Al tempo dell’ Impero di Diocleziano e Massimiano, tra il III e IV secolo d.C., il giovane cristiano Sergio insignito del grado di tribuno militare giunse nella romana Tergeste stringendo sincere amicizie con i correligionari cittadini.
Richiamato a Roma e consapevole di poter essere martirizzato per la sua fede cristiana, promise di dare un segno alla città nel momento della sua morte.
Giunto all’Urbe fu accolto dagli imperatori e nominato primicerio con un’importante carica all’interno delle gerarchie militari ma condividendo nel contempo la sua devozione a Cristo con il soldato Bacco a cui fu poi legato da profonda amicizia.
Inviati entrambi in Oriente per affrontare la riscossa di Valerio Galerio Massimiano dopo la sconfitta con i persiani, Sergio e Bacco contribuirono a ottenere la vittoria romana, ma la loro gloria fu di breve durata. A seguito dell’emanazione di un decreto per la persecuzione dei cristiani, alcuni vili legionari che aspiravano ai loro prestigiosi ruoli, li denunciarono alle autorità. Convocati al cospetto dell’imperatore, Massimiano Sergio e Bacco rifiutarono l’adorazione degli dei pagani riaffermando l’appartenenza alla fede cristiana.
Degradati come militari e in sprezzo alla loro virilità i due amici furono vestiti con abiti femminili e costretti a percorrere incatenati le strade più frequentate tra lo scherno della popolazione. Portati nella provincia dell’Eufrate al cospetto del prefetto Antioco, ricusarono l’abiura riaffermando ancora la loro cristianità. Il giovane Bacco venne immediatamente flagellato a morte mentre Sergio fu legato al cocchio dello stesso Antioco e trascinato per miglia e miglia nel deserto siriano con calzari foderati di aculei fino alla città di Resafa (1) dove il 7 ottobre dell’anno 303 gli fu mozzata la testa.
Fu allora che secondo la leggenda tramandata a Trieste sul piazzale del Foro romano a San Giusto cadde dal cielo la lancia alabardata di San Sergio come segno della sua morte.
Il martirio fu dunque sicuramente dovuto alla tremenda persecuzione anticristiana scatenata dagli imperatori romani ma sorprende che la storica leggenda abbia tramandato il particolare degli abiti femminili con cui i due guerrieri vennero vestiti.
Per quanto nell’antica Roma i costumi sessuali fossero liberamente praticati e accettati quello che veniva invece schernito era la palese caduta del mito virile dell’uomo soprattutto quando avesse riguardato un soldato di alte cariche.
Se fino al VII secolo Sergio e Bacco venivano ancora rappresentati uniti dalle fede cristiana nei secoli successivi l’immagine con le aureole compenetranti voleva forse suggerire la loro componente omosessuale.
Nella foto un’icona del VII secolo con Sergio e Bacco
In un dipinto del XIII secolo con un’immagine femminile e le aureole unite
In tempi più recenti i due guerrieri romani divennero un simbolo per le comunità cristiane omosex e negli anni Novanta la loro icona dipinta dall’artista francescano Robert Lenz’s fu addirittura portata alla sfilata del Gay Pride di Chicago, dimostrando ancora una volta come le leggende storiche possano essere riadattate nel corso dei secoli.
Nota 1. Resafa, in aramico Ruṣāfa, si trovava a 35 km da sud dell’Eufrate, lungo la “strada lastricata” costruita da Costantino, fu un centro di controllo delle carovaniere verso Aleppo. Chiamata Sergiopoli dopo il martirio del santo a cui venne dedicata una basilica divenne una meta di pellegrinaggi cristiani e in seguito un luogo di transito dei Cavalieri del Tempio verso le Crociate. Dopo la seconda metà del Milleduecento l’invasione dei Mongoli prima e dei Turchi poi la cittadina cadde in rovina e divenne terra di pastori nomadi.
Notizie tratte da: Silvio Rutteri, Trieste, spunti dal suo passato, Edizioni LINT, Trieste, 1971 – Progetto Gionata