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Scoperte e studi della fregata “Novara” nel suo giro del mondo

Una delle più famose spedizioni della Marina austriaca fu compiuta dalla fregata Novara, una nave da guerra entrata nella leggenda per le straordinarie ricerche scientifiche effettuate durante il giro del mondo tra il 1857 e il 1859.
Nel corso del viaggio si sarebbe svolto un continuo addestramento nautico di ufficiali, cadetti e marinai per potenziare lo sviluppo della navigazione dell’Impero, promuovere la bandiera austriaca e i rapporti commerciali con le più lontane terre ma soprattutto per attuare ricerche e approfonditi studi di quanto scoperto.

Nel nastro che incornicia la più nota immagine della Novara vengono menzionate le principali tappe del viaggio attorno al globo (1)novara tappe su nastro
Per volere dell’arciduca Massimiliano d’Asburgo con la concessione dell’imperatore Francesco Giuseppe, la Novara (2) fu portata al cantiere di Pola per essere sottoposta ad adeguamenti interni per ospitare uno staff di scienziati specializzati in fisica, in geo-etno e antropologia unitamente al giardiniere Jellinek ed al pittore J. Selleny mentre al dottor Karl Ritter von Scherzer in qualità di storiografo ufficiale della spedizione venne affidato l’incarico di compilare i diari di bordo.

A bordo della navea bordo della Novara

Tolti 12 cannoni e gran parte di munizioni per ottimizzare il bilanciamento, la fregata fu dotata di ventilazione sottocoperta, di un impianto di distillazione nella stiva per rendere potabile l’acqua marina, di docce interne ed esterne, di una sala lettura con oltre 100 volumi e una serie di strumenti speciali.

La sala letturasala lettura novara
Sotto il comando del commodoro Bernhard von Wüllerstorf-Urbair, con 345 uomini tra ufficiali ed equipaggio più sette scienziati, la Novara salpò da Trieste accompagnata dalla corvetta Carolina il 30 aprile 1857 iniziando il lunghissimo viaggio in cui avrebbe percorso 51.686 miglia marine in 551 giorni di navigazione, sostando in 22 porti tra l’India, l’Indonesia, la Cina, l’Australia, la Nuova Zelanda e la circumnavigazione dell’Africa; dopo la traversata dell’oceano Pacifico verso il Sud America sarebbe risalita per l’Atlantico fino a raggiungere il Mediterraneo.

Durante una tempesta in pieno Oceano Atlantico la Novara dimostrò la sua eccezionale solidità ma nel mar della Cina fu colta da un uragano con onde alte 10 metri d’altezza perdendo il piccolo zoo raccolto a bordo e riportando dei seri danni allo scafo.
novata tempestaSolo nel porto di Sidney vennero effettuate le necessarie riparazioni e nel contempo eseguite ricerche sia sugli indigeni che sulle vegetazioni del posto.

Nella Nuova Zelanda, raggiunta nel dicembre 1858, furono scoperte foreste vergini e redatte delle mappe geologiche; puntando poi la rotta per Thaiti nel gennaio 1859, la Novara fu accolta con entusiasmo dal protettorato francese di Papeete.
Procedendo verso la piccola isola di Pitcairn vennero raccolte notizie sulla comunità di Pitcairn fondata nel 1798 dagli ammutinati della nave inglese Bounty.
Nel porto cileno di Valparaiso, dove in aprile la nave giunse con il pennone di maestra spezzato, il comandante apprese l’incombente pericolo di guerra tra Francia e Austria decidendo un veloce rientro in patria. Solo il dottor Karl Ritter von Scherzer, come storiografo ufficiale della spedizione ottenne il permesso di fermarsi per continuare gli studi sulle popolazioni del Perù, sugli effetti della cocaina e raccogliere reperti mentre la Novara superò capo Horn, il canale delle Azzorre raggiungendo Gibilterra e il 18 agosto lo stretto di Messina.Cattura

capo buona speranza

Qui fu raggiunto dalla corvetta Dandolo  e lo yacht Fantasia  dove si trovavano gli arciduchi Massimiliano e Carlotta per complimentarsi e conferire onorificenze a tutto l’equipaggio della straordinaria spedizione.
Risalendo la Dalmazia la Novara passò davanti Miramar salutata dal rombo dei cannoni per giungere a Trieste alle ore 11 del 26 agosto 1859 accolta dalla banda e dai maggiori rappresentanti della città.

Complessivamente furono sbarcate numerosissime raccolte di minerali e pietre paleontologiche, collezioni zoologiche di 26.000 capi, assortimenti botanici di erbari, semi, frutti, fiori, piante tropicali, droghe indiane, cinesi e cilene.
Come reperti etnografici furono consegnati armi, attrezzi di lavoro, suppellettili, maschere, tessuti, strumenti musicali e manoscritti, tra quelli antropologici crani e scheletri di diverse razze.
Dopo un’ estenuante catalogazione, nel 1861 furono stampati i 3 volumi dei diari di viaggio compilati dal dott. Carlo Scherzer con 224 incisioni ricavate da quadri e acquerelli di Selleny (3);  nel corso di oltre 15 anni tempo vennero pubblicati numerosissimi saggi delle vari sezioni giungendo ai 21 volumi dell’edizione scientifica.

Concluso lo straordinario viaggio la Novara fu portata al Cantiere San Rocco e trasformata in nave a vapore continuando la sua storia leggendaria fino al 1899, anno della sua distruzione.

Note:
1. Le principali tappe della fregata “Novara” nella circumnavigazione del globoimg620

2. Costruita a Venezia nel 1843 con il nome originario di “Minerva”, nel 1848 la fregata venne rinominata “Italia” dai rivoluzionari veneziani e ribattezzata “Novara” quando passò agli austriaci che vollero commemorare la vincita sui piemontesi nel 1849. Il varo avvenne nel 1850.

3. I disegni e gli acquerelli sono conservati a Vienna. 

Notizie e foto tratte da: Viaggio intorno al globo della fregata austriaca Novara negli anni 1957, 1958, 1959, Tipografia di Corte e di Stato, 1863
Massimiliano da Trieste al Messico, Edizioni LINT, Trieste, 1986

Massimiliano e Sissi (seconda parte)

Dopo il soggiorno di quasi 6 mesi a Madera,  Elisabetta si rimise in salute ma prima di ritornare a corte con la nave Victoria and Albert decise di navigare verso Cadice, Siviglia, Maiorca, Gibilterra, Malta, arrivando nel maggio 1861 a Corfù, la mitica isola degli eroi greci di cui s’innamorò immediatamente. (1)
Deciso di riportare a corte l’inquieta consorte e stabilita la data del suo arrivo nel golfo di Trieste, il 18 giugno 1861 Francesco Giuseppe la raggiunse assieme a Massimiliano sullo yacht Fantasia mentre l’arciduchessa Carlotta era in attesa sul porticciolo.
La scena dell’arrivo a Miramare sulla scialuppa della nave inglese fu immortalato in un celebre quadro di Cesare dell’Acqua dove sono raffigurati i fratelli d’Asburgo in uniforme della Marina che in procinto di scendere assistono all’incontro di Sissi e Carlotta tra ufficiali gallonati e la servitù del castello.

Nella foto il quadro di Cesare dell’Acqua del 1865 esposto in una sala del castello.Dell'acqua
L’incontro tra le due giovani cognate fu apparentemente molto affettuoso ma non appena entrati al castello l’Imperatrice Elisabetta lasciò libero il cane pastore portato da Madera che improvvisamente si avventò sul maltese di Carlotta (2) sbranandolo orribilmente. (3)

con caneDetestando i cagnolini Sissi non si preoccupò né ritenne di doversi scusare provocando un’inaspettata reazione di Carlotta che ripresasi dalla disperazione e giudicando molto preoccupante il comportamento della cognata, espresse la sua perplessità all’Imperatore.

La coppia imperiale parti molto presto per Vienna ma sorprendentemente Massimiliano li raggiunse pochi giorni dopo, quando Sissi si riammalò. Diagnosticata una tisi galoppante, il medico le consigliò un lungo soggiorno in un clima caldo e asciutto.
Le cronache dell’Impero non riferirono nulla sulle trattative avvenute nella Hofburg, ma di fatto l’Imperatrice decise di partire per Corfù con l’arciduca.
Se Francesco Giuseppe acconsentì controvoglia, Carlotta rimase esterrefatta di quella discutibile scelta, ma consapevole delle complesse dinamiche familiari e disposta ad accondiscendere sempre a tutte le velleità del marito, non sollevò ulteriori questioni.
In tutta la planetaria bibliografia degli Asburgo non fu mai menzionata una possibile liason tra Elisabetta e Massimiliano, anche se fu constatata la loro affettuosa intesa, ma ci permettiamo riportare quarto scritto sull’argomento dal principe Michele di Grecia di cui sono note le conoscenze nel Gotha europeo e le documentatissime fonti del suo famoso libro su Carlotta:
Elisabetta, con la sua straordinaria capacità di far sempre ciò che vuole senza tenere minimamente presenti gli altri, non deve essersi fatta nessun scrupolo a circuire il cognato e Max si è lasciato affascinare dalla sirena.”
Pur ritenendo poco probabile un rapporto fisico tra di loro, il nobile scrittore ritenne quindi possibile che Massimiliano fosse stato attratto dalla bellezza e dalla personalità di Elisabetta e che persino l’avesse considerata un’impossibile amore, come fu quello con la sua promessa sposa principessa Amelia di Braganza, soprannominata “A Princesa Flor“, morta a soli 22 anni nel 1853.

(foto Wikipedia) WikipediaDi certo il 27 giugno 1861 i giovani cognati sbarcarono nell’isola greca dove si trattennero fino all’arrivo del 13 ottobre dell’Imperatore che si dimostrò comunque felicissimo di trovare l’amata consorte guarita e in piena forma.

Conclusa la romantica vacanza di Sissi e Max non finirono del tutto i malumori di Francesco Giuseppe verso il fratello né quelli di Carlotta, delusa dalla Corte imperiale che non offriva nuovi incarichi per l’arciduca.

Nel successivo lungo soggiorno degli Imperatori d’Austria a Venezia, il clima umido e freddo della laguna dopo i giorni felici a Corfù provocarono in Elisabetta una tale sorta di malinconia e inquietudine che nell’aprile dell’anno successivo il suo ricorrente male si ripresentò.
Intervenne allora la madre principessa Ludovica che la convinse a recarsi a Kissingen, in Baviera, per seguire una cura termale e una dieta sana.

Mentre Sissi si ristabiliva riprendendo alcuni impegni alla Corte di Vienna e lo studio dell’ungherese, il ministro degli Esteri austriaco propose a Massimiliano la corona del futuro Impero del Messico sollevando una complicata sequelle di trattative tra Austria, Francia e Spagna fino alla formale offerta della delegazione spagnola nell’ottobre del 1863.

Il 1864 sarà l’anno dei commiati del biondo arciduca che con la moglie Carlotta e  i titoli di Imperatori del Messico si appresteranno alla partenza verso le lontane terre dell’America.
Nell’ultimo viaggio in Europa porgeranno i loro saluti alla corte di Napoleone III viaggiando poi verso Vienna, accolti con tutti gli onori da Francesco Giuseppe e soprattutto da Elisabetta. Il clima affettuosamente festoso sarà però presto interrotto quando Max rifiuterà sdegnosamente di firmare la rinuncia a tutti di diritti della corona d’Austria impostagli dall’ Imperatore (4). A nulla serviranno le suppliche di Carlotta e persino dell’arciduchessa madre Sofia mentre Sissi, resasi conto di non poter cambiare le decisioni del suo potente marito, si limiterà ad esprimere il suo immutabile affetto verso i cognati.

Ritornati a Trieste in preda alla collera, dopo una serie di inutili contatti con i reali di Francia e Belgio, Massimiliano riuscirà ad ottenere solamente alcuni favori da parte di Vienna e il 9 aprile 1864, in presenza di Francesco Giuseppe arrivato appositamente a Miramare, sarà costretto a firmare la sua rinuncia a ogni pretesa successoria dell’Impero austriaco (5).
Dopo l’incoronazione del 10 aprile la partenza per il Messico sarà fissata per il giorno 14, tra le navi imbandierate e una folla commossa.

L’imperatore del Messico andrà così verso il suo tragico destino mentre l’Imperatrice d’Austria riprenderà i suoi viaggi tra i castelli e le residenze di Corte, i soggiorni termali e quelli in villa Achilleion di Corfù tra malesseri, inquietudini, lunghe navigazioni nel Mediterraneo alla ricerca di una pace che non troverà mai.
Ho amato, ho vissuto, ho peregrinato attraverso il mondo ma mai ho raggiunto quello che cercavo” scriverà nei suoi diari.

Nella foto l’affettuosa lettera di Natale che Elisabetta, firmandosi Sisi, scrisse a Carlotta, già chiusa nel castelletto in preda alle crisi paranoiche, assicurandola delle sue preghiere per lei e il suo Max.Sisi due

sisiDopo la morte di Massimiliano e il rientro di Carlotta in Belgio, Elisabetta ritornerà ancora molte volte nel Castello di Miramare dove avrà sempre a disposizione una delle navi imperiali pronte a salpare.

Raggiungerà il cognato Massimiliano nella cripta dei Cappuccini di Vienna dove nel settembre del 1898 sarà deposto il suo sarcofago tra Francesco Giuseppe e il figlio Rodolfo.tomba tAdtripAdvisor

Note:

  1. Anni dopo Elisabetta si farà costruire la grande villa chiamata “Achilleion”
  2. Il piccolo maltese le fu regalato dalla regina Vittoria
  3. L’episodio è riferito nel libro L’Imperatrice degli addii di Michele di Grecia
  4. Se Massimiliano non avesse firmato Francesco Giuseppe gli avrebbe negato il consenso alla partenza per il Messico. 
  5. La successione era destinata al Principe ereditario Rodolfo d’Asburgo-Lorena

Notizie e consultazioni:
Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Elisabetta d’Austria, Trieste e l’Italia, Ed. Laguna – Ed. Generali, Monfalcone, 2000
Michele di Grecia, L’Imperatrice degli addii, A. Mondadori Editore, Milano, 2000

Incontri: Massimiliano e Sissi (prima parte)

Quando nel settembre del 1850 Massimiliano d’Asburgo giunse per la prima volta a Trieste (1)  la duchessa Elisabetta di Wittelsbach ne aveva solo 13, e già da 8 possedeva il titolo di “Sua altezza reale” conferitole dalla nomina del padre come discendente dei duchi di Baviera.
Il loro incontro avverrà nella primavera del 1854 quando l’arciduca, dopo i suoi lunghi viaggi nel Mediterraneo e nei mari d’Oriente ritornerà a Vienna per incontrare il fratello e la promessa sposa che aveva appena abbandonato la casa paterna di Monaco per divenire a soli 17 anni Imperatrice d’Austria.questa

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Accolto da un amabilissimo Francesco Giuseppe, Massimiliano partecipò ai festeggiamenti nuziali e alle pompose nozze del 24 aprile, ammaliato dalla bellezza e dall’affascinante personalità della giovanissima cognata.
HofburgQuel giorno fu festeggiato anche a Trieste: in porto si schierarono il piroscafo Kaiserin Elisabeth con una parata di navi austriache imbandierate, le chiese furono addobbate con fiori e nastri bianchi e rossi, sui sagrati vennero distribuiti cibi e denari per i bisognosi e molti condannati ottennero la grazia per volontà dell’Imperatore.

Nell’aprile del 1851 Massimiliano si recherà nuovamente a palazzo reale per un incontro con il fratello ed Elisabetta, divenuta un mese prima madre della piccola Sofia.
Condividendo i loro ideali, la passione per la poesia, l’arte, la natura e il mare, i due cognati strinsero una grande amicizia che sarà ulteriormente risaldata quando Max, reduce da un viaggio sulla Novara, nel settembre del 1855 soggiornerà per più di un mese nella Hofburg.

Quando il 19 novembre 1856 gli Imperatori d’Austria giungeranno in piazza Grande di Trieste tra una folla entusiasta, saranno accolti da Massimiliano che li affiancherà per tutti i 5 giorni del loro soggiorno, partecipando alla rappresentazione di gala della Traviata a teatro Verdi e al grande ballo nel salone della Camera di Commercio.Csan carmen

teatro sepia

Mentre Francesco Giuseppe tra udienze, visite e parate militari assolveva i suoi incarichi istituzionali, l’Imperatrice, da luglio mamma della secondogenita Gisella, risalirà sulla Kaiserin Elisabeth, per l’occasione ridipinta in azzurro e bianco, e scortata da 12 navi navigherà verso Santa Croce e Miramare dov’era in corso la costruzione del castello e ancora verso il golfo di Muggia.

Doveva essere stato felice quell’incontro con il nostro mare se rifiutando il rientro con la scialuppa di gala l’Imperatrice volle farsi accompagnare dall’Ammiraglio di porto e da una dama di corte su una semplice barca a sei remi per godersi un ultimo giro tra le acque triestine.
Forse nacque proprio allora la sua passione per le mete lontane dalla noiosa corte di Vienna, seguendo quel “gabbiano che vola di onda in onda” menzionato nei suoi versi.

Sarà questo l’ultimo viaggio felice di Elisabetta, allora solo diciannovenne; l’anno successivo gli imperatori avranno accoglienze ben diverse nelle provincie del Lombardo-Veneto e durante la successiva visita in Ungheria la piccola Sofia, che avevano voluto portare con loro assieme alla secondogenita Gisella, si ammalò e morì a soli due anni nel maggio del 1857.
SophieDopo il tristissimo ritorno a Corte la giovane Imperatrice iniziò a rifiutare le sue apparizioni in pubblico, e isolandosi in un’angosciata solitudine iniziò a rifiutare il cibo.

Intanto l’arciduca Massimiliano, tra un viaggio e l’altro e gli impegni governativi a Milano, nel luglio del 1857 convolò a nozze con la giovanissima Carlotta, principessa del Belgio, e quando si recarono a Schönbrunn per i saluti, furono accolti con grande affetto da Francesco Giuseppe e da Elisabetta, che per loro abbandonò gli abiti di lutto.

Ma erano già iniziati i disturbi nervosi che tormenteranno la vita della giovane Imperatrice che  la indurranno ad allontanarsi dalla Corte austriaca soggiornando nel castello di famiglia a Possenhofen, in Baviera.

Nell’autunno del 1860 Elisabetta colpita da un’infezione ai polmoni e consigliata dai medici a trascorrere alcuni mesi al Sud decise di partire per Madera. (2) Dopo il rifiuto dell’Imperatore a concederle le navi austriache (3) Sissi si rivolgerà alla sua vecchia amica la regina d’Inghilterra Vittoria che le mise a disposizione lo yacht Victoria and Albert.

(continua nella seconda parte) 

Note:

  1. Massimiliano deciderà di stabilirsi a Trieste nel febbraio del 1852 prendendo in affitto la villa Lazarovich a San Vito;
  2. Alcune notizie storiche riferirono che si trattò di un inizio di tisi ma non mancarono i pettegolezzi sui suoi rapporti con il marito e la Corte austriaca;
  3. Le cronache imperiali asserirono che Francesco Giuseppe si fosse adirato con il fratello Massimiliano per aver descritto così entusiasticamente Madera da suscitare l’interesse della cognata. 

Notizie tratte da: Carizzoni-De Rosa – De Vecchi, Sissi. Elisabetta d’Austria. L’impossibile altrove, Silvana Editoriale, 2000 – Ed. Silvana; Ruaro Loseri, Massimiliano. Da Trieste al Messico, Edizioni LINT, Trieste, 1986

 

L’avventurosa vita di Eduard von Orel

A volte accade di essere colpiti da un’immagine fotografica e indotti a mettersi sulle sue tracce cercando notizie.
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Così è accaduto per questa foto d’epoca che dopo una serie di ricerche mi ha portato a scoprire la sorprendente vita del personaggio qui ripreso con la sua famiglia davanti una villa del parco di Miramare nella lontana estate del 1886.
L’uomo dell’istantanea è Eduard von Orel che nei suoi 51 anni di vita vivrà delle incredibili vicende tra mari oceanici e artici, tra onori di gloria e sfide di morte, tra grandi ricchezze e infide malattie.
Nato in Moravia nel 1841 entrò giovanissimo nella Marina austro-ungarica aspirando a diventarne ufficiale.
La sua prima importante missione iniziò il 26 ottobre 1966 quando come cadetto salpò sul piroscafo a ruota “Kaiserin Elisabeth” che assieme alla corvetta “Dandolo” dovevano raggiungere Vera Cruz in attesa degli ordini di Massimiliano d’Asburgo ormai giunto alla fine del suo impero messicano.

Nella foto il piroscafo “Kaiserin Elisabeth” img240

La corvetta “Dandolo” img241
Nella lunga traversata dell’oceano Atlantico Orel stringerà amicizia con Carl Weyprecht, un ufficiale della Marina austro-ungarica reduce dalla vittoriosa battaglia di Lissa, con cui in seguito affronterà un’incredibile missione nei mari artici.

Nella foto Eduard von Orel img238

Carl Weyprecht img239

Raggiunto il porto di Vera Cruz alla fine di dicembre del 1866, Orell e Weyprecht, dopo un rocambolesco viaggio verso Puebla affrontando gli attacchi dei guerriglieri messicani, si incontreranno con l’imperatore Massimiliano e i suoi ufficiali per una spartana quanto tristissima cena di fine anno.
Nei primi giorni di gennaio del 1867 tutte le truppe francesi all’ordine di Napoleone III° erano già in partenza per l’Europa mentre quelle austriache si avviarono verso il porto di Vera Cruz attendendo sulle navi l’arrivo dell’imperatore in fuga.
Ma la storia ebbe un altro corso: tra lo stupore di tutti Massimiliano decise di rimanere in Messico e di affrontare le spietate guarnigioni di ribelli. Quando però gli uomini dell’Armata Nazionale disertarono, accerchiato da ogni parte, il 15 maggio si rinchiuderà a Queretaro con un gruppo di fedeli. Dopo una strenua difesa durata 72 giorni, sarà costretto ad arrendersi affrontando l’incarcerazione, un sommario processo e il compimento del suo tragico destino conclusosi con la fucilazione avvenuta il 19 giugno 1867.

Ricevuta la tragica notizia e gli ordini di Francesco Giuseppe, gli equipaggi della “Elisabeth” e della “Dandolo” con il prezioso carico di bagagli, rimasero in attesa dell’arrivo della nave “Novara” comandata dall’ammiraglio Wilhelm Tegetthoff incaricato di recuperare la salma di Massimiliano. Le trattative si rivelarono però irte di ostacoli e si protrassero per tutta l’estate.

Nella foto la “Novara” img245

Gli equipaggi furono così costretti a un’estenuante attesa in balia di temperature torride e di malattie tropicali quali tifo, febbre gialla, scorbuto e malaria.
Solo il 28 novembre 1867 la “Elisabeth”, la “Dandolo”, le fregate “Adria”, “Radetzky”, “Schwarzenberg”, la cannoniera “Velebit” assieme alla “Novara” con la cassa mortuaria di Max, partirono da Vera Cruz per raggiungere il porto di Trieste il 15 gennaio 1868.

Nella foto l’arrivo a Trieste delle navi con il feretro di Massimiliano img244
Ottenuto il grado di tenente di vascello, Eduard Orel intraprenderà in seguito una straordinaria e drammatica spedizione che al comando del capitano Carl Weyprecht, porterà la Marina austro-ungarica alla conquista delle Terre di Francesco Giuseppe tra i ghiacci del mare artico. (nota 1)
Negli estenuanti 27 mesi di navigazione e di soste forzate tra i mari artici, Eduard Orell, come altri compagni di viaggio, si ammalerà di scorbuto le cui conseguenze lo costringeranno a mettersi a riposo dopo 2 anni dal suo rientro a Trieste.
Ricevuto dall’imperatore Francesco Giuseppe il titolo nobiliare della Corona Ferrea, gli verrà offerto il posto di amministratore dell’isola di Lacroma e del castello di Miramare nonché la residenza in una villa del parco dove vivrà con la seconda moglie e i 3 figli. (nota 2)
Qui, nel febbraio del 1892, a soli 51 anni Orel morirà di polmonite.

In riconoscimento delle sue eroiche imprese gli saranno tributate delle esequie onorarie alla presenza delle massime autorità civili e militari, del 97° reggimento di fanteria e di una fiaccolata di 4.000 persone che lo accompagneranno nel piccolo cimitero di Barcola. (nota 3)

Note:
1. Siccome questa storia ci ha intrigato assai, l’abbiamo ripercorsa e scritta nell’articolo successivo che verrà pubblicato a breve.
2. La villa è tuttora esistente (e in attesa di destinazione) nella parte alta del parco di Miramare vicino a via Beirut. Qui una foto recente di Aris Prodani: Casa Radonez
3. La tomba di Eduard Orell sarà in seguito smantellata.

Notizie e foto tratte da:
Enrico Mazzoli, Dall’Adriatico ai ghiacci, edizioni della Laguna, Mariano del Friuli (Go), 2003 – Edda Vidiz, Maximiliano, l’Imperatore dal cuore di marinaio, Luglio Editore, Trieste, 2014.

Il castelletto di Miramare

Nell’attesa del completamento del castello di Miramare, l’arciduca Massimiliano d’Asburgo incaricò l’architetto Carl Junker di progettare nel parco un’elegante villa per risiedervi nei primi tempi del matrimonio con Carlotta.
Nella foto un disegno di Rieger che rappresenta la costruzione del castello nel 1857 (nota 1).
lobianco721Il Klein Schloss, chiamato anche Gartenhaus, aveva lo stesso stile del castello ma in scala ridotta e venne eretto sul promontorio sopra il porticciolo di Grignano, prospicente un belvedere sul golfo, un parterre abbellito da alberi e una zampillante fontana.
Nella foto (beniculturali.it) come si presentava originariamente il castelletto
e187427288b043adb96c7fbe107b8b2f.1L’edificio a due piani comprendeva una pergolata all’ingresso, una terrazza panoramica e due balconcini al secondo piano mentre dalla base svettava una torretta merlata.
Nelle foto (beniculturali.it) un’immagine più recente del castelletto e la scala verso il primo piano.
Autocertificazione 2001Autocertificazione 2999Nonostante la ristrettezza degli ambienti, Massimiliano volle arredarli con abbondanza di quadri, pesanti tendaggi, mobili, suppellettili, poltrone e sedie in un insieme piuttosto opprimente anche per la presenza di oggetti personali che l’arciduca conservava in ricordo dei suoi viaggi.
Nelle foto (di Ceregato & Trebse) si può notare il gusto borghese di alcune sale, addirittura piuttosto sobrio nella stanza nuziale.
Autocertificazione 2003Autocertificazione 2006Autocertificazione 2005Autocertificazione 2004Oltre alla sala nordica e a quella fiamminga decorate con motivi floreali, fu arredato anche un salottino turco- moresco proveniente da villa Lazarovich, prima residenza triestina di Massimiliano. (nota 2)
Qui il bell’arciduca amava ricevere i suoi ospiti agghindato con abiti orientali, bevendo il caffè turco e fumando il narghilè.
(Foto di Ceregato & Trebse)
Autocertificazione 2998Nella foto sottostante un dipinto di Germano Prosdocimi con il progetto della sala turca per villa Lazarovich e in parte poi riprodotta nel castelletto.
Autocertificazione 2019Nel Gartenhaus di Miramare Massimiliano e Carlotta vissero forse gli unici momenti felici del loro matrimonio, avvenuto con grande sfarzo a Bruxelles nel luglio del 1857.
Dopo i due anni trascorsi a Milano, nel 1859 e il trasloco da villa Lazarovich abiteranno qui per un breve periodo prima del trasferimento al castello nel dicembre 1860 (nota 3).

Ancora nel Klein Schloss Massimiliano, già nominato Imperatore del Messico, si rinchiuderà per tre misteriosi giorni prima di salpare alla volta del Centro America nell’ aprile del 1864.
Come riporta la storia, dal 1866 al 1867 nel castelletto verrà segregata Carlotta poco dopo il suo ritorno dal Messico e i viaggi tra le corti di Francia, Austria e Vaticano nella vana ricerca di aiuti per impedire lo sfascio del loro Impero.

L’eredità del castello con il parco e il Gartenhaus sarebbe stata destinata all’Imperatrice Carlotta, che ne deteneva già la metà, ma il testamento sottoscritto da Max fu corretto per volontà di Francesco Giuseppe (nota 4) che dopo la morte del fratello e la follia della cognata riservò ogni possesso alla Casa d’Austria.

Dopo lo scoppio della guerra tutti gli arredi di Miramare vennero portati a Vienna ma quando nel 1924 il comprensorio passò al Demanio Italiano il Governo reclamò all’Austria la restituzione di ogni cosa.

Negli anni Trenta il castelletto venne aperto al pubblico con tutti gli arredi non voluti dal duca Amedeo di Savoia-Aosta quando soggiornò a Miramare.

Dopo l’insediamento del 1973 del WWF e la realizzazione dell’Oasi, nel 1988 sarà istituita l’Area Marina Protetta che nel 1996 stabilirà a la propria sede proprio nel Castelletto di Miramare in consegna alla Soprintendenza per i beni Storici Artistici.

Nel 2015 sarà ordinato dall’Intendente lo sgombero di tutti i locali prevedendo in un prossimo futuro il riallestimento originale del Gartenhaus per arricchire ulteriormente gli splendidi luoghi di Miramare con tutte le sue tormentate storie.

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Note:

1. L’acquerello su carta che riporta la scritta “Miramar in November 1857”, illustra l’avanzamento dei lavori con le arcate inferiori del castello, il porticciolo già protetto dal molo; sulla sinistra si nota la casa dove alloggiavano i lavoranti;

2. Massimiliano abitò saltuariamente in villa Lazarovich tra il 1852 al 1960; molti arredi confluirono nel castello di Miramare; dopo una radicale ristrutturazione la residenza è tuttora esistente in via Tigor 23;

3. Abitarono solo al primo piano in quanto il secondo era ancora in costruzione;

4. All’apertura del testamento l’imperatore Francesco Giuseppe aggiunse la strana notizia che Massimiliano aveva ricevuto la notizia della morte di Carlotta e corresse il nome dell’esecutore sottoscrivendo il suo.

Fonti:
Bollettino d’Arte del Ministero dei beni culturali
L. Ruaro Loseri, Massimiliano da Trieste al Messico, Ed. LINT, Trieste, 1986

L’ultimo soggiorno di Carlotta a Miramare

Tra tutti i personaggi della Trieste di un tempo e particolarmente tra quelli della dinastia degli Asburgo, la principessa reale Marie Charlotte de Saxa-Coburgo-Gotha ha sempre avuto un ruolo marginale e comunque avvolto dall’ingenerosa fama della sua pazzia. Eppure la sua storia tormentata presenta degli aspetti controversi e più intriganti rispetto alla cognata Sissi, la celebratissima Elisabeth von Wittelbach, moglie del potente Francesco d’Asburgo-Lorena.
Se l’avventurosa vita di Massimiliano e le drammatiche vicende messicane sono state documentate e riportate in una bibliografia planetaria si trovano poche notizie su quelle vissute da Carlotta che pur condivise con lui dieci lunghi anni di storia.
Ma i gravissimi fatti accaduti, l’allontanamento forzato dal marito a cui è certo fosse legata da un grande affetto, la comprensibile delusione di un Impero per sempre perduto sarebbero sufficienti a scatenare la follia o avvenne qualcos’altro di ancora più drammatico della cinica indifferenza della corte asburgica, francese, spagnola e vaticana? E se pure la situazione fosse stata, come effettivamente è stata, così perversamente ostile alla nobile coppia da indurre Carlotta a un grave crollo di nervi, è credibile che non avesse potuto risollevarsi riacquistando il senso della realtà?
Addentrandoci nello specifico argomento si sono trovate diverse e come vedremo discutibili notizie sull’esordio della malattia ma quasi nulla su quanto veramente avvenne nei 10 mesi di reclusione al Gartenhaus di Miramare.Così alla Biblioteca di Storia e Arte ho trovato gli interessanti articoli che lo storico Oscar de Incontrera scrisse per la rivista La Porta Orientale (Anno VII, numeri 5 e 6 di maggio-giugno 1937) dal titolo:
L’ultimo soggiorno dell’Imperatrice Carlotta a Miramare secondo documenti inediti
Le sue pazienti ricerche sulle corrispondenze del Consolato di Spagna a Trieste, il Ministero degli Esteri di Madrid e sulle relazioni dei medici inviati sia da Massimiliano che dalla Corte del Belgio inducono a riflettere sugli inquietanti indizi raccolti dai personaggi vissuti ai tempi in cui si svolse il dramma di Carlotta.

Il lungo racconto è stato compreso in una serie di articoli che qui elenchiamo in ordine cronologico per una lettura più agevole:

– La cronologia https://quitrieste.it/carlotta-del-belgio-cronologia/  (18 gennaio)

– Le documentazioni https://quitrieste.it/lultimo-soggiorno-a-miramare-di-carlotta-del-belgio/  (23 gennaio)

– L’antefatto e il viaggio allo Yucatan https://quitrieste.it/carlotta-imperatrice-del-messico/   (27 gennaio)

– Il ritorno di Carlotta a Miramare: i fatti (Ia parte) https://quitrieste.it/il-ritorno-di-carlotta-a-miramare/  (4 febbraio)

– Carlotta a Miramare: i fatti (IIa parte) https://quitrieste.it/carlotta-a-miramare/ (10 febbraio)

– Massimiliano e Carlotta: l’epilogo https://quitrieste.it/massimiliano-e-carlotta/ (14 febbraio)

– Il testamento di Massimiliano d’Asburgo https://quitrieste.it/il-testamento-di-massimiliano-dasburgo/ (20 febbraio)

– L’addio di Massimiliano a Trieste https://quitrieste.it/laddio-di-massimiliano-a-trieste/ (22 febbraio)

Gabriella Amstici

Carlotta a Miramare

II parte

Già il 18 ottobre, cioè pochi giorni dopo il suo arrivo a Miramare, i medici Augusto Jilek e Riedel decisero di rinchiuderla nel Gartenhaus ufficialmente per proteggerla e impedire qualche suo atto di autolesionismo.
Non vi possono essere dubbi che la giovane Imperatrice fosse rimasta scossa dai tremendi fatti accaduti in terra messicana dopo aver assistito impotente al crollo di un regno, alla misera caduta del suo amatissimo marito con cui aveva diviso grandi sogni di gloria, potere e denaro, alla perdita di ogni privilegio con cui pur era nata e vissuta da figlia prediletta nella corte reale belga. Da giovane, innamorata sposa nel potente Impero degli Asburgo fu poi costretta a percorrere centinaia, migliaia di chilometri elemosinando un aiuto per evitare la catastrofe avendo ricevendo invece solo rifiuti e disinteresse. Certamente la sua mente agitata sarà stata tormentata dal rimorso di essere stata complice con il debole, sognante e irresoluto coniuge, di aver condiviso con lui l’ambizione di una Corona e di averlo dissuaso dall’abdicazione quando la situazione era già irrimediabilmente perduta. Sarà certamente intervenuta una smisurata rabbia per il fallimento delle sue richieste e l’umiliazione del suo orgoglio ferito. Ma furono umani i medici che l’avrebbero dovuta curare? Ebbe qualche utilità quel terribile isolamento nel castelletto con porte e finestre sbarrate?
Quali fonti informative avrebbero avuto le voci riportate dalla cronaca circa le disperate corse nel parco fino al molo dove avrebbe aspettato la nave di Massimiliano? Oppure quelle in cui si sosteneva che lei riempisse compulsivamente delle intere brocche con l’acqua della fontana per non bere quella somministratale dalla servitù che lei temeva essere avvelenata ?
Quanto peso ebbero invece le oppressive presenze di cotanti medici ai quali si affiancò presto Karl de Bombelles, il fidato aio di Francesco Giuseppe, di fatto coordinatore di tutta la servitù e definito da alcuni storici un personaggio subdolo e sicuramente detestato dall’Imperatrice?
Alla corte dei medici Jilek e Riedel si aggiunsero ben presto anche il dott. Bohulavek e il dott. Alessandro de Goracuchi, amico del barone Revoltella, confermando la sensazione che il caso dell’infelice Carlotta fosse davvero molto, molto difficile.
Eppure, almeno all’inizio della reclusione, sembra che le sue condizioni non fossero così drammatiche come cotanti medici facessero supporre, e addirittura ci fu persino chi sostenne che Carlotta non fosse affatto demente ma che rassegnata a quella imposta clausura trascorresse le sue giornate tra i libri, le stesure di lettere o ricordi di viaggio, dipingendo ad acquerello o suonando il pianoforte.

(Nelle foto 2 acquerelli di Carlotta)

Ma poco tempo dopo, con le notizie che giungevano dall’Impero messicano, tutta la situazione sembrò precipitare.
Ecco quanto il console Garcìa Miranda riferisce nella lettera del 16 dicembre 1866:

Le notizie contraddittorie che sulla questione del Messico pubblicano giornalmente le gazzette sia nazionali che estere e specialmente gli organi francesi che dovrebbero essere i più autorevoli, mi hanno impedito di partecipare alle notizie che circolano sopra una tanto importante questione poiché non mi arrischiavo di manifestarle nel timore che potessero essere false.
Oggi che non vi resta la minima speranza di riorganizzare l’Impero Messicano, m’affretto a trasmettere a Vostra Eccellenza il passaggio di una lettera ricevuta da un alto personaggio messicano che si trova a Parigi (Don José Lopez Uraga) in cui risulta l’abdicazione formale dell’Imperatore:
“Le indirizzo la presente per comunicarLe che data la brutta piega che hanno preso gli avvenimento politici, ho rassegnato ad essa il potere e costituzione e intraprenderò di conseguenza il viaggio di ritorno al mio focolare domestico tra uno o due giorni”
La partenza del Conte de Bombelles per Gibilerra con l’ordine di attendere l’Imperatore e un recente dispaccio telegrafico ricevuto a Miramare, convalidano le notizie che circolano sopra la partenza dal Messico per l’Europa dell’Imperatore Massimiliano.
Lo stato dell’Imperatrice non ha avuto alcun peggioramento: essa continua a rimanere nel più completo isolamento e sin dall’inizio della sua malattia è del tutto estranea a quanto succede nel Messico.”

Se la determinazione di Massimiliano ad abdicare venne presto ritirata per le pressioni del suo consigliere padre Fischer, esponente del partito conservatore cattolico, non si può ignorare che il 4 febbraio 1867 Garcìa Miranda informava il Ministro degli Esteri a Madrid che quattro giorni prima era giunto a Trieste un piccolo Yacht di 105 tonnellate e 50 cavalli che sarebbe partito per l’Avana qualora le trattative dell’Imperatore Massimiliano fossero fallite costringendolo a soggiornare a Corfù.
Francesco Giuseppe aveva infatti già ordinato al comandante della corvetta “Dandolo”, ancorata al porto di Veracruz, di rifiutare a bordo il fratello in caso di sua abdicazione dimostrando ancora una risoluta durezza nei suoi confronti.
Ma ormai la sorte di Massimiliano era segnata: nel gennaio 1967 avevano abbandonato il Messico tutte le truppe francesi, in aprile tutto il contingente austriaco con i legionari.
Accerchiato da ogni parte l’Imperatore si rinchiuse con le sue truppe nella piazzaforte di Querétaro e dopo una strenua difesa durata 72 giorni, il 15 maggio fu costretto ad arrendersi. Gettato in un’orrida cella del convento dei cappuccini, disfatto moralmente, sfinito dalla dissenteria e dalle febbri, fu processato da un consiglio di guerra e condannato a morte assieme ai suoi fedeli generali don Miguel Miramòn e don Tomàs Mejia.
Solo allora l’Imperatore Francesco Giuseppe che fino allora non aveva mai ritenuto possibile che un Juarez potesse uccidere un Asburgo, cercò con tutti i mezzi di ottenere la liberazione del fratello. Dopo la sua solenne incoronazione in Ungheria, il 20 giugno riunì il consiglio di famiglia ed impose la reintegrazione di Massimiliano nei diritti successori certo di ottenere l’intercessione degli Stati Uniti ma tutto era ormai avvenuto: il 30 giugno apprese che il giorno 19 era già avvenuta la fucilazione al Cerro de las Campanas di Querétaro.

“Tanti avvenimenti, tanti colpi inattesi hanno distrutto le mie speranze” scrisse Max nell’ultima lettera inviata a Carlotta. “La morte non è per me che una fortunata liberazione: cadrò gloriosamente da soldato, sovrano vinto ma non disonorato. Se le tue sofferenze sono troppo gravi e Dio ti chiamerà presto a raggiungermi, io benedirò la mano del Signore che tanto gravò su di noi. Addio Carlotta, addio. Il tuo povero Max.” (4)

La notizia della sua morte fu diffusa in città il 2 luglio 1967 dall’ “Osservatore Triestino” e già il giorno 7 dello stesso mese la Regina del Belgio Maria Enrichetta d’Austria partiva per Miramare per ricondurre Carlotta nelle sue terre. .

(Nella foto: il fratello di Carlotta re Leopoldo II del Belgio e la moglie regina Maria Enrichetta)

Come riferisce il console Garcìa Miranda al Ministro degli Esteri a Madrid, Sua Altezza Reale alloggiò al Grand Hotel de la Ville e annunciandosi alla corte del Castello, riuscì a conferire con la cognata che pur dimostrandosi lieta della visita, rifiutò di partire perché era in attesa dell’arrivo del suo Max. A convincerla fu il dott. Bolken, il medico che poi esternò il suo convincimento sulle cause che scatenarono i disturbi della povera Imperatrice.
Ecco quanto riporta il console Garcìa Miranda nella lettera del 3 agosto 1867 al Ministro degli Esteri a Madrid: (5)

Secondo il dott. Bolken non sembrerebbe ora dubbio che l’Imperatrice Carlotta fosse stata oggetto di un tentativo di avvelenamento prima della sua partenza dal Messico mediante qualche tossico che facendo salire il sangue viziato al cervello produce il disordine nelle facoltà mentali. Per questo alcune gazzette messicane, immesse senza dubbio nel segreto, annunciarono prematuramente tale avvelenamento alcuni giorni dopo l’imbarco di Sua Maestà da Vera Cruz per l’Europa.
E che questi sospetti non sembrano infondati lo prova che persino la stessa Augusta Inferma comprendeva nei suoi momenti di calma, che qualcosa di veramente straordinario passava nelle sue idee e che doveva trovarsi sotto la pressione di qualche agente morbifero estraneo, il quale provocava il disordine. Del pari è possibile avvertisse alcuni indizi più diretti sopra i quali la prudenza impediva che si spiegasse.
Il fatto è che sino al suo ritorno a Miramare un mistero incomprensibile circondava l’Augusta inferma. Questo mistero, fino ad oggi impenetrabile, ma che la storia senza dubbio chiarirà, lasciava trasparire di quando in quando qualche piccolo indizio che permetteva d’indurre le più tristi supposizioni. Il suicidio imprevedibile e tuttora inesplicabile di una delle dame belghe che per anni accompagnarono S.M., suicidio avvenuto nelle stanze del palazzo di Miramare circa 4 mesi fa. Alcune dichiarazioni del dott. Rield, che con frequenza veniva da Vienna per visitare l’Augusta Inferma, inducevano a dubitare che lo stato di S.M. fosse quello che apparentemente si pretendeva e che il rigido isolamento al quale è stata assoggettata per dieci mesi davano esca all’opinione pubblica alle più strane congetture. […]
L’Imperatrice, lungi dal mostrare qualche emozione violenta o un’aberrazione nelle sue idee, è rimasta perfettamente tranquilla ed oltremodo amabile con le persone che l’attorniavano. Sembrava quasi che intraprendesse questo viaggio con una vera soddisfazione.
Devo partecipare a Vostra Eccellenza che tanto nelle visite quanto per il viaggio si ha omesso il lutto, ciò dimostra che non si ha creduto ancora prudente informarla della tragica fine del suo Augusto Consorte. Tale fatto è oggetto dell’indignazione pubblica.”

Dunque non solo tali affermazioni permettono dunque di analizzare più in dettaglio la scottante querelle ma gettano inquietanti ombre sulla Corte di Miramare, dominata come si è già scritto dal conte de Bombelles il quale si oppose fino all’ultimo istante e anche con scene violente, alla partenza di Carlotta dal Castello. “Ostacoli di persone interessate, miserie vergognose, frutto di intrighi e cupidità di Corte” furono definiti i trattamenti alla povera Imperatrice nell’entourage belga.
Ma prescindendo dai velenosi articoli apparsi su giornali belgi circa un ipotetico interesse sulla ricchissima dote di Carlotta portata agli Asburgo, quale oscura ragione potrebbe essere data per quella lunga e crudele segregazione nel castelletto avvallata dall’Imperatore Francesco Giuseppe? Perché nessuno riprese quanto fu presupposto dal dott. Bolkens, autorevole scienziato e direttore del frenocomio di Gheel al quale la Corte belga affidò le successive cure di Carlotta? Si ricorda ancora che alcune gazzette americane diffusero la notizia della follia di Carlotta ben prima del suo manifestarsi e che su un clamoroso articolo pubblicato in data 1°agosto 1867 dal “Figaro” veniva riportato che da un’inchiesta svolta in Messico una certa persona al seguito dell’Imperatrice le avesse lentamente somministrato delle dosi di veleno. Il citato articolo menzionava sia il “totache” o il “toloatzin” (datura stramonium) sostanza letale ma che in piccole dosi privava della ragione, sia il terribile “Vaudoux” dagli identici effetti e del tutto inodore e insapore. Tali sostanze provocavano una grande sovraeccitazione, delle crisi violente, un rifiuto degli alimenti, un imperioso bisogno di solitudine ma soprattutto l’ossessione di essere stati avvelenati, tutti sintomi realmente poi riscontrati nella cosiddetta “malattia” della giovane Imperatrice.
Il console Garcìa Miranda avanzò dei sospetti su Amalia Stöger, la bellissima quanto stimata camerista viennese separata dal legittimo marito, che si suicidò la notte tra l’uno e il due giugno 1867, lo stesso giorno in cui l’ “Osservatore Triestino” pubblicò la notizia che l’Imperatore Massimiliano, dopo la resa di Querétaro, era stato imprigionato. Il servitore di corte Domenico Armič riferì che la donna fu trovata impiccata con otto giri di corda sulla finestra della sua stanza, contrassegnata con il numero 18, al secondo piano del castello.
La nobile letterata Aurelia Cimino Folliero de Luna (6) nel breve saggio “Massimiliano e Miramare” (Firenze, 1875) scrisse che:
Dopo la di lei morte, l’amore nascosto ad ogni vivente fu reso palese da molti residui d’indirizzi di lettere a lei dirette dal Principe, da vari oggetti nascosti con cura gelosa” lettere che comunque non furono affatto rese palesi, non solo, ma la romantica nobildonna osò aggiungere pure che il suicidio della Stöger sarebbe forse stato causato dal rimorso di aver ella stessa somministrato il veleno all’Imperatrice dopo l’impossibile liason con il biondo arciduca. In alcuni romanzi storici venne anche ipotizzato che Carlotta avesse sospettato della bellissima dama di corte per l’idea dei veleni che per gelosia femminile, essendo ben consapevole dei tradimenti del bel Massimiliano fin dagli anni in cui vennero meno i loro rapporti fisici.
Sui terrificanti effetti delle “erbe della follia” parlò con dovizia di particolari il Journal d’un missionnaire au Mexique, volumetto pubblicato a Parigi nel 1857, quindi ben sette anni prima che Massimiliano cingesse la corona di Montezuma. E l’ipotesi che all’Imperatrice Carlotta fossero stati somministrati i “poisons des Vaudoux” venne riportata in un articolo del dott. D’Auvergne sul “ Figaro” del 3 agosto 1867 a seguito di un’accurata inchiesta svolta da specialisti in Messico.

Comunque, Sebbene il console Garcìa Miranda fosse convinto che la storia avrebbe chiarito tutte le ipotesi avanzate sull’infelice Imperatrice, ancora oggi la sua triste storia è avvolta dai misteri, storia che per Carlotta continuò ancora per altri sessanta lunghissimi anni.

Note:

(4) conte E. Corti, La tragedia di un Imperatore, Mondadori, Milano 1936;

(5) Questo rapporto si trova nell’archivio del Consolato di Spagna di Trieste, ora conservato nell’ “Archivio General del Ministerio de Asuntos Exteriores” a Madrid;

(6) La Folliero de Luna fu ospite al Castello di Miramare nel 1875 in occasione del suo soggiorno nella villa di Antonio Caccia, illustre e informatissimo personaggio dell’élite triestina.

Nelle foto sopra: La Pianta del parco di Miramar siglata da Massimiliano a  Puebla; – I giardini di Miramare all’epoca di Carlotta – Il luogo dell’uccisione di Max al “Cerro de las Campanas” (foto di Aubert scattata il giorno successivo all’esecuzione conservata al Musée Royal de l’Armée, Bruxelles)