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Antiche cappelle

li sviluppi architettonici e urbanistici hanno spesso sacrificato degli edifici storici per favorire i quartieri residenziali e la viabilità ma alcune strutture sono state risparmiate dalle ruspe e continuano a sopravvivere. Forse per rispetto dei credenti o per le tradizioni di un tempo, alcune antiche cappelle di città e dintorni sono state conservate e restaurate testimoniando le storie del loro passato.

Sul monte di San Pantaleone, quand’era ancora ricoperto dalle campagne, nel 1724 venne eretta una piccola chiesa nella proprietà di Anton Pietro de Giuliani e della consorte Elena. Nelle Reminiscenze storiche di Trieste lo storico Pietro Tomasin riporta che l’edificio fu dedicato alla Beata Vergine in memoria di una tremenda bufera avvenuta il 5 agosto del 1710 e dove in seguito si svolse una processione dei confratelli del Santissimo Sacramento.disegno

Soppressa nel 1785 per ordine di Giuseppe II, nel 1830 la chiesetta accolse le spoglie dell’ultimo erede della nobile famiglia.
Caduta in rovina fu restaurata nel 1969 e alla fine degli Novanta; ancora ai nostri giorni il 24 luglio, giorno di San Pantaleone, viene officiata una breve messa sul campo adiacente.

Nella foto l’antica cappella intestata alla Madonna della neveMaria delle nevi
La cappella di via Giarizzole com’è oggigiarizzole
Tra le case di Strada Vecchia dell’Istria e la Salita di Zugnano si trova la cappella dedicata a Sant’Anna (1) dove il 26 luglio, giorno della sua commemorazione, veniva celebrata una messa propiziatoria per le partorienti (2). Nello spazio esterno le popolane vendevano fiori e candele tra le musiche della banda di Raute-Kolonkovec per poi continuare la festa nell’attiguo cortile dov’erano offerti biscotti e cioccolate calde per i bambini e trippe con vino per gli adulti.corretta sepia

Dallo storico carmelitano Ireneo della Croce sono state tramandate alcune notizie dell’antichissima cappella San Canciano, martire di Aquileia, eretta sul promontorio di Grignano e di cui rimangono le mura in un angolo del parco di Miramare, vicino al Castelletto.
Nel Milletrecento la zona era interamente coperta di vigneti e apparteneva alla potente casata tergestina dei Ranfi; in seguito alla leggendaria congiura del Rettore Marco con la sua uccisione e la condanna a morte della sua famiglia, nel 1322 il figlio Pietro vendette le terre di Grignano al Vescovado. Nel 1365 il decano Alberti le affittò insieme alle case e agli orti a un certo Marino di Prosecco e l’anno successivo nella chiesetta risulterebbe officiata la prima messa.
Mancando notizie successive si dedurrebbe che nei secoli successivi la spartana vita tra quelle campagne fosse proseguita tranquillamente fino alla perdita delle vigne e al successivo crollo della cappella.
Quando a metà dell’Ottocento l’arciduca Massimiliano d’Asburgo acquistò tutto il promontorio di Grignano, volle mantenere gli antichi ruderi preservando la nicchia dell’altare dove in seguito fu aggiunto un Cristo sulla croce ricavata dal legno della sua leggendaria nave Novara.Canciano due

La piccola chiesa di Cavana, voluta per volere testamentario del vescovo Nicolò Aldegardis dedicata a San Sebastiano fu consacrata nel 1459 ma in seguito alle terribili epidemie di peste avvenute nella prima metà del Cinquecento fu demolita e sulle sue rovine venne ricostruita una nuova cappella con il nome aggiuntivo di San Rocco, protettore degli appestati.
Quando però nel 1602 fu eretta la nuova Chiesa in piazza Grande intitolata al santo, la cappella di Cavana venne sconsacrata dall’imperatore Giuseppe II, nel 1782 messa all’incanto e dopo essere sottoposta ad alcune modifiche sulla facciata fu riadattata ad abitazione privata.
Nel 1871 venne ereditata dalla contessa Nugent e nel 1951 l’ultima proprietaria della nobile famiglia la donò al Comune.
Caduta in rovina nei decenni successivi sono in tempi recentissimi è stata ristrutturata e affittata a un centro commerciale. san sebastiano

La chiesetta gotica di lato alla Cattedrale di San Giusto risale al XII secolo ma divenne proprietà del Capitolo della Cattedrale nel 1328 (3). Dedicata a San Michele Arcangelo con l’appellativo “al Carnale” fu la cappella dell’antico cimitero cattolico e usata anche per la raccolta dei resti dei defunti che venivano gettati attraverso le 3 finestre rotonde sul lato dell’edificio per essere raccolte in un ossario comune sotto la cripta.
Quando nel 1784 l’imperatore Giuseppe II emanò il decreto di abolizione di tutte le sepolture delle chiese e dei cimiteri minori della Madonna del Mare, San Francesco, Santi Martiri e di San Nicolò, quello della Cattedrale fu ampliato rimanendo l’unico cattolico della città fino al suo smantellamento avvenuto nel 1825 per l’entrata in funzione del Campo santo di Sant’Anna.
San Michele al Carnale divenne così una cappella mortuaria usata fino al luglio del 1924; con le ristrutturazioni del 1929 venne riportata all’aspetto originario del Milletrecento quando iniziò la sua storia secolare.Carnaleal carnale
Note:
1. Sant’Anna, madre della Vergine Maria, è invocata come protettrice delle donne incinte che si rivolgono a lei per ottenere un parto felice, un figlio sano e il latte per poterlo allevare;
2. L’usanza continuò fino agli anni Cinquanta:
3. Il Capitolo Cattedrale di San Giusto Martire è la più antica istituzione ecclesiastica della Diocesi ed è costituita dal Vescovo e da un insieme di clerici per l’assistenza della chiesa e la conservazione dei documenti.

Notizie tratte da: Pietro Tomasin, Reminiscenze storiche di Trieste – dal IV al IXI sec., Tip. G. Balestra, Trieste, 1900 – Civici Musei di storia e Arte, San Giusto, ritratto di una Cattedrale, Stella Arti grafiche, Trieste, 2003 – Atlante dei Beni Culturali – Enciclopedia Treccani

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L’avventurosa vita di Eduard von Orel

A volte accade di essere colpiti da un’immagine fotografica e indotti a mettersi sulle sue tracce cercando notizie.
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Così è accaduto per questa foto d’epoca che dopo una serie di ricerche mi ha portato a scoprire la sorprendente vita del personaggio qui ripreso con la sua famiglia davanti una villa del parco di Miramare nella lontana estate del 1886.
L’uomo dell’istantanea è Eduard von Orel che nei suoi 51 anni di vita vivrà delle incredibili vicende tra mari oceanici e artici, tra onori di gloria e sfide di morte, tra grandi ricchezze e infide malattie.
Nato in Moravia nel 1841 entrò giovanissimo nella Marina austro-ungarica aspirando a diventarne ufficiale.
La sua prima importante missione iniziò il 26 ottobre 1966 quando come cadetto salpò sul piroscafo a ruota “Kaiserin Elisabeth” che assieme alla corvetta “Dandolo” dovevano raggiungere Vera Cruz in attesa degli ordini di Massimiliano d’Asburgo ormai giunto alla fine del suo impero messicano.

Nella foto il piroscafo “Kaiserin Elisabeth” img240

La corvetta “Dandolo” img241
Nella lunga traversata dell’oceano Atlantico Orel stringerà amicizia con Carl Weyprecht, un ufficiale della Marina austro-ungarica reduce dalla vittoriosa battaglia di Lissa, con cui in seguito affronterà un’incredibile missione nei mari artici.

Nella foto Eduard von Orel img238

Carl Weyprecht img239

Raggiunto il porto di Vera Cruz alla fine di dicembre del 1866, Orell e Weyprecht, dopo un rocambolesco viaggio verso Puebla affrontando gli attacchi dei guerriglieri messicani, si incontreranno con l’imperatore Massimiliano e i suoi ufficiali per una spartana quanto tristissima cena di fine anno.
Nei primi giorni di gennaio del 1867 tutte le truppe francesi all’ordine di Napoleone III° erano già in partenza per l’Europa mentre quelle austriache si avviarono verso il porto di Vera Cruz attendendo sulle navi l’arrivo dell’imperatore in fuga.
Ma la storia ebbe un altro corso: tra lo stupore di tutti Massimiliano decise di rimanere in Messico e di affrontare le spietate guarnigioni di ribelli. Quando però gli uomini dell’Armata Nazionale disertarono, accerchiato da ogni parte, il 15 maggio si rinchiuderà a Queretaro con un gruppo di fedeli. Dopo una strenua difesa durata 72 giorni, sarà costretto ad arrendersi affrontando l’incarcerazione, un sommario processo e il compimento del suo tragico destino conclusosi con la fucilazione avvenuta il 19 giugno 1867.

Ricevuta la tragica notizia e gli ordini di Francesco Giuseppe, gli equipaggi della “Elisabeth” e della “Dandolo” con il prezioso carico di bagagli, rimasero in attesa dell’arrivo della nave “Novara” comandata dall’ammiraglio Wilhelm Tegetthoff incaricato di recuperare la salma di Massimiliano. Le trattative si rivelarono però irte di ostacoli e si protrassero per tutta l’estate.

Nella foto la “Novara” img245

Gli equipaggi furono così costretti a un’estenuante attesa in balia di temperature torride e di malattie tropicali quali tifo, febbre gialla, scorbuto e malaria.
Solo il 28 novembre 1867 la “Elisabeth”, la “Dandolo”, le fregate “Adria”, “Radetzky”, “Schwarzenberg”, la cannoniera “Velebit” assieme alla “Novara” con la cassa mortuaria di Max, partirono da Vera Cruz per raggiungere il porto di Trieste il 15 gennaio 1868.

Nella foto l’arrivo a Trieste delle navi con il feretro di Massimiliano img244
Ottenuto il grado di tenente di vascello, Eduard Orel intraprenderà in seguito una straordinaria e drammatica spedizione che al comando del capitano Carl Weyprecht, porterà la Marina austro-ungarica alla conquista delle Terre di Francesco Giuseppe tra i ghiacci del mare artico. (nota 1)
Negli estenuanti 27 mesi di navigazione e di soste forzate tra i mari artici, Eduard Orell, come altri compagni di viaggio, si ammalerà di scorbuto le cui conseguenze lo costringeranno a mettersi a riposo dopo 2 anni dal suo rientro a Trieste.
Ricevuto dall’imperatore Francesco Giuseppe il titolo nobiliare della Corona Ferrea, gli verrà offerto il posto di amministratore dell’isola di Lacroma e del castello di Miramare nonché la residenza in una villa del parco dove vivrà con la seconda moglie e i 3 figli. (nota 2)
Qui, nel febbraio del 1892, a soli 51 anni Orel morirà di polmonite.

In riconoscimento delle sue eroiche imprese gli saranno tributate delle esequie onorarie alla presenza delle massime autorità civili e militari, del 97° reggimento di fanteria e di una fiaccolata di 4.000 persone che lo accompagneranno nel piccolo cimitero di Barcola. (nota 3)

Note:
1. Siccome questa storia ci ha intrigato assai, l’abbiamo ripercorsa e scritta nell’articolo successivo che verrà pubblicato a breve.
2. La villa è tuttora esistente (e in attesa di destinazione) nella parte alta del parco di Miramare vicino a via Beirut. Qui una foto recente di Aris Prodani: Casa Radonez
3. La tomba di Eduard Orell sarà in seguito smantellata.

Notizie e foto tratte da:
Enrico Mazzoli, Dall’Adriatico ai ghiacci, edizioni della Laguna, Mariano del Friuli (Go), 2003 – Edda Vidiz, Maximiliano, l’Imperatore dal cuore di marinaio, Luglio Editore, Trieste, 2014.