Nell’autunno del 1839 Trieste accolse con grande entusiasmo l’arrivo di Franz Liszt (Raiding, 1811 – Bayreuth 1886) lo straordinario pianista-compositore che mandava in visibilio le platee teatrali di tutta Europa.
Bellissimo e affascinante, famoso anche come tombeur de femmes, il musicista ungherese era legato dal 1833 alla contessa Marie d’Agoult che per lui aveva abbandonato il marito e due figli.
Nel 1837 l’innamoratissima coppia giunse in Italia per una serie di tournées concertistiche assieme alla loro la figlia Blandine, nata a Parigi nel 1835, seguita da Cosima, nata a Como nel 1837 (nota 1) e di Daniel a Roma nel 1839. (nota 2)
A Firenze le loro strade però si separeranno e dopo il ritorno a Parigi di Marie con i 3 figli, Franz viaggerà in carrozza fino Venezia per poi imbarcarsi il 25 ottobre del 1839 su un battello raggiungendo dopo 11 ore di navigazione il molo San Carlo.
Il giornale L’osservatorio Triestino aveva già redatto gli articoli per il grande pianista, atteso per i 2 concerti con il soprano Carolina Ungher e il tenore Napoleone Moriani programmati per i giorni 5 e 11 novembre al Teatro Grande. (nota 3)
Non mancheranno però le cronache rosa riguardo il soggiorno triestino di Liszt che fin dalle prime ore del suo arrivo si diresse nello stesso albergo dov’era alloggiata la Ungher.
La 36enne cantante, ufficialmente un’amica di vecchia data, era una donna di grande fascino (nota 4) e all’epoca una soprano molto famosa anche per essere stata scelta da Ludwig van Beethoven come solista nella prima applauditissima rappresentazione della Nona Sinfonia (nota 5).
Durante i 17 giorni di permanenza a Trieste Liszt e la Ungher saranno inseparabili e non solo a teatro, alimentando così chiacchere e illazioni che tuttavia non trovarono conferme, anzi, fu lo stesso musicista a sostenere di essere “costretto” ad accettare gli inviti della cantante in quanto Trieste era del tutto sprovvista di vita sociale.
“Trieste è per me un lazzaretto. Vi dimoro come in quarantena. Il mare è là, davanti a me, ma mi sembra stupido e inanimato… Qualche mercantile, battelli a vapore, della nebbia, atmosfera metà inglese” scriveva Franz alla d’Agoult, soffermandosi piuttosto sui suoi patemi in merito al pubblico triestino che:
“Castiga, per un non nulla, anche i grandi interpreti. Spesso senza darsi la pena di esaminare i fatti fischia a oltranza. E’ sufficiente anche una piccola mancanza agli usi locali…”
I due concerti al Teatro Grande ebbero invece un grande successo e quando il giorno 12 novembre Liszt partì per Vienna scomparve anche la Ungher anche se comunicò di essere “ammalata”.
A causa di tutti tradimenti subiti, verso la fine del 1843 Marie d’Agoult si separerà definitivamente da Franz che dopo un burrascoso confronto legale riuscirà ad aggiudicarsi l’affido dei figli, sebbene li avesse poi lasciati alle cure di sua madre Anna Liszt.
Dopo una serie di trionfali concerti in tutta l’Europa dal 1848 al 1861 l’inquieto musicista si legherà alla principessa Caroline de Sayn-Wittgenstein stabilendosi a Weimar e successivamente a Roma dove si ridesteranno le sue tendenze mistiche tanto da indurlo a ricevere gli ordini minori di San Francesco.
“Giunge per me il momento di liberarmi della crisalide del virtuoso e di lasciare libero volo al mio pensiero”
Attivo fino agli ultimi anni della sua vita Liszt morirà di polmonite nel 1886 a Bayreuth (Germania) dove si svolgeva il festival wagneriano e dove sarà sepolto.
Note:
1. Nel 1870 Cosima diverrà la seconda moglie di Richard Wagner;
2. Nel corso del viaggio in Italia Liszt comporrà l’ Album d’un voyageur e Les Années de pèlerinage;
3. Rinominato nel 1861 Teatro Comunale;
4. Quando Rossini ascoltò la cantante a Parigi, disse: «La Unger possiede l’ardore del sud, l’energia del nord, polmoni di bronzo, voce d’argento e talento d’oro».
5. La Nona Sinfonia di Beethoven fu rappresentata per la prima volta a Vienna il 7 maggio 1824;
I dipinti di Franz Liszt (1839) e di Marie d’Agoult (1843) sono del ritrattista tedesco Henri Lehmann (1814-1882)
Fonte:
Pietro Rattalino, Listz o il giardino d’Armida, Ed. EDT, Torino, 1993;