Tra i molti personaggi vissuti a Trieste rimasti nella cronologia storia, vorremmo ricordare l’eccentrico e ricchissimo uomo d’affari Antonio Cassis Faraone. La sua antica e nobile famiglia, originaria dell’altopiano siriano di Hauran, nel corso del XV secolo si trasferì a Damasco acquisendo nel tempo un tal potere da essere soprannominata Pharaon, cioè “colui che ispira paura”. Lì nacquero i fratelli Giuseppe nel 1721 e Antonio nel 1745.
Nel 1749 la casata si trasferì in Egitto entrando nelle conoscenze di Ali Bey, importante uomo di governo che in seguito affidò al giovanissimo Antonio un incarico di prestigio al Ministero del Commercio e nel 1769 la Direzione delle dogane egiziane.
La famiglia Cassis Faraone, divenuta il principale referente del commercio estero in Egitto, fu anche molto sensibile ai problemi religiosi e dopo aver costruito una chiesa cattolica con annesso il camposanto si dedicò anche a quella copta e dei Greci scismatici, impegnandosi a convertire i giovani cattolici divenuti turchi.
Di notevoli capacità diplomatiche il giovane Antonio instaurò ottimi rapporti sia con il governo asburgico, molto interessato all’espansione in Oriente, sia con i commercianti europei.
Il ricco imprenditore milanese Carlo Rossetti volle così offrire un’ importante compartecipazione azionaria della Compagnia Privilegiata per il Commercio con l’Egitto mediante una società costituita insieme al governatore di Trieste conte Carlo Zinzerdorf.
La nuova società si prefiggeva di spostare il commercio con le Indie dal Capo di Buona Speranza alle rotte del Mar Rosso e del Mediterraneo per stabilire un rapporto diretto con l’allora floridissimo mercato egiziano.
Dopo il 1781 l’abile business-men Antonio Cassis per i meriti della sua devozione alla sede Apostolica, ottenne da Papa Pio VI il titolo di Conte Palatino, dall’Imperatore Giuseppe II quello di Conte del Sacro Romano Impero e dal Granduca di Toscana Pietro Leopoldo il Cavalierato di Santo Stefano.
Ma verso la fine del Settecento L’Egitto divenne terra di sanguinose rivolte e Cassis fu costretto a lasciare Il Cairo e a stabilirsi per un breve periodo a Malta dove arrivò il 15 agosto 1784 con la seconda moglie Tecla di Moisè Gebarra (o Ghebarra) da cui ebbe ben 10 figli.
Il 21 luglio 1786 l’intraprendente conte decise di stabilirsi definitivamente a Trieste dove divenne uno dei massimi esponenti dell’export-import con l’Oriente.
Straricco e ben introdotto tra la nobiltà locale, acquistò prestigiosi patrimoni fondiari nella zona di Aquileia e nella Bassa Friulana aumentandone la produttività e relativi guadagni.
A Trieste Antonio Cassis Faraone fu il primo proprietario del Teatro Comunale (divenuto poi “Verdi”), commissionò la palazzina a 3 piani di piazza della Borsa angolo via Roma (attuale sede del Credito Italiano) e acquistò da Ambrogio Strohlendorf Villa Anonima in contrada Santi Martiri (oggi via dell’Università), a quei tempi vicinissima al mare in quanto non era stata ancora interrata la zona delle future rive. Ribattezzata Villa Cassis, si ergeva al centro di un immenso parco alla base del colle san Vito, allora costituito da appezzamenti coltivati e ameni sentieri fra alberi secolari.
Il nostro illustre ospite dopo aver ristrutturato gli interni con ridondante gusto orientale e apportandovi anche una strepitosa collezione di quadri e opere d’arte, delegò al capomastro Giacomo Marchini la creazione di uno spettacolare giardino con aranceti, pergolati, viti, statue e fontane con giochi d’acqua per sorprendere il fior fiore della nobiltà cittadina ospitata in questa splendida dimora degna del palazzo da Le Mille e una notte.
Assieme alla bella consorte Tecla Ghebara, i nostri chiacchierati ospiti con al seguito dei piccoli moretti passeggiavano per il Corso ornati da appariscenti costumi d’epoca con tanto di turbante e scimitarra per lui e vistosissime mise con gioielli assortiti per lei.Con l’andar del tempo però le fortune di Cassis Faraone si ridussero progressivamente: alcune proprietà immobiliari furono vendute e una parte delle sue favolose collezioni finirono in mano dei più famosi antiquari londinesi e francesi. (*)
Dopo una brevissima malattia, il 23 novembre 1805 l’eccentrico Conte morì lasciando tuttavia ancora una cospicua eredità ai molti figli.
La bella tenuta Cassis fu acquistata il 17 gennaio 1820 da Girolamo Bonaparte, fratello di Napoleone, che con il titolo di Principe di Montfort conferitogli dal re del Württemberg, la rinominò Villa Principe Napoleone.
Rivenduta dopo alcuni anni a Teodoro Necker, commerciante e console svizzero, l’estensione del bel parco fu ridotta nella parte sinistra per costruire la strada di comunicazione con il colle San Vito, rimanendo confinata sulla destra con la ripida Salita Promontorio.
Ceduta nel 1854 al Governo austriaco, il complesso ospitò il Comando Superiore della Marina e alla fine della Grande Guerra tutta la proprietà passò al Demanio.
Nel corso del Novecento, prima della seconda guerra mondiale l’edificio fu occupato dal Governatorato della Venezia Giulia e dal 1954 divenne sede del Comando Militare dell’Esercito “Friuli Venezia-Giulia”.
Notizie tratte da:
– Inventario Cassis Faraone, Archivio Diplomatico Comune di Trieste a cura di Gabriella Norio;
– Trieste, Spunti dal suo passato, Silvio Rutteri;
– (*) Trieste nascosta, Halupca – Veronese.
I ritratti di Cassis Faraone e della moglie Tecla risalgono alla fine del Settecento e sono attribuiti a Francesco Maggiotto (in proprietà dei Civici Musei di storia e Arte)