Cronache burlesche di Trieste

 

corettoVerso la metà dell’Ottocento, quando le strade notturne erano illuminate dalle flebili fiamme dei fanali a olio e percorse solo da pochi viandanti muniti di lanternino, si vociferava che dopo la mezzanotte in contrada Prandi si aggirasse un’eterea e silenziosa dama bianca in cammino verso il vecchio cimitero di San Giusto. Quando un celebre artista scritturato al Teatro Grande (1) attestò la sua esistenza le apparizioni della dama furono riportate sui giornali diventando cronaca di città per poi durare fino alla comparsa dei nuovi fanali a gas illuminante. (2) 

 

HydeIn contemporanea alla “dama bianca” non poteva mancare “l’uomo nero” che però non fuggiva alla luce diurna ma anzi si specificava che all’ora del liston passeggiasse addirittura lungo il Corso tra il fuggi-fuggi dei cittadini terrorizzati dal suo sguardo iettatore.

damaneraMa la più surreale leggenda di quei tempi riferiva la presenza di una misteriosa signora velata giunta a Trieste durante la Quaresima dell’anno 1852 e alloggiata nella Locanda Grande. Nessuno l’aveva vista ma con la celerità del telegrafo, allora appena introdotto, si diffuse la notizia che fosse una nobile gentildonna, colta, ricchissima e in cerca di marito. I numerosi pretendenti che si presentavano al suo cospetto, venivano accolti nella sua stanza dove costei, elegante e slanciata appariva nella penombra. I suoi modi erano cortesi e la sua voce angelica ma quando si toglieva dal volto il fitto velo (per alcuni un drappo di velluto nero) appariva la spaventosa faccia di un morto.
corrNaturalmente gli spasimanti fuggivano a gambe levate, alcuni sarebbero addirittura svenuti per la scale e rianimati con la Melissa dei Frati scalzi, però poi nessuno udì la loro testimonianza in quanto rimasero sempre irreperibili.

Allora un curioso quanto intraprendente giornalista deciso a scrivere un articolo sulle Cronache e a tacitare cotanti pettegolezzi, si presentò alla Locanda Grande chiedendo il permesso di fare un’intervista alla misteriosissima dama. L’albergatore ridendo a crepapelle ammise il soggiorno di una una forestiera che secondo la sua cameriera cercava marito velandosi il viso per un sua personalissima ragione specificando che queste informazioni erano state da costei confidate a uno sguattero che poi le riferì al portinaio il quale le riportò a una “tabacchina” per essere subito raccontate, con tanto di aggiunte e di ricchezza di particolari, al marito barbiere. Così, come nel tradizionale ruolo del Figaro rossiniano, non solo la notizia venne diffusa in un battibaleno ma fu pure esageratamente dettagliata e diffusa per tutte le contrade di città.
“A Trieste si fa di ogni mosca un elefante” asserì il giornalista nel suo articolo, ciononostante la signora dalla testa di un morto riapparve a più riprese a Gorizia, a Fiume e di nuovo a Trieste.

Dopo solo 2 anni dall’arrivo in città della enigmatica signora velata, lo scrittore Adalberto Thiergen (3) si ispirò alla sua storia scrivendo il tragicomico racconto “L’avventura di un barbiere triestino” dove il ruolo del Figaro concittadino era affidato a un certo signor Leone Spaccagnocchi.
Da allora la terrificante dama velata divenne una delle leggende della città che ci siamo divertiti a raccontare.

Note:
1. Non è dato sapere chi mai fosse stato
2. Dopo il 1864 quando nacque l’Officina Comunale del gas illuminante
3. Adalberto Thiergen, pseudonimo di Tito Delaberrenga, nacque nel 1822 a Landstrom in Boemia ma 2 anni dopo si trasferì a Trieste con la famiglia. A soli 18 anni iniziò a collaborare con la rivista “La Favilla” che tra il 1842/43 pubblicò tutti i suoi racconti.
Nel 1844 scrisse il romanzo popolare La Marinella, figlia del garzone gobbo dell’usuraio Falco in una storia ispirata dalla famiglia Marinellis che intorno al Cinquecento visse in un’androna di Cittavecchia.
Il romanzo non solo ebbe uno strepitoso successo ma fu rielaborato in un dramma teatrale e in un libretto d’opera musicato da Giuseppe Sinico.
In seguito Thiergen scrisse I misteri di Trieste raccolti in 4 volumetti pubblicati nel 1858, anno della sua morte.

Notizie tratte da: Riccardo Gurresch (Ricciardetto), Vecchia Trieste, Anonima Libraria Italiana, Trieste, 1930img156  

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