La visita a Trieste dell’imperatore Carlo VI d’Austria nel settembre del 1728 fu preceduto da 4 mesi di convulsi preparativi.
Per offrire un soggiorno degno del suo rango venne scelto l’Episcopato di via del Castello (1) dove vennero allestiti nuovi alloggi per costui e il suo seguito, le stalle per i cavalli, i magazzini per il pollame destinato ai banchetti e le cantine per la scorta dei vini più prelibati.
In onore della regale presenza in città si decretò di erigere la statua dell’Imperatore nella centrale piazza San Pietro ma per la ristrettezza dei tempi, fu deciso di intagliarla nel legno e dipingerla d’oro.
La colonna su cui apporla venne trovata a Corgnale e ripulita dal capomastro veneziano Pietro Zuliani venne posta su un carro trainato da 43 buoi e scortato da 70 manovali.
Giunta a piazza San Pietro dopo un viaggio di 3 giorni, il 27 agosto dell’anno 1728 fu eretta con tanto di salve di mortaretto sparate dal capo-carpentiere Giovanni Candiò che poi fissò la statua dorata.
Intanto in città iniziarono a circolare voci sullo splendido avvenire di Trieste con l’allestimento di un Canal Grande come porto interno, della flotta navale, dei magazzini merci e di tutti i piani di ingrandimento urbanistico.
Per stimolare ulteriormente gli entusiasmi del popolo, i rettori della città provvidero a distribuire a piene mani delle grandi quantità di pane e di otri colme di vini bianchi e rossi che infatti furono graditissimi.
Così non si sa bene se per le ebbrezze di Bacco, la vista assonnata di qualche guardiano o per lo scherzo di qualche bontempone serpeggiò la notizia che nei dintorni dell’arsenale austriaco e delle saline, alle spalle di piazza San Pietro dove troneggiava l’imponente statua imperiale, s’ aggirava una misteriosa figura con un paludamento tutto d’oro… La leggenda perdurò incredibilmente fino ai primi anni dell’Ottocento, quando iniziarono i decenni di prosperità di Trieste e del suo porto.
Quanto alla statua in legno dorato dell’imperatore Carlo VI , dopo aver scartato la possibilità di eseguirla in bronzo come quella del padre Leopoldo I, fu deciso di scolpirla in pietra. Su progetto dell’udinese Giovanni Fusconi, solo nel 1754 venne eseguita dallo scultore veneziano Lorenzo Fanoli e ancora eretta sulla colonna in Piazza Grande.
Se spesso qualche gabbiano stazioni sul regale capo dell’Imperatore e lo scettro impugnato nella sua mano destra da una certa prospettiva induca qualche maliziosa suggestione, il braccio sinistro indicava il futuro, grande porto di Trieste.
La statua di Carlo VI troneggia ancora in Piazza Unità mentre di quel primo arsenale austriaco dove si aggirava il misterioso uomo dal mantello d’oro rimase solo il nome della piccola strada affacciata sulle Rive.
1. All’epoca del soggiorno di Carlo VI la storica sede era abitata dal vescovo Luca Sartorio Delmestri von Schönberg
Notizie tratte dal testo di Silvio Rutteri, Spunti dal suo passato, Borsatti Editore, Trieste, 1951