Dopo gli editti emanati dall’imperatore Carlo VI d’Austria nella sua storica visita in città nel settembre del 1728, iniziarono i lavori di smantellamento delle saline per ampliare le zone dove sarebbe sorto il grande porto di Trieste.
Intorno alla metà del Settecento le zone limitrofe al mare divennero dunque molto appetibili per gli uomini d’affari che miravano ai traffici portuali e commerciali con l’espansione del borgo retrostante previsto nei piani urbanistici: il Canal Grande avrebbe accolto i velieri con i loro carichi di mercanzie e una lunga strada parallela chiamata Via Nuova avrebbe collegato le Rive con la piazza della Legna dove si svolgeva un affollato mercato.
Qui, di fronte al mare, il ricchissimo commerciante di origini veneziane Antonio Rossetti (1), padre di 12 figli tra cui il più celebre Domenico (2), decise di costruire sia la sua residenza cittadina che un edificio confinante adibito a magazzino per le merci prodotte nelle sue fabbriche e destinate alle esportazioni (3).
Il Rossetti volle anche destinare una parte delle strutture (4) a una Cappella dedicata alla Visitazione della Vergine, dal nome del quadro acquistato dal pittore veneziano Alessandro Longhi postato su un’altare ligneo.
Consacrata nel 1772 dal Vescovo Ferdinando Conte de Herbestein, nonostante le sue piccole dimensioni fu aperta al pubblico e le messe, comprese quelle solenni, venivano regolarmente officiate tutte le domeniche.
Nel 1784, a seguito delle disposizioni dell’imperatore Giuseppe II, le funzioni liturgiche saranno sospese e l’organo verrà venduto al Governo e assegnato alla Chiesa dei Gesuiti.
Dopo qualche anno le fortune del conte Rossetti avranno un tracollo e in poco tempo tutte le sue fabbriche verranno dichiarate fallite e chiuse.
Nel 1795 la casa sulla via Nuova passò in proprietà del negoziante Antonio Lazovich e quella di fronte alle rive sarà acquistata dall’imprenditore e commerciante di Borsa Pietro Sartorio (5) il capostipite dell’illustre famiglia.
La cappella annessa alla casa di Sartorio venne ristrutturata nel 1818 e con una lapide commemorativa dell’anno della sua consacrazione fu aperta al pubblico proseguendo con le funzioni liturgiche fino al 1840, anno della sua definitiva demolizione. L’altare, gli arredi e la pala con il quadro della Visitazione della Vergine saranno destinati alla chiesa di Sant’Antonio ancora in via di completamento (6) mentre l’epigrafe della cappella verrà gettata nel campanile fra le macerie.
Durante la sua visita a Trieste nel 1838 il potente cancelliere principe di Metternich si lamentò per la scarsa offerta di alberghi al centro di una città in espansione e interessato alla residenza Sartorio per la sua posizione privilegiata, tramò per costruirvi un grande albergo.
Abbattuta la casa nel 1840, su una superficie di 1300 mq. fu iniziata la costruzione di un nuovo edificio a 4 piani e dopo soli 20 mesi, il 1° giugno 1841 venne inaugurato il lussuoso Hotel Metternich.
Sul lato esterno del pianterreno, rivestito in pietra del Carso e decorato con i bassorilievi in stile neoclassico dello scultore veneziano Pietro Zandomeneghi, si trovavano le botteghe di sarte, modiste e parrucchiere per le esigenze delle dame mentre ai lati si aprivano le entrate della carrozze che immettevano nelle scuderie e ai locali di deposito.
Oltre l’ingresso principale una grande scalinata a doppio ramo tra marmi, specchiere e pareti dipinte a olio saliva fino al quarto piano dove troneggiava lo stemma dei nobili Metternich.
Il ristorante provvisto di servizi da tavola in argento berlinese e porcellane viennesi era collocato nel mezzanino dove di trovavano anche gli uffici amministrativi e nove stanze da bagno dotate di acqua dolce o di mare e sia calda che fredda.
Le camere e gli appartamenti per gli ospiti, tutti dotati di stufe o caminetti, erano arredate con eleganza con letti di ottone o ferro lavorato e biancherie di lino svizzero e distribuite su tre piani mentre i locali della servitù erano collocati nelle soffitte.
Quadro di Tommaso Viola dipinto nel 1845
Quando però nel marzo del 1848 esplosero i moti rivoluzionari a Vienna seguiti da quelli di Milano e Venezia, il cancellierato del Metternich (7) giunse al suo epilogo e il nome del suo albergo fu ribattezzato Hotel Nazionale e poco tempo dopo Hotel de la Ville.
Note:
1. Figlio del capitano mercantile Giovanni Battista, Antonio nacque a Fiume nel 1722; trasferitosi a Trieste nel 1745 oltre alle attività industriali e commerciali divenne anche armatore trafficando con le sue stesse navi in Inghilterra, Olanda ed Egitto. Divenuto deputato e direttore di Borsa nel 1775 gli fu aggiunto il titolo nobiliare de Scander dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria e nel 1779 fu insignito della qualifica di conte, titolo esteso anche ai suoi discendenti. Dopo aver perso tutte le sue fortune, morì a Trieste nel 1812. 2. Domenico Rossetti de Scander (1774-1842) fu un noto avvocato e letterato
3. Nelle fabbriche venivano prodotti il rosolio, la potassa, la frutta candita e distillati diversi liquori.
4. Oggi corrispondenti a via Mazzini 4 e 6
5. Pietro Sartorio nacque a Sanremo nel 1754, morì a Fiume nel 1820
6. La sua consacrazione avverrà nel 1848
7. Rassegnate le dimissioni da cancelliere e trasferitosi in Gran Bretagna, il principe von Metternich rientrerà alla corte di Vienna tre anni dopo ma senza ricevere incarichi di fiducia alla corte di Vienna; qui morirà nel 1859.
Notizie e consultazioni tratte da:
Pietro Tomasin, Reminiscenze storiche di Trieste dal secolo IV al secolo XIX, Tip. Balestra, Trieste, 1900
Silvio Rutteri, l’Hotel de la Ville a Trieste, Arti grafiche Smolars, Trieste, 1955 – Trieste Storia ed Arte tra vie e piazze – da San Giusto ai Borghi nuovi, Edizioni LINT, Trieste, 1983
Sergio degli Ivanissevich, Descrizione storico-statistica della città di Trieste e del suo territorio 1782, Edizioni Svevo, Trieste, 1992