La chiesa di Sant’Antonio Vecchio o della Beata Vergine del Soccorso di piazza Hortis e l’ingresso in piazzetta Santa Lucia, era anticamente dedicata a San Francesco, come riporta il carmelitano Ireneo della Croce (Trieste 1625-Venezia 1713) nel suo celebre testo del 1698 Historia antica, e moderna: sacra, e profana, della città di Trieste (1) :
“Fuori dalla città, ma ad essa contigui, il più antico è quello dei “Reverendi Padri Minori Conventuali di San Francesco”, fondato per quanto da immemorabile tradottione fermamente si tiene dal Glorioso Sant’Antonio da Padova del medesimo ordine.”
Antonio da Lisbona, nato nel 1195, divenuto canonico nel 1210 e frate francescano nel 1220, fu trasferito da San Francesco in persona a Bologna e quindi a Padova dove nel 1231 morì a soli 36 anni. Proclamato santo dal papa Gregorio IX dopo 11 mesi, la sua fama si diffuse rapidamente assieme a quella di San Francesco d’Assisi, morto nel 1226 e santificato nel 1228.
Sul sito Sancta Ecclesia tergestina la Diocesi riferisce che nell’Archivio Vescovile risulta la venuta del canonico a Trieste dove nel 1229 accanto al Convento dei Minoriti fece costruire una chiesa consacrata nel 1234.
Nel 1246 fu qui istituita la congregazione dei Patrizi per conservare la genealogia delle antiche famiglie nobili triestine delle Tredici Casade (2) le uniche a essere ammesse e ad avere diritto alla sepoltura sotto il pavimento della Chiesa.
La fondazione della Comunità, menzionata da Ireneo della Croce, fu ripresa anche nelle “Cronache dei Santi” scritte nel 1613 da Eufrasia Bonomo, badessa del convento delle Benedettine a San Cipriano, che attestò la dedizione della chiesa a San Francesco e solo più tardi a Sant’Antonio.
La convivenza delle due confraternite perdurò pacificamente sino a quando la devozione al Santo di Padova aumentò a tal punto che il popolo indicava la chiesa con il nome di Sant’Antonio anziché di San Francesco.
I malumori esplosero nel 1766 per la precedenza delle 2 statue in una processione e dopo la conclusione del corteo, che sfilò ugualmente tra canti e preghiere, i Francescani sbarrarono l’ingresso della chiesa all’effigie di Sant’Antonio. Offesissimi i confratelli la portarono provvisoriamente nella Chiesa del Rosario decidendo di erigere un’altra parrocchia per il culto al Santo Protettore.
La chiesa di Sant’Antonio Nuovo fu completata nel 1771 ma quando poco tempo dopo si rivelò essere insufficiente fu indetto un concorso per il progetto di un edificio più solenne, poi aggiudicato all’architetto Pietro Nobile (3).
Nel frattempo anche la chiesa San Francesco venne a sua volta ampliata e solennemente riconsacrata nel 1774 dal vescovo di Trieste conte di Herberstein e da quello di Pedena (in Istria) Aldrago Antonio de Picardi che la ribattezzarono con il nome di Beata Vergine del Soccorso, di San Francesco e Sant’Antonio, come risulta dalla pietra lapidaria sul portale. (4)
Foto del portale (di Luciano Emili)
Dopo soli 10 anni l’antico convento adiacente fu soppresso da Giuseppe II d’Austria e la chiesa, assunta dal clero diocesano, divenne una filiale di Santa Maria Maggiore.
Restaurata nel 1813 e ampliata nel 1847 divenne ufficialmente parrocchia e con i successivi lavori di conservazione e restauro assunse l’aspetto attuale con il solo nome di Beata Vergine del Soccorso.
In un disegno del 1694 di Pietro Rossetti si può notare, contrassegnati dal numero 3, la Chiesa (nella didascalia nominata San Francesco) e il Convento dei Minoriti allora in prossimità del mare.
In una stampa della seconda metà del Settecento risulta come una parte del Convento fosse stata demolita per ricavare la grande piazza intitolata prima Lutzen dai francesi, successivamente Lipsia dal governo austriaco (5) e infine Hortis da quello italiano.
La Chiesa (contrassegnata con il numero 3) in una Stampa del 1775
La Chiesa (al numero 3) in un disegno settecentesco di Francesco Orlandi
Ancora oggi però la Chiesa di Beata Vergine del Soccorso continua a essere chiamata di Sant’Antonio Vecchio in memoria delle sue antichissime origini
Nella foto (di Bertoja da Comune di Trieste) la chiesa prima dei restauri
Note:
1. La prima parte stampata nel 1698 comprendeva la storia fino all’anno Mille, la seconda riguardante quella fino al 1702 fu ripresa e pubblicata nel 1881 a cura di Pietro Kandler e don Pietro Tomasin
2. Le famiglie delle 13 Casade: Argento, Baseggio, Belli, Bonomo, Burlo, Cigotti, Giuliani, Leo, Padovan, Pellegrini, Petazzi, Stella, Toffani
3. La grande chiesa di stile neoclassico fu consacrata nel 1849
4. In traduzione: “A Dio ottimo massimo, Antonio Ferdinanado de Herberstein, Conte del Sacro Romano Impero e vescovo di Trieste , ed Aldrago Ant. De Piccardi, vescovo di Pedena, solennemente consacrarono questo tempio dei frati Minoriti Conventuali, dedicato alla B.V. col titolo del Soccorso ed ai Santi Francesco ed Antonio, con l’assistenza di Giovanni Ples, abate infulato di S.Maria de Luca nella Vestfalia e di Pietro Cristoforo de Bonomo, decano mitrato della chiesa Cattedrale triestina Li 17 luglio 1774.”
5. Dove nel 1817 fu allestita l’Imperiale Regia Accademia di Commercio e Nautica di Palazzo Biserini
Fonti:
Ireneo della Croce, Historia antica, e moderna: sacra, e profana, della città di Trieste, 1698;
Girolamo Agapito, Descrizione della fedelissima città e Porto Franco di Trieste, 1824;
Eufrasia Bonomo, Cronache dei Santi, 1613;
Diocesi di Trieste, sito Sancta Ecclesia Tergestina
Quand’ero piccola mia nonna mi portava in chiesa qui. Ad Otto anni, nel 1954, con la mia famiglia, sono emigrata in Australia, ma i ricordi durano.
Vista l’odioso classismo delle cosiddette tredici Casade,non so se sia il caso che vengano esaltate come riferimento storico positivo.
In sant’Antonio Vecchio nel 1800 si é sposato con l’unghereseistriana Josepha Gnamb l’architetto maceratese Antonio Mollari , autore del Palazzo della Borsa vecchia. Ne sapete altro? contattatemi. Grazie
Grazie per aver ricordato il celebre architetto Antonio Mollari che oltre alla progettazione della Borsa vecchia ha contribuito alla progettazione di molti altri storici e magnifici palazzi di Trieste, in gran parte ancora esistenti.
Non si hanno particolari notizie di Josepha Gnamb solo che risulterebbe originaria di Fiume e che dal matrimonio celebrato il 30 gennaio 1804 nel novembre dello stesso anno nacque il figlio Luigi.
Grazie ancora, cordiali saluti
Gabriella Amstici