Scorcola e Castelletto Geiringer (seconda parte)

Durante la seconda guerra, tra il 1943 e il 1945, il Castelletto fu sede di un comando della Wehrmacht che ordinò alcuni lavori di canalizzazione per rendere fruibili i servizi igienici, la costruzione di una casamatta e un sistema di fortificazione collegato a una cannoniera.
Il 2 maggio 1945, dopo la resa del Generale Linkenbach agli anglo-americani, entrambe le strutture furono fatte esplodere.

Sequestrato il Castelletto, il Governo Militare Alleato eseguì alcuni lavori sulle strutture dell’edificio destinandolo al ricovero degli invalidi di guerra con la gestione dell’E.C.A. (Ente Comunale di Assistenza).
La parte più pianeggiante del parco venne usata per le abitazioni civili dei militari e per il campo di atletica dell’esercito americano, oggi conosciuto come “Campo Cologna”.

Tra il 1947 e il 1949 l’Ufficio dei Lavori Pubblici risanò i terreni circostanti completamente devastati.
Dopo gli anni Cinquanta il Castelletto fu adibito per un breve periodo a Casa dello Studente che accolse anche i profughi di guerra intenzionati a seguire le scuole medie superiori. (nota 1)

Nelle foto (dei Civici Musei) l’inaugurazione alla presenza di monsignor Santin17629737_1876193535928627_4611539246845904473_n

17634527_1876193702595277_1432982806779768287_nBen presto giunsero però gli anni dell’abbandono e del totale disinteresse anche da parte delle legittime proprietarie che negli anni Sessanta risultarono essere Livia e Paola Modiano; così il bel castelletto di Scorcola andò in rovina.

Nelle foto (Gianni Ursini) il panorama dalla vedetta e la desolazione del parco intorno agli Settanta: 11800327_10207045768531662_8605519191961079446_n

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Nel gennaio del 1979, Paola Modiano in Ferrari, ultima erede della famiglia Geiringer, donò il Castelletto e il parco alle Benedettine di San Cipriano che furono costrette a impegnare il loro patrimonio immobiliare e tutte le doti accumulate per attuare gli ingentissimi lavori di ristrutturazione.

Nella foto (da Gazzettino Giuliano) le condizioni dell’ingressoINTERNO-GEIRINGER-1979
Vennero così sistemati i solai e le coperture sfondate, restaurati gli intonaci, ricostruite le merlature, sostituiti i serramenti, riparate le infrastrutture e riarredati tutti gli interni.

La zona del parco di fianco all’edificio interessò gli speleologi della Società Adriatica di Speleologia che ispezionando la zona sotto la vedetta (menzionata da alcuni storici come “Torre Mafalda”), rinvennero le tracce della casamatta costruita dai tedeschi e l’inizio di una galleria che presumibilmente fu una parte di tutto il complesso militare sotterraneo. (nota 2)

Ritornato al suo aspetto originario, il dott. Giuseppe Nobile, procuratore del Monastero di San Cipriano,  affidò il Castelletto al “Centro Sociale San Benedetto”. Inaugurato il 23 novembre del 1980 fu destinato a una scuola privata di lingua inglese e per supportare i costi di gestione venne aggiunta una mensa aperta al pubblico.
(Foto di Nereo Gulli) CASTELLO
Il Centro però fallì dopo soli due anni e la gestione passò alla Curia che si occupò della manutenzione del parco per poi cedere nel 1994 tutta la proprietà alla “Immobiliare il Castelletto” che nel 2000 la trasferì alla “Scuola del Castelletto S.r.l.”
Rinominata European School of Trieste è stata riconosciuta scuola paritaria ed essendo soggetta alle normativa del Ministero della Pubblica Istruzione permette agli studenti il passaggio a una qualsiasi istituzione pubblica scolastica italiana senza dover affrontare esami di ammissione.

Con un decreto del 2008 il Castelletto Geiringer è stato affidato alla Sopraintendenza per i Beni archittetonici e del paesaggio come patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico del Friuli Venezia Giulia. 228819-800x535-500x334

Note:
1. La Casa dello Studente fu poi trasferita al Ferdinandeo e successivamente a villa Haggincosta;

2. Da Trieste sotterranea: “Numerose sono infatti le segnalazioni che indicano ulteriori passaggi ipogei. Per il momento però, queste diramazioni non sono state ancora rintracciate e non è chiaro se il sistema ipogeo sia stato completamente minato e distrutto oppure se vi siano ancora oggi nel sottosuolo ulteriori ambienti ancora percorribili”

Notizie tratte da:
Daniela Agapito, Michele Cisilin, Tiziana Saveri, Tesi di Laurea “Villa Geiringer”, 2004 (Biblioteca Archivio Generale del Comune);
Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Relazione storico-artistica, Trieste, 2008;
Atlante dei Beni Culturali, Comune di Trieste;
A. Halupca, P. Guglia, E. Halupca, Trieste sotterranea, Ed. Lint, Trieste, 2010;

2 pensieri su “Scorcola e Castelletto Geiringer (seconda parte)

  1. FRANCO BERTOLI

    Nel settembre 1953 il Castelletto venne adibito a Convitto, gestito dell’opera Profughi Giuliano Dalmati, per una ventina di studenti – io c’ero – che frequentavano le scuole superiori in Città, non mi pare si chiamasse Casa dello Studente, ma non ho un ricordo preciso.
    Avevamo le camere con i letti a castello, la cucina e le aule per lo studio.
    Allora il salone d’ingresso era addobbato con molte bandiere su aste pendenti e lo spazio era arricchito di rifiniture lignee in stile barocco, molto affascinante. Gli spazi esterni erano piuttosto rustici.
    Ci si muoveva con il tram per andare a scuola o a piedi per scendere in città per il tempo libero, anche per risparmiare le scarsissime risorse a disposizione, riservando il denaro per il biglietto del ritorno. Alla domenica – per la giornata libera del personale di cucina – ci davano i buoni pasto per la mensa che allora si trovava nella piazza della stazione ferroviaria.
    Da lassù potemmo vedere anche i movimenti dei manifestanti nelle giornate dello stesso Novembre, che causarono noti morti del periodo.
    Ci era infatti proibito scendere in città nelle giornate programmate per le manifestazioni di sciopero degli studenti. In altri giorni si scendeva per andare a scuola e magari si partecipava ai cortei studenteschi se le manifestazioni erano improvvise. All’inizio del 1954 ci trasferimmo al Ferdinandeo, divenuto gli anni successivi Convitto Nazario Sauto, per la fine dell’anno scolastico.
    Io, finito il primo anno al Volta, lascia il Ferdinandeo per trasferirmi in altro Collegio.

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