Archivio mensile:giugno 2018

San Sergio: una chiesa, una via

Le prime tracce di una chiesa intitolata a San Sergio appare su un documento del 1278 dove il vescovo Arlongo concesse la sua costruzione in contrada Caboro. (1) (2)
Nel 1338 l’edificio risultò distrutto ma otto anni dopo fu trovata la notizia del ricevimento di un vessillo donato dalla chiesa di San Giusto e negli anni 1351-52 ebbero luogo 2 processioni.
Il 7 ottobre 1366 fu segnalata per la prima volta una festa con canti e musiche per celebrare la ricorrenza della condanna a morte del Santo, avvenuta in questo giorno d’ottobre dell’AD 303, tradizione rimasta nella Sancta Ecclesia Tergestina e rispettata ancora nei nostri giorni. (3)
La chiesa ubicata in Caboro (4) venne ancora menzionata in documenti del Codice Diplomatico Istriano datati 1414 e risultò ancora esistente nel 1494 (5) ma in seguito non vennero riportate altre notizie in merito.

Nella foto un settore dell’affresco di G.G. Cosattini (1678) conservato nel Battistero della Cattedrale di San Giusto (Cappella di San Giovanni)  con la mano di San Giusto sulla Tergeste medievaleimg320

Nel 1442 fu invece attestata la costruzione di un’altra chiesa dedicata al Santo in una zona ben lontana dalle mura che rinchiudevano la città e a quei tempi ricoperta dai boschi che dal colle di San Giusto si estendevano sino alle future vie del Bosco e Madonnina.
In quell’anno infatti fu depositato alla Sede vescovile di via Castello un atto testamentario sul quale per volontà del defunto signor Andrea Covaz venivano donate le sue 2 vigne proprio alla nuova chiesa di San Sergio, che sarebbe stata terminata 2 anni dopo.
Altre documentazioni sull’edificio proseguirono fino al 1494 ma ancora due secoli dopo i campi vicini venivano identificati con il nome del Martire come fu attestato su una pergamena conservata negli archivi comunali. (6)

La memoria storica venne comunque conservata mantenendo il nome come indicazione della zona dove si trovava l’antica chiesa e quando furono tracciate le nuove strade, nel 1835 fu deciso di intitolare al santo il tratto di congiunzione tra le vie del Bosco e Madonnina.

Un settore di una stampa ottocentesca dove si notano le zone verdi sotto il castello di San Giusto con la via Mulino a Vento in primo piano – sotto una mappa del 1850 stampa 1850

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Un tempo nella Cattedrale di San Giusto esisteva la Cappella di San Sergio con una mensa risalente al 1731 e in parte modificata nel 1769.

Nel 1835 venne inserita una pala di Giovanni Kandler (7) raffigurante il martire davanti all’imperatore Massimiano, opera in seguito perduta e documentata in un bozzetto presso i Civici Musei. (8)
Durante i lavori strutturali effettuati nella Cattedrale negli anni Venti l’altare fu però smantellato e portato nella chiesa di Lanischie (oggi Lanišće in Croazia).

Nella foto CMSA del luglio 1928 la cappella e l’altare di San Sergio prima della demolizioneimg319
Come dedica a San Sergio, nell’anticappella del Tesoro sulla navata sinistra di San Giusto, appare il grande dipinto di Carlo Wostry raffigurante il giovane santo e la scena della caduta dell’alabarda sul piazzale davanti il Propileo romano narrata nell’antica leggenda.

Nella foto (GA) il grande pannello di Carlo Wostry corr. 2

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Sulla parete sinistra della navata dell’Addolorata, limitrofa alla cappella di San Giovanni, è appeso il bel quadro di Benedetto Carpaccio (9) Madonna che allatta il Figlio tra San Giusto e San Sergio risalente al 1540 e sottoposto a un restauro nel 1913.  (10) Il nostro comprotettore appare qui vestito da soldato con in mano la lancia-alabarda riportata anche sul fondo rosso dello scudo.Madonna
Una statua di San Sergio in corazza con l’alabarda in pugno si trova anche in un camminamento del castellosss ss
Un altro San Sergio fu invece scolpito da Francesco Bosa nel 1842 ed è collocata tra gli altri cinque protettori di Trieste nell’attico della Chiesa di Sant’Antonio Nuovo. (11)trip advisor
In uno dei medaglioni appesi sulla navata della chiesa di Montuzza è custodito invece un dipinto di Pompeo Randi (Forlì 1827 – 1880). L’immagine di questo San Sergio guerriero è molto bella e mi ha colpito per un particolare ben visibile nell’ingrandimento e che, se mi si scuserà per l’ignoranza, non mi sarei proprio aspettata.sergio

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Così questo personaggio combattente ma così tanto devoto cristiano da divenire un martire e per di più un nostro protettore, mi ha incuriosito e ho cercato la sua storia che riproporrò in sintesi nel prossimo articolo.

Note:
1. Notizia tratta da triestestoria.altervista
2. Secondo Silvio Rutteri su carte del Quattrocento il luogo indicato come “soto Sancti Serci” sarebbe collocabile tra la via Rota e la via dell’Ospitale dove un certo Paris Pellegrini possedeva dei fondi
3. Da Diocesi di Trieste
4. Il Caboro fu anche identificato come la zona sul fianco sottostante al Castello, nome che poi rimase sulla via lungo la collinetta di Montuzza
5. Notizia riportata da Luigi de Jenner
6. Notizia riferita da Silvio Rutteri
7. Soprannominato Nane, fu fratello dello storico-letterato Pietro Kandler, Trieste 1805-1865
8. Da Atlante dei Beni Culturali
9. Figlio del più famoso Vittore, Venezia 1500 – Capodistria 1560
10. Il dipinto fu realizzato per la sala del Consiglio Maggiore di Trieste, esposto sotto il portico della Torre del Porto, in seguito nella chiesa San Pietro di piazza Grande e dopo la sua demolizione nel 1870 affidato alla Cattedrale di San Giusto
11. La statua di San Sergio, caduta durante il terremoto del 1976, venne restaurata nel 1988

Notizie tratte da: Silvio Rutteri, Trieste Storia e Arte tra vie e piazze, Ed. LINT, Trieste, 1981 – Trieste – Spunti dal suo passato, Ed. LINT, Trieste, 1971;
Marzia Vidulli Torlo, San Giusto, ritratto di una Cattedrale, Civici Musei di Storia e Arte, Trieste, 2003;
Articolo sulla Rivista “la Bora”, 1979 – Triestestoria.altervista – Wikipedia – Wikisource

Ricordo di Giulio Perotti

Perotti è un nome che a Trieste viene ricordato per il raffinato e purtroppo non più esistente negozio di fiori presso Palazzo Modello con le sue belle vetrine in Capo di Piazza e via del Teatro (1)Palazzo Modello
L’attività commerciale iniziò nel lontano anno 1879 in via San Nicolò 28 riscuotendo gli apprezzamenti della clientela che ordinava e acquistava i suoi freschissimi fiori importati dall’estero e in parte forniti dai giardini di villa Perotti nel rione di Chiadino. (2)

Il cartellone pubblicitario dipinto da Ugo FlumianiPerotti

Il titolare Giulio Perotti, nato 1841 a Ueckermünde (3) come Julius Prott, fu infatti talmente ammaliato dalle bellezze di Trieste che decise di acquistare una casa in un colle di periferia e di trasferirsi qui.
JuliusIl nostro concittadino aveva intrapreso sin da giovane degli studi musicali a Berlino, Firenze e Parigi e nel 1863 iniziò una sfolgorante carriera di tenore e con il nome d’arte Giulio Perotti si esibì in numerosi repertori operistici nei più grandi teatri nazionali e internazionali.
TeatroNonostante gli impegni artistici, il Perotti trovò il tempo di ristrutturare la sua villa arredandola con preziosi libri, quadri e oggetti d’arte dedicandosi anche all’allestimento dei giardini che dotò di una decina di pozzi per le irrorazioni e di una serie di serre per la coltivazioni di pregiate piante provenienti da Brasile, Giappone, Egitto e Indie.

Foto collezione Sergio Traccanelli sepiaGli ospiti rimanevano stupefatti dallo spettacolare panorama che si godeva dallo spazioso terrazzamento della residenza, dalle rigogliose vegetazione e dalle varietà floristiche nelle serre.
Nelle note biografiche di Giulio Perotti reperibili sul Web viene riportata la sua particolare passione per le rose che nel 1892 lo indusse a creare con una serie di innesti e riproduzioni una nuova rosa dai petali bianchi e dall’intenso profumo.

Dopo più di un secolo il professor Vladimir Vremec, l’ideatore dello splendido Roseto di San Giovanni (4) ricercando delle specie antiche per arricchire le collezioni del parco, scoprì che in un catalogo della rivista Rosenzeitung pubblicata nel 1893 era inserita la Rosa Emlékezés Deák Ferencz (5) nome attribuito come ricordo dell’illustre politico ungherese ma specificando la proprietà di Giulio Perotti.Catalogo rosa deak

Traducendo dal tedesco la presentazione sulla rivista si apprende che si trattava di una magnifica ibridazione di una Rosa Thea che riuscì a conservarsi perfetta dopo tutto il lungo viaggio da Trieste a Budapest  permettendo di essere copiata in un acquerello.  La vera rosa perottiSulla didascalia della Deák Ferencz venne descritta come un fiore grande con una ricca e durevole fioritura con un profumo intenso  simile al thè bianco.Rozsa

Con il sorprendente nome di “Souvenir de Francois Deak” questa rosa bianca fu presente anche sul catalogo relativo alla Esposizione Agricola-Forestale della Ditta di floricultura di Antonio Ferrant tenutasi a Gorizia nel 1891 e premiata con una medaglia d’oro.32684101_2062362537311725_3709348359161511936_ndeak
Secondo un articolo della giornalista Ivana Suhadolc pubblicato su “Il Piccolo” in data 2 luglio 2016 la Rosa bianca Ferencz Deák – Perotti  sarebbe sopravvissuta a più di 120 anni di storia continuando a fiorire in una corte di una casa di Pregara in Istria e adesso anche nel Roseto di San Giovanni.

Il nostro celebre concittadino Giulio Perotti concluse la sua carriera operistica nel 1900 e la sua vita a Milano il 21 febbraio del 1902; nella sua città d’origine sul Mar Baltico, al confine con l’attuale Polonia, si tiene ancora oggi un concorso di canto lirico a lui intitolato.

La bella villa di Chiadino fu venduta e l’ultimo proprietario, un principe del Foro romano, la rinvedette intorno agli Sessanta e dopo il suo abbattimento sorsero dei moderni condomini; l’attività floristica della Ditta Perotti continuò invece fino ai primi anni del XXI secolo.Perotti 2

Note:
1. Oggi sostituito da una frequentata Caffetteria
2. Villa Perotti aveva l’ingresso principale in vicolo degli Scaglioni 30 e uno secondario in via dei Porta 55
3. Sul mar Baltico, al confine dell’attuale Polonia
4. Il Roseto nel Parco di San Giovanni fu creato nel 2009 e oggi accoglie ben 3.000 varietà di rose
5. Ferenc Deák (1803 – 1876) in Italia noto anche come Francesco Deak, lottò per l’autonomia del paese all’interno dell’Impero che fu ottenuta con il Compromesso austro-ungarico del 1867

Fonti tratte da:
Un articolo di Ivana Suhadolc pubblicato il 2 luglio 2016 su “Il Piccolo” – Alessandro Goracuchi, Attrattive di Trieste, Ed Svevo, Trieste, 1977 – internationaler-perotti-gesangswettbewerb.de – Wikipedia