Eugenio Scomparini

Nella foto un autoritratto (Museo Revoltella)

Lo Scomparini era un bell’uomo, alto, forte e slanciato. Era di buonissimo carattere e genialissimo.” Così l’artista triestino venne descritto dall’amico Carlo Wosty nella sua Storia del Circolo Artistico di Trieste del 1934, asserendo che “Fu sventura per lui d’essersi lasciato abbacinare dal successo locale e di essersi fermato a Trieste. In un centro artistico la sua ala avrebbe spiegato ben altro volo. Ma egli amava il quieto vivere, evitava la lotta che fortifica e sprona. Così la sua arte non fu mai vivificata da nuovi stimoli, da nuovi impulsi” scriveva con spirito polemico il Wostry, prolifico e geniale autore che propose i suoi lavori a Monaco, Vienna, Parigi e perfino agli avveniristici Set cinematografici dell’America. “Ma fu nondimeno un maestro” ammise però, confermando quanto Trieste seppe apprezzare l’allegorismo tiepolesco dello Scomparini con una rivisitazione pittorica moderna e senza precedenti dalle nostre parti (Franco Firmiani).

Nato il I° settembre 1845 da una famiglia di origini venete, Eugenio Scomparini si diplomò all’Accademia di Venezia iniziando ben presto a esporre i suoi dipinti fino a essere nominato dal Curatorio del Museo Revoltella membro della Consulta artistica. Risale al 1878 uno scenografico sipario dipinto per l’inaugurazione del Politeama Rossetti e sciaguratamente perduto durante le successive ristrutturazioni. Il Museo Revoltella ne ha conservato il bozzetto che, seppure dipinto su un acquerello di piccole dimensioni, illustra le simbologie allegoriche.

Dopo un triennale soggiorno a Roma con una borsa di studio, divenne presidente del mitico Circolo Artistico di Trieste; nel 1887 iniziò l’insegnamento del disegno alle Scuole Industriali dove formò un’intera generazione di artisti triestini: Veruda, Orell, Fiumani Parin e di moltissimi altri che si affermarono poi nel vivace ambiente cittadino di quei tempi.
Tra il 1894-95 il maestro elaborò il trittico “Navigazione, Arte, Industria” collocato dal Curatorio del Museo Revoltella accanto la Sala da pranzo del barone. La scenografica cornice in avorio, bronzo, marmo e smalto fu eseguita nel 1888 dall’ebanista milanese Daniele Lovati.

I temi iconografici furono congeniali allo Scomparini il cui slancio pittorico fu ancora più accentuato nei dipinti commissionati per il Caffè alla Stazione. Sui muri dell’ampia sala, ristrutturata nel 1897 con elaborati stucchi e arredata con raffinati mobili intagliati, furono sistemati le 8 grandi tele dedicate ai fasti del progresso rappresentato da altrettante figure femminili.
Purtroppo il frequentatissimo Caffè scomparve nel 1955.
Nella foto sottostante in basso a destra si nota un fabbro, nuovo eroe dei tempi moderni, adagiato sulla densa nuvola di fumo formata dalle ciminiere della Ferriera mentre un’allegorica Gloria dominava l’immagine dall’alto del cielo.

Il dipinto a olio su tela (m. 3,48 x 2,46) e quello di uguale misura raffigurante il Commercio, rappresentato da due figure femminili simbolo della Ricchezza e dell’Abbondanza sovrastate da Mercurio a cavallo di Pegaso, furono poi acquistate dalla Cassa di Risparmio e collocate nella sede della Sopraintendenza ai Beni Culturali di palazzo Economo (a lato di piazza Libertà).

Per il restauro del teatro Fenice, ideato dall’architetto Berlam e inaugurato il 30 settembre 1905, lo Scomparini decorò il soffitto con una rappresentazione in cui erano protagonisti attori e mimi affacciati sul grande cornicione di un proscenio circondato da bianche quinte prospettiche.
Questo splendido teatro venne in seguito completamente trasformato e tutti i decori vennero distrutti; furono conservati soltanto due bozzetti presso i Civici Musei di Storia e Arte.
Nella foto Wulz il cine-teatro Fenice

L’anno successivo il nostro instancabile artista realizzò la scena di un baccanale agreste sulla volta a crociera nella saletta antistante la Sala delle Feste di palazzo Artelli, il bell’edificio dell’attuale via dell’Università 5, firmato dall’ingegnere Giorgio Polli (e attualmente in fase di un lungo restauro).

Lo Scomparini affrescò anche la piccola chiesa in alto della collina dove fu costruito il complesso del Frenocomio Civico di Trieste, i cui progetti iniziarono nel 1877 e si protrassero con l’inaugurazione dell’ospedale nel 1908.
Ristrutturata in tempi recenti, la cappella ha conservato solamente le decorazioni sul timpano esterno al di sopra del porticato.

Nel 1911sulle pareti dell’atrio della Cassa di Risparmio fu appeso il quadro “L’Edilizia” , l’ultimo di questo nostro prolifico artista che vi raffigurò il percorso dell’uomo dalla giovinezza alla vecchiaia attraverso il lavoro, qui ispirato da un’allegorica, femminea Arte.

Sofferente di angina pectoris, il maestro Eugenio Scomparini morì il 17 marzo 1913 tra il rimpianto di tutti i suoi moltissimi allievi. La moglie Caterina Schiellin cedette un gran numero delle sue opere al museo Revoltella ancora oggi esposte nelle gallerie.

Il primo quadro di Scomparini che entrò nelle gallerie del Revoltella fu l’imponente olio su tela (m. 2,36 x 1,53) “Margherita Gautier” l’emanciata dama dalle camelie ormai sfiorite:

L’altera dama dal frusciante abito bianco:

Una drammatica “Sofonisba” avvelenatasi con il veleno per non essere ceduta ai Romani come preda di guerra del vincitore Scipione: Fonti:

Comune di Trieste, Eugenio Scomparini, Litografia Moderna, Trieste, 1984;                                                                                                                                       Laura Ruaro Loseri, Ritratti a Trieste, Editalia, Roma, 1993;                                     Carlo Wostry, Storia del Circolo Artistico di Trieste, Edizioni Svevo, Trieste, 1991.

 

Un pensiero su “Eugenio Scomparini

  1. salvatore Cicala

    Che dire se non complimentarsi con la signora Caterina Schiellin,benefattrice!Grazie di cuore per tali magnifiche opere d’arte .

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