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Sissi a Miramare

Dopo i soggiorni e le cure termali Elisabetta ritrovò un po’ di salute e di serenità per riprendere gli impegni alla corte di Vienna. Risalgono al marzo del 1865 i suoi più celebri ritratti realizzati da Franz Winterhalter che la immortalò con lo splendido abito di gala bianco e quello in veste da camera con i lunghi capelli annodati sul petto destinato allo studio privato dell’Imperatore nella Hofburg.
1864 - 1865franz
Incoronata nel marzo del 1867 regina di Ungheria, Elisabetta soggiornerà spesso a Palazzo Gödöllő, ma per ben 14 volte anche al castello di Miramare rimasto a disposizione dell’Impero con una parte della servitù. Le permanenze saranno però tutte abbastanza brevi in quanto rappresentavano una sosta prime di imbarcarsi su una delle navi attraccate al porticciolo del parco per raggiungere le mete predilette nei mari del Sud.sepia

Passeranno così gli anni tra Vienna, l’Ungheria e i soggiorni alle terme di Baden-Baden e Bad-Ischl per alleviare i frequenti dolori nevritici e ossei, ma i primi segni dell’età e le fatiche dei continui allenamenti del suo esile fisico iniziavano a essere evidenti.

Sissi ritornerà a Trieste a fianco di Francesco Giuseppe il 16 settembre 1882 per partecipare all’Esposizione Industriale – Agricola allestita a Sant’Andrea e a una grande festa sulla nave Berenice ma il loro soggiorno sarà funestato dalla notizia di una sventata offensiva e dalle piogge battenti. (1) 

Nella foto (Biblioteca Civica) il Padiglione imperiale al centro del complesso espositivo a Sant’Andreaesposizione

Durante la permanenza in città l’imperatore commissionerà alla “Eastern Telegraph Company” un lunghissimo cavo sottomarino che nei pressi del castello di Miramare avrebbe raggiunto Corfù (2) permettendogli di ricevere notizie telegrafiche dell’inquieta consorte durante i suoi frequenti soggiorni nell’isola greca. (3)

Sei anni dopo, nel dicembre del 1888, gli imperatori d’Austria s’incontreranno ancora a Miramare per trascorrervi il Natale e fu allora che Sissi otterrà il permesso di acquistare e ristrutturare una villa nel borgo Gasturi di Corfù, chiamata poi l’ Achilleion, in omaggio al suo prediletto personaggio omerico.
Dopo l’entusiasmo dei progetti, nel gennaio del 1889 la sua vita sarà sconvolta dalla tragica morte di Rodolfo a Mayerling; rinchiusasi per mesi nelle stanze della Hofburg, Elisabetta sceglierà di indossare per sempre gli abiti a lutto.sissssi

Ma la rincorsa verso i suoi sogni la porteranno ancora a Miramare dove trascorrerà il Natale del 1889 raggiungendo poi Corfù per sorvegliare i lavori nella villa e nel parco circostante.

Decisa a intraprendere lo studio del greco antico e moderno, nel 1891 accoglierà a corte il giovanissimo insegnante ateniese Constantin Christomanos, che immediatamente rapito dalla sua figura alta e sottile, dal suo incedere leggero, dalla sua voce lenta e sommessa scriverà in un diario i ricordi di quell’anno trascorso con lei. (4)

Il giovane insegnante di greco Costantin Christomanos (Atene 1867 – 1911) costantin

Attraverso le pagine del libro saranno così svelati i pensieri più segreti dell’inquieta Imperatrice, l’instabilità dei suoi umori e a tratti persino la sua stessa anima che si svelerà nelle conversazioni letterarie tra le stanze dei castelli o le passeggiate tra parchi e boschi ma soprattutto veleggiando sul Miramar dove Elisabetta, rapita dal fascino del mare e dei venti, amava stazionare in uno spazio allestito sul ponte posteriore e protetto dai teli.

Il Miramar nelle foto di CMSA ssss

eeeeIl salotto e la camera da letto del Miramar (foto CMSA) Csalotto letto

Sono un gabbiano, volo di onda in onda” diceva nei momenti sereni, ma all’ improvviso sopraggiungevano anche pensieri di morte: “ Quando c’è tempesta e siamo in alto mare, mi faccio legare a questa sedia. Come Odisseo, perché le onde mi tentano”.

Constantin racconterà che passeggiando tra i boschi di ulivi e aranceti nell’amata isola greca di Corfù, Elisabetta veniva attratta da una piccola isola abbandonata e coperta di cipressi che le ricordava l’ Isola dei morti raffigurata nel famoso dipinto di Böcklin: “Se non dovessi annegare in mare vorrei essere sepolta qui, dove avrò sopra di me soltanto le stelle” gli confidava pensierosa.
Sopraggiungeva però sempre la voglia di ripartire: “Le mete di un viaggio sono desiderabili soltanto perché tra noi e loro si frappone il viaggio. Se arrivassi in un posto e sapessi di non potermene più allontanare, foss’anche il paradiso, mi parrebbe di essere all’inferno… Sapere che devo presto ripartire mi emoziona e mi fa amare qualsiasi luogo” rivelando così la sua insopprimibile inquietudine.

Villa Acheillon a CorfùAchilleionL’immagine di Miramare nella villa di Corfù (foto di Claudio Balconi) claudio BalconiElisabetta continuerà a inseguire i suoi sogni e a viaggiare verso il suo destino per ancora sei anni. Al giovane Constantin, accomiatato dopo un solo anno dal loro primo incontro, rimarrà il dono di una preziosa spilla di brillanti sormontata da una corona e il ricordo di quegli indimenticabili mesi vissuti tra mare e terra.

Note:
1. Guglielmo Oberdan sarà arrestato a Monfalcone lo stesso giorno dell’arrivo della coppia imperiale
2. Il primo ufficio telegrafico aperto al pubblico fu quello di Trieste che nel 1849 si collegava a Vienna via Lubiana
3. Claudio Pristavec ha confermato che il cavo partiva da un piccolo edificio dipinto di blu ed esistente fino agli anni Sessanta quando fu abbattuto per costruire una villa sul cui muro del garage fu conservata una targa che menzionava l’uso telegrafico.cavo sottomarino4. Il libro, pubblicato dopo la morte dell’imperatrice nel 1898, avrà un grande successo di pubblicoimg556

Notizie tratte da:
Elisabetta d’Austria, Trieste e l’Italia, catalogo a cura di Marina Bressan, Ed. della Laguna, Mariano del Friuli, 2000;
Elisabetta d’Austria nei fogli di diario di Constantin Christomanos, Adelphi Edizioni, Milano, 1989.
Consultazioni: Sissi, Elisabetta d’Austria, l’impossibile altrove, Silvana editoriale, Milano 2000 –  Collegamento esterno su Cinquantamila.it Cronologia di Sissi 

Massimiliano e Sissi (seconda parte)

Dopo il soggiorno di quasi 6 mesi a Madera,  Elisabetta si rimise in salute ma prima di ritornare a corte con la nave Victoria and Albert decise di navigare verso Cadice, Siviglia, Maiorca, Gibilterra, Malta, arrivando nel maggio 1861 a Corfù, la mitica isola degli eroi greci di cui s’innamorò immediatamente. (1)
Deciso di riportare a corte l’inquieta consorte e stabilita la data del suo arrivo nel golfo di Trieste, il 18 giugno 1861 Francesco Giuseppe la raggiunse assieme a Massimiliano sullo yacht Fantasia mentre l’arciduchessa Carlotta era in attesa sul porticciolo.
La scena dell’arrivo a Miramare sulla scialuppa della nave inglese fu immortalato in un celebre quadro di Cesare dell’Acqua dove sono raffigurati i fratelli d’Asburgo in uniforme della Marina che in procinto di scendere assistono all’incontro di Sissi e Carlotta tra ufficiali gallonati e la servitù del castello.

Nella foto il quadro di Cesare dell’Acqua del 1865 esposto in una sala del castello.Dell'acqua
L’incontro tra le due giovani cognate fu apparentemente molto affettuoso ma non appena entrati al castello l’Imperatrice Elisabetta lasciò libero il cane pastore portato da Madera che improvvisamente si avventò sul maltese di Carlotta (2) sbranandolo orribilmente. (3)

con caneDetestando i cagnolini Sissi non si preoccupò né ritenne di doversi scusare provocando un’inaspettata reazione di Carlotta che ripresasi dalla disperazione e giudicando molto preoccupante il comportamento della cognata, espresse la sua perplessità all’Imperatore.

La coppia imperiale parti molto presto per Vienna ma sorprendentemente Massimiliano li raggiunse pochi giorni dopo, quando Sissi si riammalò. Diagnosticata una tisi galoppante, il medico le consigliò un lungo soggiorno in un clima caldo e asciutto.
Le cronache dell’Impero non riferirono nulla sulle trattative avvenute nella Hofburg, ma di fatto l’Imperatrice decise di partire per Corfù con l’arciduca.
Se Francesco Giuseppe acconsentì controvoglia, Carlotta rimase esterrefatta di quella discutibile scelta, ma consapevole delle complesse dinamiche familiari e disposta ad accondiscendere sempre a tutte le velleità del marito, non sollevò ulteriori questioni.
In tutta la planetaria bibliografia degli Asburgo non fu mai menzionata una possibile liason tra Elisabetta e Massimiliano, anche se fu constatata la loro affettuosa intesa, ma ci permettiamo riportare quarto scritto sull’argomento dal principe Michele di Grecia di cui sono note le conoscenze nel Gotha europeo e le documentatissime fonti del suo famoso libro su Carlotta:
Elisabetta, con la sua straordinaria capacità di far sempre ciò che vuole senza tenere minimamente presenti gli altri, non deve essersi fatta nessun scrupolo a circuire il cognato e Max si è lasciato affascinare dalla sirena.”
Pur ritenendo poco probabile un rapporto fisico tra di loro, il nobile scrittore ritenne quindi possibile che Massimiliano fosse stato attratto dalla bellezza e dalla personalità di Elisabetta e che persino l’avesse considerata un’impossibile amore, come fu quello con la sua promessa sposa principessa Amelia di Braganza, soprannominata “A Princesa Flor“, morta a soli 22 anni nel 1853.

(foto Wikipedia) WikipediaDi certo il 27 giugno 1861 i giovani cognati sbarcarono nell’isola greca dove si trattennero fino all’arrivo del 13 ottobre dell’Imperatore che si dimostrò comunque felicissimo di trovare l’amata consorte guarita e in piena forma.

Conclusa la romantica vacanza di Sissi e Max non finirono del tutto i malumori di Francesco Giuseppe verso il fratello né quelli di Carlotta, delusa dalla Corte imperiale che non offriva nuovi incarichi per l’arciduca.

Nel successivo lungo soggiorno degli Imperatori d’Austria a Venezia, il clima umido e freddo della laguna dopo i giorni felici a Corfù provocarono in Elisabetta una tale sorta di malinconia e inquietudine che nell’aprile dell’anno successivo il suo ricorrente male si ripresentò.
Intervenne allora la madre principessa Ludovica che la convinse a recarsi a Kissingen, in Baviera, per seguire una cura termale e una dieta sana.

Mentre Sissi si ristabiliva riprendendo alcuni impegni alla Corte di Vienna e lo studio dell’ungherese, il ministro degli Esteri austriaco propose a Massimiliano la corona del futuro Impero del Messico sollevando una complicata sequelle di trattative tra Austria, Francia e Spagna fino alla formale offerta della delegazione spagnola nell’ottobre del 1863.

Il 1864 sarà l’anno dei commiati del biondo arciduca che con la moglie Carlotta e  i titoli di Imperatori del Messico si appresteranno alla partenza verso le lontane terre dell’America.
Nell’ultimo viaggio in Europa porgeranno i loro saluti alla corte di Napoleone III viaggiando poi verso Vienna, accolti con tutti gli onori da Francesco Giuseppe e soprattutto da Elisabetta. Il clima affettuosamente festoso sarà però presto interrotto quando Max rifiuterà sdegnosamente di firmare la rinuncia a tutti di diritti della corona d’Austria impostagli dall’ Imperatore (4). A nulla serviranno le suppliche di Carlotta e persino dell’arciduchessa madre Sofia mentre Sissi, resasi conto di non poter cambiare le decisioni del suo potente marito, si limiterà ad esprimere il suo immutabile affetto verso i cognati.

Ritornati a Trieste in preda alla collera, dopo una serie di inutili contatti con i reali di Francia e Belgio, Massimiliano riuscirà ad ottenere solamente alcuni favori da parte di Vienna e il 9 aprile 1864, in presenza di Francesco Giuseppe arrivato appositamente a Miramare, sarà costretto a firmare la sua rinuncia a ogni pretesa successoria dell’Impero austriaco (5).
Dopo l’incoronazione del 10 aprile la partenza per il Messico sarà fissata per il giorno 14, tra le navi imbandierate e una folla commossa.

L’imperatore del Messico andrà così verso il suo tragico destino mentre l’Imperatrice d’Austria riprenderà i suoi viaggi tra i castelli e le residenze di Corte, i soggiorni termali e quelli in villa Achilleion di Corfù tra malesseri, inquietudini, lunghe navigazioni nel Mediterraneo alla ricerca di una pace che non troverà mai.
Ho amato, ho vissuto, ho peregrinato attraverso il mondo ma mai ho raggiunto quello che cercavo” scriverà nei suoi diari.

Nella foto l’affettuosa lettera di Natale che Elisabetta, firmandosi Sisi, scrisse a Carlotta, già chiusa nel castelletto in preda alle crisi paranoiche, assicurandola delle sue preghiere per lei e il suo Max.Sisi due

sisiDopo la morte di Massimiliano e il rientro di Carlotta in Belgio, Elisabetta ritornerà ancora molte volte nel Castello di Miramare dove avrà sempre a disposizione una delle navi imperiali pronte a salpare.

Raggiungerà il cognato Massimiliano nella cripta dei Cappuccini di Vienna dove nel settembre del 1898 sarà deposto il suo sarcofago tra Francesco Giuseppe e il figlio Rodolfo.tomba tAdtripAdvisor

Note:

  1. Anni dopo Elisabetta si farà costruire la grande villa chiamata “Achilleion”
  2. Il piccolo maltese le fu regalato dalla regina Vittoria
  3. L’episodio è riferito nel libro L’Imperatrice degli addii di Michele di Grecia
  4. Se Massimiliano non avesse firmato Francesco Giuseppe gli avrebbe negato il consenso alla partenza per il Messico. 
  5. La successione era destinata al Principe ereditario Rodolfo d’Asburgo-Lorena

Notizie e consultazioni:
Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Elisabetta d’Austria, Trieste e l’Italia, Ed. Laguna – Ed. Generali, Monfalcone, 2000
Michele di Grecia, L’Imperatrice degli addii, A. Mondadori Editore, Milano, 2000

I PORTI DI TRIESTE

Nasce l’Emporio Trieste

Le fortune commerciali di Trieste iniziarono con l’istituzione del “Consiglio Commerciale” avvenuto a Graz nel 1715 per volere dell’Imperatore austriaco Carlo VI e finalizzato alla realizzazione di una marina austriaca per rilanciare i traffici mercantili. La “Magna carta” del 1717 liberalizzò la navigazione nell’Adriatico e lo statuto del 16 marzo 1719 abolirà i dazi per sbarchi, imbarchi, trasbordi o giacenze a terra non superiori ai 9 mesi nella marina compresa tra il futuro molo San Carlo e Campo Marzio.
Secondo i disegni imperiali la nuova Compagnia Orientale avrebbe promosso i traffici e le esportazioni di materie prime e manufatti delle province austriache transalpine ma il controllo della potente Serenissima boicottò le mire espansionistiche dell’imperatore Carlo VI costringendolo a togliere per qualche tempo le bandiere di navigazione.
Trieste aveva però iniziato la sua ascesa per divenire il grande porto che fu nonostante il regime di porto franco rimanesse confinato entro i suoi magazzini e le vie di comunicazione con l’interno fossero ancora carenti.
Dopo la morte di Carlo VI nel 1740 salirà al trono imperiale Maria Teresa d’Austria che comprese subito la necessità di organizzare un porto attrezzato per i traffici verso il Mediterraneo.
Nel 1748 verrà istituita l’Intendenza Commerciale per la nuova “Provincia mercantile del litorale” controllata da un “Supremo direttorio del commercio” grazie al quale saranno eliminati i dazi sulle merci in transito con grande beneficio per l’economia di Trieste.
Dall’anno 1751 inizieranno gli abbattimenti delle mura medievali e gli scavi sulle vecchie saline gettando le basi di riva Mandracchio e del Borgo teresiano.
L’anno successivo sarà aperto il Canal Grande e completato il molo San Carlo, sorto sul relitto dell’omonima nave misteriosamente affondata nel 1843.
Conclusa nel 1755 la guerra dei sette anni combattuta tra le potenze europee e la conseguente recessione economica, a Trieste scoppiarono tumulti tra il Supremo Direttorio e il Consiglio Comunale. Dotata di grande abilità amministrativa Maria Teresa appianò i conflitti con la fondazione della Borsa Commerciale (1764) e l’estensione dei privilegi del porto franco non solo a tutta la città ma anche al territorio compreso fra Santa Croce e Zaule con il controllo di un “Capitano” e dopo il 1776 di un “Governatore” con pieno potere economico.
Sotto la potestà del conte Carlo de Zinzerdorf la nuova compagnia Orientale Asiatica per il rilancio di Trieste avrà però vita breve per la progressiva industrializzazione dell’Europa e per la frattura dei rapporti con le Indie Orientali e la Cina.
Dopo la morte di Maria Teresa (29/11/1780) il figlio Imperatore Giuseppe II trovò una disastrosa situazione finanziaria causata dai consistenti esborsi dell’ambiziosa imperatrice.
Mentre le sorti del porto dovevano ancora essere ridefinite, Trieste languiva tra modeste attività industriali e commerci di piccola entità che istigavano i contrabbandi e le deliquenze.
Una pietra miliare nella storia della città si ebbe nel 1789 con l’edificazione dello “Squero Panfilli” nel nuovo Borgo Teresiano che finalmente permetterà uno scalo funzionale per le imbarcazioni incrementando quindi traffici e affari.
Con Leopoldo II, succeduto nel 1780 a Giuseppe II, le condizioni sociali sarebbero sensibilmente migliorate se il 22 marzo 1797 non fosse giunto il commissario francese Campana latore di una lettera di Napoleone Bonaparte in cui intimava la resa della città. Due giorni dopo il generale Dugua con 230 dragoni irruppero a Trieste avanzando la richiesta di 2.600.000 lire torinesi in nome della “libertà rivoluzionaria”. Dopo la cacciata del generale austriaco Casimir e l’arrivò di Napoleone in persona si creò una gran confusione fra la popolazione, divisa tra le mire di diversi poteri e costretta a pagare l’alto costo del suo sviluppo mercantile, tra l’altro messo a dura prova per i continui conflitti austro-inglesi-francesi.
Dopo ulteriori rivalse dell’esercito austriaco e la successiva pace sancita a Vienna nel 1809, Napoleone riprese il dominio su Trieste che fu nominata sede di governo delle “Province illiriche”.
Il 10 settembre 1813 l’offensiva dell’esercito austriaco costrinse alla resa i francesi ormai asserragliati nel Castello di San Giusto. Il 23 luglio 1814 il Congresso di Vienna stabilì l’annessione all’Austria di tutte le Province illiriche e il controllo sulla città con la concessione dei privilegi di “porto franco”.
Risolte le velleità napoleoniche, Trieste era destinata a divenire il primo emporio dell’Europa centrale e punto strategico per i traffici con l’impero e la costa adriatica. I commercianti aumentarono potere e ricchezze con spericolate mediazioni e abili capitalizzazioni favorite dalle esenzioni doganali.
Nel 1818 Leopoldo II concesse all’americano John Allen la gestione della linea di navigazione Trieste-Venezia che ebbe inizio con la “Carolina”, il primo “pachebotto a vapore” a cui seguì una lunga serie di battelli. Qualche anno dopo fu interrato il tratto di mare presso Cittavecchia per creare riva Grumula e riva Pescatori (oggi NazarioSauro).
Saranno così riavviati tutti i settori commerciali che in gran parte convoglieranno nelle azioni delle “Assicurazioni generali” sorte nel 1831 ed estese dopo solo un anno con ben 21 agenzie distribuite sui territori sia dell’Impero che della penisola italiana.
Con la nomina imperiale di Ferdinando I nel 1835 il mercato triestino continuerà a crescere: saranno fondati il Lloyd Austriaco di Navigazione (2/8/1836) con le linee per Venezia e Costantinopoli, la Riunione Adriatica di Sicurtà (1838) e lo “Squero San Marco” nella baia di Muggia (1840) fondato da Gaspare Tonello già direttore dello “Squero Panfilli” in Borgo Teresiano.
Anche nel decennio successivo non mancheranno le iniziative a supporto dell’emporio Trieste: nel 1846 i fratelli tedeschi Strudhoff daranno vita a una grande officina navale creando i primi impianti del futuro Cantiere San Marco.
Nel corso dello stesso anno verrà istituita la Camera di Commercio e il Governo Centrale Marittimo.
Sorgono i due grandi porti di Trieste

Dopo l’abdicazione per malattia di Ferdinando I, il 2 dicembre 1848 verrà nominato imperatore il giovanissimo nipote Francesco Giuseppe (Schönbrunn 1830 – 1916).
Sotto il suo governo Trieste vivrà dei lunghi anni di benessere e ricchezza: nel 1853 verrà posta la prima pietra all’Arsenale del Lloyd e nel 1857 completata la Südbahn (Ferrovia Meridionale) per il collegamento diretto con Vienna.
Dopo il 1859 l’Impero dovrà però affrontare le mire nazionalistiche dell’Italia esplose con le guerre d’Indipendenza. Il territorio triestino rappresentava un’ambita meta di conquista ma nel 1866, terzo atto del conflitto italo-austriaco, quando sembrava ormai certo l’arrivo di Giuseppe Garibaldi, l’Ammiraglio Wilhelm Tegetthoff vinse la violentissima battaglia di Lissa giungendo trionfante al molo San Carlo. Dopo i temporeggiamenti del generale piemontese Alfonso La Marmora e l’armistizio dell’esercito di Raffaele Cadorna, Trieste continuò ad essere dominata dall’Austria a sua volta costretta a difenderla dai crescenti movimenti irredentisti quanto alle rivendicazioni slovene.
Parallelamente alle aspirazioni liberali di una certa parte della popolazione, la ricchissima borghesia triestina lavorava per incrementare i suoi commerci. Fu il suo più illustre esponente barone Pasquale Revoltella a collaborare attivamente alla colossale opera ingneristica di Lesseps per l’apertura del Canale di Suez, finanziato dalla Camera di Commercio e dal Lloyd Austriaco e inaugurato il 17 novembre 1869. Non dunque a caso le prime navi che valicarono i 162 chilometri delle sue chiuse furono le navi “Pluto”, “Vulcan” e “America” battenti la bandiera della storica compagnia di navigazione.
Nonostante le grandi aspettative riposte per la nuova via marittima, Trieste soffriva però di un certo invecchiamento strutturale del suo emporio e soprattutto della concorrenza con lo scalo di Fiume, favorito dal nuovo Regno di Ungheria.

L’approntamento di nuove strutture portuali divenne così improcastinabile. La poderosa impresa del Porto Nuovo fu decisa e finanziata dalla Società della Ferrovia Meridionale che fin dal 1863 incaricò l’ingegnere francese Paulin Talbot a progettare uno scalo sul modello di quello marsigliese. I lavori avrebbero dovuto essere conclusi nel 1878 ma la vastità della superficie da solidificare fece slittare la consegna dopo cinque anni.
Finalmente nel 1884 i primi piroscafi gettarono le ancore nello sterminato porto che dalle sponde del Canal Grande si sviluppava su un rettilineo di 2.600 metri sotto la collina di Gretta per raggiungere la costa di Barcola.
Sistemati i fondali per accogliere navi di grande tonnellaggio, furono ricavati quattro grandi bacini compresi fra 5 moli con superfici da 210 a 230 m. di larghezza fino a 300 m. di lunghezza, dotati di ormeggi e protetti da una diga a scogliera lunga 1.200 metri e larga 20.
Per ancora un decennio proseguirono gli allestimenti dei piazzali intermedi, degli hangars per le merci in transito, dei magazzini di stoccaggio a più piani e della centrale idraulica per la movimentazione delle gru.
Tutte le strutture portuali sarebbero state controllate dalla Camera di Commercio e gestite dall’Azienda dei Magazzini Generali.

Tra il 1880 e il 1890 i traffici dell’emporio Trieste ebbero un incremento del 33% e la sua popolazione salì a 157.466 abitanti ma l’improvvisa decisione della corte austriaca di togliere i benefici di “porto franco” causarono un sensibile aumento dei prezzi e il malcontento in buona parte della città. Ma già quattro anni dopo, nell’ottica di nuovi progetti mercantili, Vienna promulgò degli sgravi fiscali favorendo il commercio del caffè e del carbone inglese aumentando ancora il traffico portuale che all’inizio del Novecento ammonterà a un milione e 902 mila tonnellate.
Sempre nel 1900 la Compagnia di navigazione Cosulich inaugurerà le linee per il Nord-America con regolari trasporti di merci e passeggeri e saranno avviati i lavori per il grande “Porto Francesco Giuseppe” in Campo Marzio, portato a termine nel 1910 con un costo di 53 milioni di fiorini.

Nello stesso periodo saranno realizzati il molo della Sanità, gli impianti di Sant’Andrea e il “porto dei legnami” sotto la collina di Servola mentre il completamento della ferrovia dei Tauri, seconda linea di collegamento con l’interno dell’Europa, incrementerà ulteriormente il traffico nei due porti.

Divenuta un riferimento per il Centro Europa e al culmine della sua floridezza economica a Trieste iniziarono i conflitti tra i liberali italiani e i nazionalisti sloveni talvolta istigati dallo stesso governo austriaco per frenare i crescenti movimenti irredentisti. In aggiunta ai problemi politici sorsero anche quelli sindacali, spinti dalle correnti socialiste appoggiate dal Regno Sabaudo.
Dopo la sconfitta elettorale del partito liberal-nazionale nel 1907, il voto amministrativo del 1913 sancì invece la sua vittoria con gravi ripercussioni sull’ordine pubblico scosso da frequenti atti di violenza tra italiani e sloveni.
In questo clima di tensioni e attriti, il 28 giugno 1914 giunse la notizia dell’assassinio a Sarajevo dell’arciduca Francesco Ferdinando, erede delle corone d’Austria e Ungheria, seguita dalla dichiarazione di guerra alla Serbia emanata dalla corte di Vienna il 12 luglio.
Tutti gli scali dei porti divennero così attracchi per le navi da guerra e Trieste visse le nuove dolorose pagine della sua lunga storia riscritta dopo quella guerra combattuta con il sangue fratricida sparso sulle sue stesse terre.

Fonti:

(Enciclopedia monografica del Friuli Venezia Giulia – Silvio Rutteri, Trieste Spunti dal suo passato, Borsatti Ed., Trieste, 1950 – Trieste raccolta, Fondo Weiss, 1996)