Dopo il nubifragio del novembre 1840 e l’individuazione delle acque sotto la dolina ubicata fra Orlek e Trebiciano, l’ing. Anton Frederik Lindner assoldò dei minatori per allargare il pertugio da cui era fuoriuscito il più potente e sibilante getto d’aria e cercare il misterioso fiume che scorreva sotto il carso.
La disostruzione dei passaggi e la scoperta di una successione di pozzi sempre più profondi fu arditissima e non priva di imprevisti. Procedendo con inaudite difficoltà fra mine e vigorosi colpi di mazza su cunicoli ad assetto verticale, i lavoranti avvistarono sabbie, detriti vegetali e perfino la pala di un mulino incastrata fra le rocce. A 220 metri di profondità giunsero sulla sommità di un’oscura e silenziosa caverna priva di sbocchi. Dopo altre fessure da forzare e ulteriori scavi in una “finestra” in parete che attraeva le fiamme delle fiaccole, finalmente venne raggiunta una strettoia dove i frammenti di roccia si sentivano cadere a grande profondità. Allargato l’ultimo passaggio, il 6 aprile 1841 a cinque mesi dall’inizio dei lavori, i minatori scesero nel dodicesimo pozzo affacciato a una grandiosa caverna dove furono avvertiti i mormorii di un’ immensa massa d’acqua.
Fu così provata l’esistenza di un fiume che scorreva negli abissi carsici così come Lindner aveva sempre sostenuto.
Con la scoperta della grotta di Trebiciano l’esplorazione speleologica fa il suo ingresso nel mondo scientifico.
Il decano delle vita culturale di Trieste Domenico Rossetti si dedicò con approfonditi studi sul problema del rifornimento idrico per Trieste ma il consistente testo monografico non riuscì a essere pubblicato per l’improvvisa morte dell’illustre nobile il 20 novembre 1820. Pietro Kandler riprese le relazioni del Rossetti,concluse con l’asserimento che le acque scoperte sotto l’abisso di Trebiciano potessero veramente derivare dal Reka-Timavo proponendo altre spedizioni per seguirne il lungo corso.
Con l’allargamento dei passaggi più angusti, la costruzione di impalcature e robuste scale di discesa si giunse purtroppo alla conclusione che quel fiume sotterraneo scoperto con tanto entusiasmo era talmente profondo da rendere troppo elevati i costi degli allacciamenti idrici. Fu infatti calcolato che il precipizio aveva una profondità complessiva di 322,318 metri, con il livello medio dell’acqua a 19 metri sul livello del mare. Inoltre le innumerevoli ricerche di Lindner effettuate in condizioni estreme e senza neppure ottenere il riconoscimento dell’autorità comunale, minarono la sua salute e lo condussero alla morte per tubercolosi a soli 40 anni il 19 settembre1841.
L’abisso di Trebiciano rimase così in stato di abbandono fino al 1849 lasciando insoluto il problema di un adeguato approvvigionamento idrico per Trieste.
Fonte: Enrico Halupca, Le meraviglie del Carso, LIND, Trieste, 2004