Archivio mensile:settembre 2016

A Trieste il primo Atlante Lunare

Nel 1895 Trieste ospitò Johann Nepomuk Krieger (1865 – 1902), un eccezionale astrofisico divenuto poi famoso in tutto il mondo.
(Foto da Enciclopedia monografica del FVG) 300px-AA_Krieger01[1]Nato in un Land della Baviera, a vent’anni vendette la birreria ereditata dal padre per trasferirsi a Monaco dedicandosi con passione agli studi di astronomia. (nota 1)
Qui si costruì un osservatorio privato fornito di un potente telescopio per scrutare la Luna dalla quale era irresistibilmente attratto. (nota 2)
Nel 1895 decise di trasferirsi a Trieste ritenendo migliore il suo clima e la visione del cielo, scegliendo un’elegante villa sul colle di San Vito ubicata in via Alice 6 (nota 2), allora piuttosto isolata dalla città ma in una posizione aperta e senza le rifrazioni dell’illuminazione pubblica.
La villa Pia Sternwarte in una foto d’epoca (da Enciclopedia Monografica del FVG)Autocertificazione 2014Progettato sulla torretta una sorta di osservatorio e installatovi il telescopio Reinfelder, iniziò a studiare la possibilità di stilare una serie di cartografie lunari con un metodo da lui stesso escogitato.
(Foto da divulgazione.uai.it)300px-AA_Krieger03[1]

Il Krieger passò così notti su notti nella specola attaccato all’oculare del rifrattore usando massime aperture e forti ingrandimenti per cogliere tutti i particolari della superficie lunare.
Scattate una serie di fotografie settoriali le stampava poi a basso contrasto per poter apporvi accurati disegni a matita e carboncino che riproducevano i particolari notati nelle visioni telescopiche.

Dopo un estenuante lavoro nel corso del 1897 riuscì a eseguire 103 disegni, l’anno successivo ne completò 458 continuando questa produttività per tutto il 1899.
Nel 1898 Krieger riuscì a pubblicarne il primo volume dell’Atlante contenente 28 tavole con un risultato esteticamente gradevole e meticoloso che fino allora non era stato raggiunto da nessun astronomo.
La speranza di completare le mappe dell’intera superficie lunare però non si avverrò e nel 1901 la sua salute, compromessa per le prolungate permanenze al freddo della specola, si aggravò a tal punto da essere costretto ad abbandonare Trieste trasferendosi nel clima mite di Sanremo.
Dopo un calvario in vari sanatori italiani Krieger morì a soli 37 anni lasciando la moglie e un figlio in tenera età.

I cento disegni delle mappe, in parte anche incompleti, vennero visionati dal professor Hugo von Seelinger poi affidati per il completamento all’astrofilo Rudolf König, vennero infine stampati nel 1912 dall’ Accademia delle Scienze di Vienna con il titolo Mond- Atlas.
Autocertificazione 2018In riconoscimento dell’importante lavoro svolto da Johann Krieger, nel 1935 la Comunità Astronomica Internazionale gli dedicò un cratere lunare con il suo nome. (nota 4)
600px-AA_Krieger08[1]Prima della sua partenza da Trieste lo stesso Krieger donò il telescopio Reinfelder all’Imperial Regio Osservatorio marittimo (nota 5) nel castelletto Basevi di via Tiepolo, oggi denominato Istituto Nazionale di Astrofisica, dove ancora oggi si trova. (nota 6)
Osservatorio%20Astronomico[1]Note:

1. Non avendo perseguito studi classici di astronomia Margherita Hack lo definì un “astrofilo” compiacendosi dei brillanti risultati da lui ottenuti;

2. Costruito dalla ditta “Reinfelder und Hertel” aveva un rifrattore con una lente da 254 mm di diametro e una lunghezza focale di 3580 mm.;

3. La villa chiamata Pia Sternwarte, dal nome della moglie di Krieger, fu costruita da Isidoro Piani nel 1892; è tuttora esistente in via Don Minzoni seppure ristrutturata e nascosta dagli alberi dei giardini circostanti;

4. Il cratere Krieger, situato a Ovest della Luna, ha un diametro di 23 km e una profondità di 1000 metri;

5. Dal 1923 denominato Regio Osservatorio Astronomico e dal 1946 Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF);

6. Il rifrattore Reinfelder fu revisionato nel 2007.

Fonti:
Margherita Hack, “Il cielo della regione” da un articolo pubblicato sull’Enciclopedia Monografica del FVG;
A. Seri, S. degli Ivanissevich, San Vito, Ed. Svevo, Trieste, 2009;
divulgazione.uai.it

Lucia Joyce

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Nonostante la nascita della piccola Lucia il 26 luglio, l’estate del 1907 fu molto tormentata per la famiglia Joyce.
Non solo il loro unico sostentamento consisteva nel modesto stipendio di James alla Berlitz School, mancandogli richieste di lezioni private e di articoli giornalistici, ma si frammisero pure dei problemi di salute.
Afflitto da dolorose febbri reumatiche e da problemi oculistici, Joyce sarà ricoverato per un mese all’Ospedale municipale e a casa ne trascorrerà un altro di convalescenza. (nota 1)
Nora stentava a riprendersi dal parto e dopo essere stata dimessa dall’ospedale con un misero sussidio di 25 corone, sofferse una serie di febbri che la costrinsero a sospendere l’allattamento della bambina.

Sfrattati un’altra volta per morosità, i Joyce furono costretti a traslocare sistemandosi in due camere ammobiliate di una vecchia palazzina del Corso. (nota 2)
La loro vita divenne così sempre più difficile tra la miseria, gli abusi alcolici di James e i malumori di Nora, eppure nonostante tutto la coppia riusciva a rimanere unita se non altro per una forte quanto reciproca attrazione sessuale che allentava i continui litigi.
Superati i problemi di salute, Joyce sarà assunto alla Scuola di Commercio Revoltella migliorando notevolmente la situazione finanziaria della famiglia.

Giorgio e Lucia intanto crescevano tra l’interesse fluttuante del padre, concentrato sui suoi scritti e le svagatezze della madre. Iscritti alla scuola Parini, la frequentarono senza risultati eccelsi ma anche senza difficoltà, anzi, si integrarono benissimo imparando talmente bene il dialetto triestino da parlarlo fluidamente.
(Nella Foto Nora con Giorgio e Lucia nel 1918)nora_kids[1]Divenuta una bellissima adolescente, seppur affetta da un leggero strabismo, Lucia iniziò ad avere delle incomprensioni con la madre e dei comportamenti stravaganti. Se le liti, le instabilità della famiglia con i continui trasferimenti di domicilio erano delle concause per il senso di provvisorietà e insicurezza non potevano essere altrettanto imputabili per i disturbi nervosi emersi negli ultimi anni trascorsi a Trieste.

Dopo la definitiva partenza dei Joyce e il trasferimento a Parigi, Lucia troverà delle forme espressive nella danza, cui si dedicò dal 1923 al 1929 per poi frequentare una scuola di disegno, abbandonata per aver deciso di scrivere un romanzo.
lucia-joyce[1]A peggiorare ulteriormente le sue condizioni psichiche fu l’infatuazione per il giovane irlandese Samuel Beckett, allora insegnante alla École Normale Supérieure e collaboratore di James Joyce per la traduzione in francese delle pagine già scritte del Finnegans Wake.
Frequentando la loro casa, Samuel si era offerto di accompagnare Lucia in teatri e ristoranti ma oltre a non esserne innamorato, si accorse della sua instabilità ormai rasente la pazzia.
Quando nel 1930 decise di interrompere i loro rapporti, la ragazza scivolò verso un punto di non ritorno. (nota 3)
Fu anche avanzata l’ipotesi, mai confermata, che si fossero aggiunti dei problemi di salute conseguenti a un aborto, comunque fu accertato che dopo la brusca rottura con Beckett Lucia si abbandonerà a una serie di relazioni promiscue. (nota 4)
La sua situazione non migliorerà nemmeno dopo il breve fidanzamento con Alec Ponisovsky, anzi, da allora alternerà momenti di catatonia a lunghe, sconclusionate affabulazioni. (nota 5)

Tormentato dai sensi di colpa James tenterà l’impossibile per prendersi cura della figlia sia occupandosene in prima persona che girando l’Europa alla ricerca di specialisti e di soluzioni alternative al ricovero.
57a816c2125a0eba4a4c163a1612246b[1]Alla fine del 1936, dopo alcuni tentativi di suicidio, Lucia sarà internata coattivamente in una casa di cura fuori Parigi, dove il padre la raggiungerà ogni settimana.
“Schizofrenica, con elementi pitiatici, catatonica, nevrotica con ciclotimia, schizofrenica” saranno le diagnosi più frequenti dei molti medici che la visiteranno. (nota 6)

Scoppiata la guerra, mal ridotto in salute e profondamente depresso, alla fine del 1940 James sarà costretto a trasferirsi a Zurigo con Nora e il figlio Giorgio con l’intenzione di trasferirvi anche Lucia.
Il 9 gennaio 1941, a poche settimane dal suo arrivo, in preda ad atroci dolori sarà operato per la perforazione di un’ulcera duodenale. Nella notte del 12 le sue condizioni precipiteranno e alle 2.15 del giorno 13 passerà dal coma alla morte.

Lucia apprenderà la notizia da un giornale e solo dopo parecchio tempo dirà a un visitatore: «Cosa sta facendo sotto terra quell’imbecille? Quando si deciderà di andarsene? Ci sta guardando tutto il tempo» (nota 7), uno sbottare che spiega molto del suo sentirsi ancora perseguitata dalla figura paterna.
In balia di una madre e un fratello che si disinteresseranno di lei (nota 8), accudita solo da un paio di amiche, Lucia sarà trasferita al St. Andrew’s Hospital di Northampton (Inghilterra).
(Nella foto l’ospedale psichiatrico)Main_Building_without_cars_and_flagpole_800x530[1]Dopo la morte avvenuta a 75 anni il 12 dicembre 1982, sarà sepolta nel cimitero della città, lontana da tutti i Joyce.
dbImage[1]NOTE:

1. Nel testo JAMES JOYCE Gli anni di Bloom il professor John McCourt avanza l’ipotesi che lo scrittore potesse essere stato afflitto dalla sifilide, il cui esordio potrebbe risalire al maggio dello stesso anno e le cui conseguenze si sarebbero manifestate con altre ricadute nel corso della vita;

2. Al primo piano del palazzetto tra il Corso e via Santa Caterina; qui James Joyce scrisse l’episodio “I Morti” dell’ Ulisse;

3. Negli anni successivi Beckett manterrà comunque un rapporto epistolare anche se discontinuo con Lucia;

4. Dal testo di C.L. Shloss, Lucia Joyce. To Dance in the Wake;
5. Ivi
6. Ivi
7. Ivi

8. Nora Barnacle morirà a Zurigo nel 1951

FONTI:

John McCourt, JAMES JOYCE Gli anni di Bloom, A.Mondadori Ed., Milano, 2004
Per le note relative al testo cit. della Shloss:
http://www.humantrainer.com/articoli/danza-drammatica-padre-figlia.html