L’antefatto
Con una lettera del 15 gennaio 1866 Napoleone III comunicava a Massimiliano la sua decisione di ritirare dal Messico le sue truppe per volere del corpo legislativo e per le minacce del Governo degli Stati Uniti di provocare una guerra. Sebbene l’Imperatore del Messico si fosse dimostrato comprensivo e deciso ad affrontare con lealtà e decoro la difficile situazione, subito dopo inviò a Parigi prima il suo segretario Félix Eloin e poi il generale Juan Altomonte al fine di ritardare quanto più possibile la partenza delle truppe francesi. Carlotta, che pur aveva sempre sostenuto il marito convincendolo di non cedere all’abdicazione, comprese che stava crollando l’ultimo puntello al loro trono e che solo lei, come nipote dello spodestato Luigi Filippo d’Orléans, avrebbe potuto chiedere un aiuto all’uomo che deteneva la corona della sua dinastia.
Mentre veniva discusso il viaggio di Carlotta per l’Europa, Massimiliano incaricava il console Guillemard di chiedere alla regina di Spagna Isabella II di Spagna l’avvio di una trattativa segreta con alcuni con potenti personaggi della Corte Romana per riuscire a imporre al Messico il concordato religioso, fino allora rifiutato.
Dopo il fallimento di questa missione venne deciso che dovesse essere ancora l’imperatrice Carlotta in persona ad affrontare un colloquio privato con il papa Pio IX per supplicare il suo aiuto.
Dopo il suo inutile colloquio a Parigi con Napoleone III e il momentaneo ritorno a Miramare sfinita di stanchezza, il viceconsole Merlato comprese la gravità della situazione e convinse il console Garcìa Miranda, giunto a Trieste da soli 4 mesi, a riferire i fatti alla Regina di Spagna sperando il suo appoggio. Isabella II non affidò alcun incarico al consolato limitandosi a ringraziare per gli accurati i rapporti che le erano pervenuti.
Ma questi fatti pur gravissimi sommati all’allontanamento forzato dal marito a cui è certo fosse legata da un grande affetto e poi da uno struggente rimpianto in aggiunta alla comprensibile delusione di un Impero per sempre perduto, potrebbero essere sufficienti a ritenere davvero pazza la povera Carlotta , o avvenne qualcos’altro di ancora più drammatico della cinica indifferenza della corte Asburgica, francese, spagnola e vaticana? E se pure la situazione fosse stata, come effettivamente è stata, così perversamente ostile alla nobile coppia da indurre l’Imperatrice a un grave crollo di nervi, è credibile che non avesse potuto riprendersi e recuperare il senso della realtà? Se esistono diverse e come vedremo discutibili informazioni sull’esordio della malattia non si sono trovate notizie su quanto avvenne nei 10 mesi di reclusione al Gartenhaus che non fossero illazioni e pettegolezzi privi di fondamento.
Si ritiene così che le pazienti ricerche di Oscar de Incontrera sui rapporti del consolato spagnolo e dei medici inviati da Massimiliano stesso, possano indurre almeno una riflessione sugli inquietanti indizi raccolti.
Il viaggio nello Yucatan
Ripercorrendo quanto avvenne alla fine del 1865, cioè durante il famoso viaggio nello Yucatan e nei mesi successivi, Carlotta era sicuramente nel pieno della sue facoltà mentali, eppure la sua leggenda iniziò proprio nella visita ufficiale nella selvaggia penisola che compì da sola per volere dello stesso Massimiliano. Alcuni romanzieri storici asserirono che il viaggio durò dal novembre o dicembre del 1865 fino alla primavera del ’66 mentre i documenti storici hanno documentato che la trasferta durò un solo mese, precisamente dal 20 novembre al 20 dicembre 1865.
Oscar de Incontrera si appassionò a questa storia così dibattuta e compì degli approfonditi studi su documenti ufficiali come sui carteggi di Massimiliano e del maresciallo Bazaine con Napoleone III e altri ministri francesi, le lettere di Carlotta alla nonna Maria Amelia, ex-regina di Francia esiliata a Londra e alle amiche di Bruxelles, contesse d’Hulst e Grünne.
Tutta questa documentazione venne scritta nei seguenti libri:
Ernest Gaulot, L’Empire de Maximilien, Paris, 1890;
Egon Caesar conte Corti, Maximilian und Charlotte von Mexiko”, Zurigo 1924 (vol.2)
Contessa Henriette de Reinac Foussemagne, Charlotte de Belgique Impératrice du Mexique, Paris, 1925.
Nella lettera del 20 ottobre 1865 Massimiliano comunicò all’Imperatore Napoleone III di aver deciso la visita della consorte nello Yucatan per cercare di affrontare la drammatica situazione politica e militare con la concessione della loro autonomia. Per Carlotta aveva previsto un’adeguata scorta di accompagnamento come Federico Hooricks, segretario della delegazione belga e l’ing. Félix Eloin, segretario di Massimiliano stesso, il Ministro degli Esteri José Fernando Ramirez e quella della Giustizia Pedro Escudero.
Il viaggio quindi iniziò da Veracruz il 20 novembre 1865 sul piroscafo messicano Tabasco con la scorta della corvetta austriaca Dandolo. Il giorno 23 la nave attraccò nel porto yucateco di Sisal e la sera stessa l’Imperatrice entrò a Mérida rimanendovi fino al 4 dicembre “[…] in mezzo a feste che mi fecero dimenticare le noie e le tristezze di Città del Messico” scrisse entusiasticamente alla famiglia. I giorni successivi visitò le rovine Maya a Uxmal proseguendo per Campeche e l’isola del Carmen da cui s’imbarcò nuovamente sul Tabasco per rientrare a Veracruz il 20 dicembre.
Già il giorno dopo Carlotta scrisse alla nonna: “Sono appena tornata dal mio viaggio nello Yucatan… Dappertutto sono stata ricevuta con il più grande entusiasmo e grazie al cielo sto perfettamente bene in salute. Max è fiero di me e sommamente soddisfatto per quanto sono riuscita a raggiungere” dando quindi testimonianza non solo del suo perfetto equilibrio psichico ma anche di un compiacimento di sé che allontana l’ipotesi dei tragici fatti che qualcuno ritenne di avanzare, come l’assunzione di droghe o addirittura di uno sciagurato concepimento per opera di José Lopez Uraga, aiutante di campo di Massimiliano, per quanto fosse stato ritenuto da molti uno spregiudicato avventuriero.
Di quel viaggio Carlotta scrisse un dettagliato rapporto in cui prospettava la possibilità di concordare allo Yucatan una possibile autonomia seppure a certe condizioni e senza troppa libertà.
Nemmeno la dolorosa notizia della morte del padre Re Leopoldo I (avvenuta il 10 dicembre) alterò la sua mente, come risulta da una lettera datata alla contessa Grünne, dama d’onore della Corte belga, dove ripercorrendo i giorni della sua permanenza nella penisola messicana ricordò le ultime lettere dell’amatissimo padre con un sentimento di profonda e lucida commozione.
Tuttavia se l’assunzione di qualche droga viene del tutto esclusa da tutti gli storici almeno nel corso di quel viaggio, non altrettanto sarà negato nei mesi successivi per circostanze e casualità documentabili anche se ai margini di una certa ufficialità, cauta ad ammettere un’eventualità così sconvolgente.
Per quanto riguarda la necessità di dare un erede al trono messicano è notizia certa che fin dal 9 settembre 1865 Massimiliano firmò l’adozione del piccolo Iturbide (nipote del deposto imperatore del Messico Agostino I°) come suo Principe Ereditario, permettendogli di vivere a corte con la zia Alicia. L’imperatrice Carlotta come donna, sposa e sovrana, sofferse infinitamente per non aver avuto un figlio dal suo Max e fu inizialmente ostile all’adozione di Agostino Iturbide, tuttavia in poco tempo si talmente affezionò al bambino da provare una grandissima pena quando al precipitare degli eventi fu riconsegnato alla famiglia.
Nella foto il manto di Massimiliano dell’ordine della Guadalupa, già istituito da Iturbide.