorizia-e-duino-1.11476601

Carlo Nodier, Giovanni Sbogar, Stamp.Carabba, Lanciano, 1926

 

Raimondo e Carlo principi Torre e Tasso

Autocertificazione 2924Nato nel 1907 dal matrimonio di Alexander Torre e Tasso con la principessa Marie de Ligne, il giovane Raimondo si arruolò nell’ esercito italiano durante la guerra in Etiopia. Partecipò poi alla seconda guerra mondiale come volontario in Russia riuscendo a rientrare in Italia grazie a un passaporto diplomatico procuratogli dalla Croce Rossa dell’Ordine di Malta.
Arrivato al castello di Duino e trovandolo occupato dalle forze militari inglesi, iniziò una protesta accampandosi nel piazzale interno in una tenda con tanto di bandiera blu e rossa del Casato, intrattenendosi pieno di risentimento con gli ufficiali-usurpatori. (nota 1)
Dopo le nozze nel Palazzo Reale di Atene del 1949 con la principessa Eugenia di Grecia e Danimarca (nota 2) riuscirà a ritornare al castello di Duino assieme al figlio Carlo nato nel 1952.

Nella foto il principe Raimondo con la moglie principessa Eugenia e i suoceri Giorgio, principe di Grecia e Danimarca con la consorte Marie, principessa Bonaparte.lobianco513Il principe Raimondo finanziò con generose elargizioni di terreni e denari il prestigioso “Centro Internazionale di Fisica Teorica” di Trieste e da convinto fautore della pacifica convivenza tra i popoli, sostenne gli ideali europeistici esponendo già nel 1955 la bandiera bianca e verde dell’Europa Unita sulla torre del castello.

Assieme a Lord Mountbatten, che divenne il primo Presidente, fondò l’esclusivo “Collegio del Mondo Unito”, uno dei dieci in tutto il mondo. (nota 3)
L’illustre principe ospitò a Duino numerosissimi Convegni e Congressi in collaborazione con l’Università, il Centro di Fisica e l’UNESCO.
Nella foto il principe Carlo d’Inghilterra in occasione della sua visita al Collegio del Mondo Unito il 28/10/1984 (nota 4) Autocertificazione 2937Dopo una lunga malattia il principe Raimondo si spense il 17 marzo 1986
Autocertificazione 2920Dopo una semplice cerimonia nella grotta del castello fu sepolto nel cimitero privato del castello.lobianco515
Note:

1. Durante la seconda guerra il castello fu occupato dai tedeschi di Kesserling, da una scuola per SS, dai partigiani di Tito, dai neozelandesi del generale Freyberg, dal comando Alleato del Territorio Libero di Trieste e dal generale inglese Winterton;

2. La di lei madre principessa Marie Bonaparte era discendente diretta del fratello di Napoleone e Filippo di Edimburgo (marito della regina Elisabetta d’Inghilterra) era un suo primo cugino.

3. Dopo la successiva presidenza di Carlo d’Inghilterra, l’istituzione ebbe ai suoi vertici S.M.  Regina Noor di Giordania e il Presidente della Repubblica del Sud Africa Nelson Mandela.

4. Nella sua biografia José Gustavo Martinez, maggiordomo del principe Raimondo, riferì che S.A.R. Carlo ordinò per la cena prosciutto crudo in gelatina e insalata russa, uova strapazzate e macedonia di fruttaAutocertificazione 2919

Carlo Torre e Tasso

Autocertificazione 2922In seguito alla morte del padre il principe Carlo con la moglie Veronique Lantz e i figli Dimitri e Massimiliano (nota 1) si trasferì da “Casa Sistiana” di Saint Tropez al castello di Duino, alloggiando nell’ex-convento riadattato nel parco.
Purtroppo nel giugno del 1997 i Torre e Tasso furono costretti e mettere all’asta gran parte dei preziosissimi arredi dell’antica dimora con argenti, porcellane, quadri, arazzi e pezzi archeologici che pur si erano conservati nel corso dei secoli e salvati dalle distruzioni della grande Guerra come dalle sciagurate occupazioni della seconda.
Con grande generosità il principe Carlo scelse però di consegnare all’Archivio di Stato di Trieste preziosissime documentazioni sulle famiglie dei castellani di Duino oltre a incisioni, foto storiche, la corrispondenza della nonna Marie Thurn und Taxis con il poeta Rainer Maria Rilke e il manoscritto delle “Elegie duinesi” a lei donato.

Nel 2003, dopo alterne vicende i Torre e Tasso decisero di dare un nuovo assetto allo storico castello e di aprirlo al pubblico sia per le visite che per l’organizzazione di eventi e matrimoni

Si potrà ben sostenere che i Torre e Tasso sono parte di un complesso e vastissimo albero genealogico che vanta parentele con la maggior parte dei regni europei (nota 2) e legami con le più antiche e nobili Casate d’Europa.

E si dovrà pure convenire che questo splendido castello con tutte le sue storie millenarie, si trova in un posto unico per caratteristiche naturali dove il Carso va a incontrarsi con il mare e lo sguardo spazia dalle lagune venete alla costiera triestina, da Trieste fino alle verdi colline d’Istria.

Note:

1. Nel 1989 nascerà Constanza;

2. Oltre ai reali di Francia, Austria, Grecia e Danimarca, gli attuali regnanti di Belgio, Svezia e Spagna, anche con la famiglia imperiale russa degli Zar Romanov.

FONTI:

Trieste 1900-1999 Cent’anni di Storia, Publisport, Trieste; Ettore Campailla, IL CASTELLO DI DUINO, Editoriale MGS Press, Trieste, 1996;  Giulia Schiberna, Duino, Edizioni Fenice, Trieste, 2003;